LA SUPERFICIALIZZAZIONE

di Dino Panigra

A scuola ho avuto un professore estroso che ogni tanto “usciva dal seminato”. Un giorno ci disse distrattamente che noi giovani davamo troppa importanza all’aspetto fisico e, vedendo che alcuni sorridevano ironicamente, se ne uscì con una domanda imprevista, rivolta a tutti: “Non mi rispondete, ma chiedete a voi stessi: vostra madre è bella o brutta?”
Francamente nessuno di noi si era posto il problema in questi termini brutali. Infatti accogliemmo il quesito con un silenzio imbarazzato. Eravamo spiazzati. Ma il professore proseguì:
– Sapete perché la domanda vi sorprende? Perché la prima risposta che vi viene in mente è un semplice: “Mia madre è mia madre. Che senso ha chiederci se è bella o brutta?” In altri termini, riguardo alla persona più importante per la vostra vita non vi ponete il problema del suo aspetto, ma quello della sua personalità, del vostro rapporto con lei, della gratitudine che le dovete e delle cose che non sopportate in lei. Per voi vostra madre è una persona, non un oggetto bello o brutto da guardare. E perché pensate che dopo dieci anni di matrimonio guarderete in modo diverso il o la vostra partner? Il vostro matrimonio non sarà felice o infelice secondo il grado di bellezza del vostro coniuge, ma secondo il vostro grado di accordo, secondo la stima che ne avrete, secondo la sintonizzazione delle vostre personalità. La vostra è l’età della riproduzione, e dunque guardate in primo luogo all’apparenza, perché questo è il messaggio eugenetico della specie. Ma poi c’è il resto della vita”.
A dire il vero non parlò di “messaggio eugenetico della specie”, perché nessuno di noi avrebbe capito che significava, lo scrivo oggi io per essere breve. Allora noi rimanemmo più perplessi che persuasi, ma oggi, da adulto, non solo penso che avesse ragione, ma forse anche più di quanto pensasse lui stesso. Perché da allora è peggiorata la tendenza “visiva” della nostra specie.
Anche qui bisogna spiegarsi. Essendo noi una specie carnivora e cacciatrice, il nostro principale organo di senso sono gli occhi. Non l’odorato, come per gli orsi, e neppure l’udito, come per tanti animali, ma gli occhi, come per i felini. Ecco perché tra una pagina con metà testo scritto e metà occupata da una fotografia, guardiamo innanzi tutto la fotografia. Tuttavia col linguaggio la nostra specie è diventata “intellettuale”: non con la vista, dunque, ma innanzi tutto con le orecchie, col dialogo, con l’insegnamento. Infine è divenuta “intellettuale e colta” con quella scrittura che ha messo a disposizione dei nuovi venuti sulla Terra tutto ciò che l’umanità ha imparato prima che loro nascessero. Così, finché l’umanità ha avuto soltanto la parola, il libro, e infine la radio, la società ha parlato soprattutto al nostro cervello.
Ma tutto ciò è finito con la televisione. La televisione ci presenta immagini e le immagini prevalgono sul messaggio intellettuale. Una cantante brutta e grassa, anche se avesse una voce d’angelo, in televisione non ha una chance. Un intellettuale dall’aspetto sgradevole suona meno convincente di un intellettuale giovane, bello e ben vestito. Moltissimi, se Giorgia Meloni si presentasse in televisione coi capelli neri e annunciando che vuole introdurre la nomina a vita del Presidente della Repubblica, noterebbero in primo luogo la novità creata dal parrucchiere. Non ce lo possiamo nemmeno rimproverare, siamo una specie “visiva” e non possiamo farci nulla.
Purtroppo il risultato generale è una progressiva “superficializzazione” della società. Non è più questione di scuola decaduta, di linguaggio sciatto e non raramente sgrammaticato: è soprattutto un’estraniazione dalla storia, dalla riflessione, dall’atteggiamento critico. In una parola dalla cultura adulta. La civiltà dell’immagine ci ha quasi trasformati in bambini dell’asilo incantanti dalla pallina rossa che il clown si è messa sul naso.

LA SUPERFICIALIZZAZIONEultima modifica: 2023-05-14T11:51:18+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo