UNA RIFORMA GIUSTA

proposta dalla persona sbagliata

Gli israeliani hanno ragione di manifestare contro il Governo? E qual è la materia del contendere? Che cosa ne può pensare uno straniero che vive lontano da Israele?
Quando si tratta di ciò che accade in un Paese straniero, bisognerebbe andare molto cauti. Di solito non si dispone di dati sufficienti e si è per giunta influenzati dalla mentalità di sinistra che impera in molti Stati occidentali. Quando frequentavo la Francia ho potuto notare che il giudizio su Berlusconi, di cui il francese medio non sapeva assolutamente nulla, era appiattito su quello sprezzante e non raramente calunnioso della sinistra. Anche persone di cui stimavo l’intelligenza e l’onestà cadevano in questo tranello, perché non disponevano di altre fonti. E dunque ho imparato a diffidare del mio giudizio, riguardo alle altre nazioni. Ammesso che mi si chieda se, essendo americano, la prossima volta voterei per Biden o per Trump, oggi risponderei che non lo so. E se avessi un’opinione temerei di essere stato manipolato. “Se fossi americano e vivessi in America, invece, avrei la mia idea. Ma vivo in Italia e dunque posso soltanto dirvi che non voterei mai per Schlein. Neanche se prima avessi votato per il Pd”.
Oggi il caso urticante è quello di Israele dove si hanno manifestazioni tali che, proporzionalmente, in Italia dovrebbero coinvolgere da cinque a dieci milioni di manifestanti. Una così grande massa di persone può avere torto? Certamente sì. Ma ha torto nel caso specifico? Vediamo che cosa ne sappiamo.
A quanto pare, il nocciolo della questione è il seguente. Benjamin Netanyahu vuole impedire che la Corte Suprema indaghi sul Primo Ministro e possa sostanzialmente destituirlo, dichiarandolo “non adatto”. Il popolo si oppone, perché il Primo Ministro indagato è proprio Netanyahu e la sinistra sarebbe tanto lieta di vederlo destituire (con la vecchia legge) quanto scontenta di vederlo sfuggire al potere dei magistrati (con la nuova). Infatti secondo i termini della riforma un premier può essere rimosso solo per impedimento fisico o mentale, e comunque con l’approvazione del 75% del suo esecutivo o, in ultima istanza, dalla Knesset (Parlamento). Non per un giudizio della Corte Suprema.
A naso si direbbe che la riforma sia necessaria, dal momento che corrisponde esattamente al principio della separazione dei poteri. Così come l’autorevolezza della Corte Suprema, in materia di diritto, non può e non deve essere messa in discussione, l’esercizio del supremo potere politico (il cambio di Primo Ministro) non può in nessun caso essere affidato ad un organo giuridico. Sia perché la politica è cosa diversa dal diritto, sia perché chi è competente in diritto (materia neutra) non per questo non ha le sue idee politiche (materia di parte). In una democrazia equilibrata i giudizi politici li deve dare in definitiva il popolo, non le toghe.
Dunque c’è il sospetto (che in Italia non meraviglierebbe nessuno) che la protesta sia organizzata dalle sinistre, a prescindere dalla materia del contendere e per pure ragioni di parte. Per andare contro un governo di destra. Ma, anche riconosciuto ciò, bisogna ammettere che “una legge giusta e che mi conviene” a me pare “soprattutto giusta”, mentre i miei nemici la vedono soltanto come “una legge che mi conviene”.
In sintesi, forse in Israele si discute una riforma giusta proposta dalla persona sbagliata. Ed io personalmente penso che bisognerebbe guardare più alla legge che alla persona. Infatti i manifestanti lottano contro un vantaggio di Netanyahu, ma fra qualche mese o qualche anno il Primo Ministro potrebbe essere di sinistra, la Corte Suprema di destra, e quel Primo Ministro potrebbe essere rimosso soltanto perché non piace alla destra.
Questo è uno dei massimi difetti della democrazia. Quando si parla di una nuova legge, la gente non guarda alla storia, al diritto, alle guarentigie e alla ratio legis, guarda al caso particolare che ha condotto alla sua introduzione. Ed è così che poi si trova a soffrire dell’applicazione delle norme che essa stessa ha voluto.
Alla facoltà di giurisprudenza si impara che le leggi, per essere approvate, a parte ovviamente la costituzionalità, devono essere “generali, astratte e nuove”. Nuove significa che rappresentino una novità. Se la legge esiste già, inutile introdurne un doppione: esempio italiano, l’“omicidio stradale”. Generali ed astratte significa che non devono riguardare né un caso specifico (ecco perché astratte) né essere a favore o contro qualcuno (ecco perché generali). Per conseguenza non bisogna pensare al piacere o al dispiacere per le conseguenze che la nuova legge avrà per qualcuno che conosciamo; per esempio nel caso di una nuova legge in materia penale dobbiamo chiederci, che cosa ne penseremmo se fossimo noi il colpevole o la vittima.
Ma forse è chiedere troppo. Gli uomini sono miopi e si schierano secondo il sentimento del momento, fino a scendere in piazza contro i propri interessi, come i giovani in Francia. Costoro scioperano contro la loro propria pensione (il giorno in cui avessero il diritto di riceverla), e a favore di lavoratori che, pur potendo ancora guadagnarsi il pane e il companatico, vorrebbero essere nutriti e accuditi dai lavoratori più giovani. Gli stessi che oggi scendono in piazza, soltanto per andare contro Macron. Contenti loro.

UNA RIFORMA GIUSTAultima modifica: 2023-03-28T15:28:19+02:00da gianni.pardo
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