LA CHIAVE DI LETTURA

Per giorni siamo vissuti nel segno di Evgeny Prigozhin. Come può permettersi, un russo, di trattare come lui ha trattato Sergej Shoigu e Valerij Gerasimov? In Russia se un tuo sospiro viene interpretato come una critica alla guerra, ti mandano in galera e buttano via la chiave. Come si possono trattare i vertici militari e della politica peggio di come un borghese oserebbe mai trattare la sua serva? Comunque – da persone normali – abbiamo pensato che – dopo quello sfogo volgare e coprolalico – non si potesse certo ricucire il rapporto fra Prigozhin e il Cremlino. Nessuna persona con un minimo di dignità sopporterebbe quegli insulti, e a quel punto l’alternativa sarebbe soltanto fra la punizione del colpevole e le proprie dimissioni, se non si fosse sostenuti da “chi è ancora più in alto”. Ora finalmente abbiamo una chiave di lettura.
Se prima siamo stati disorientati, ed abbiamo sbagliato in molti, è stato perché abbiamo ragionato da occidentali, da uomini liberi dotati di una dignità. Abbiamo dimenticato che abbiamo di avere a che fare con la Russia e con la sua mentalità. Abbiamo dimenticato che Andrej Gromyko fu così a lungo Ministro degli Esteri di Stalin perché, come disse uno che sapeva il fatto suo, “Se Stalin gli dice di sedersi sulla stufa ardente Gromyko ci si siede e non si rialza finché Stalin non gli dice di alzarsi”.
Nella dittatura alla russa, come in tutte le vere dittature, c’è un solo uomo libero: il Padrone. Tutti gli altri non soltanto sono tenuti all’obbedienza, ma questa si spinge fino a diver rinunciare alla propria dignità. Hai fatto una cosa che è dispiaciuta al Capo? Puoi chiedere perdono e può darsi che tu l’ottenga. Puoi dimetterti ma, se il Capo non è d’accordo, rimani al tuo posto anche se non vorresti. E tieni il becco chiuso. Ma non basta: se il Capo vuole che tu chieda scusa a chi ti ha offeso, gli chiedi scusa e basta. E ricordati che potrebbe anche farti uccidere con una semplice telefonata.
La chiave interpretativa di tutto quanto è successo è una e soltanto una: il silenzio di Vladimir Putin. Putin è scontento dell’attuale conduzione della guerra in Ucraina e dei risultati conseguiti – o meglio non conseguiti – negli ultimi mesi. Dunque o Prigozhin ha parlato come pupazzo in pugno al ventriloquo, oppure ha parlato come ha parlato perché contava realmente di lasciare il fronte insieme con tutti i suoi uomini. Comunque Putin è saltato sull’occasione per fare una storica lavata di capo al suo Ministro della Difesa e al Capo di Stato Maggiore. Una lavata di capo? Forse il contrario: Prigozhin li ha ricoperti di merda e Putin gli ha imposto di non ripulirsi.
E così finalmente abbiamo capito che cosa è successo. È evidente che nessun Ministro della Difesa e nessun Capo di Stato Maggiore lascerebbero i soldati al fronte senza munizioni o con munizioni insufficienti. Dunque, probabilmente, le munizioni ci sono e ci sono sempre state. E questo anche perché l’industria bellica è l’unica che funziona in Russia; prova ne sia che esporta. Oppure ci sono state effettivamente gravi falle nella logistica ma in questo caso la catena di comando è così lunga che gli eventuali colpevoli sono tanto numerosi che è difficile individuarli. Gogol ci ha già spiegato nel secolo scorso che la macchina dello Stato russa non è certo un modello. Sicché “punire” il Ministro della Difesa e il Capo di Stato Maggiore diviene un atto simbolico, una semplice reprimenda per “responsabilità oggettiva”, ben sapendo che neanche gli altri avrebbero fatto meglio di loro.
Ma anche nel caso della responsabilità oggettiva la logica (occidentale) vorrebbe che fossero rimossi dall’incarico. E invece sono ancora lì. Forse è successo questo. Prigozhin si è veramente trovato a corto di munizioni, vista la violenza della battaglia, ma il problema è stato locale, non generale. E Putin ha approfittato del fatto che il capo del Gruppo Wagner era fuori della grazia di Dio – fino a trattare a pesci (e peggio) in faccia i supremi capi – per dare soddisfazione all’imbavagliata opinione pubblica.
La realtà sottostante, molto più importante della rissa da cortile messa in scena da Prigozhin, è che le cose vanno male, in Ucraina, e il popolo aveva bisogno di essere rincuorato. Putin gli ha offerto, quanto meno momentaneamente, due capri espiatori “formali”.

LA CHIAVE DI LETTURAultima modifica: 2023-05-09T09:25:30+02:00da gianni.pardo
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