PROCESSO PER COVID

La procura della Repubblica di Bergamo ha rinviato a giudizio diciannove persone, fra politici e tecnici, a cominciare dall’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che – lo confesso – non porto nel mio cuore. Tutti questi signori sono accusati di omicidio colposo, epidemia colposa, rifiuto di atti d’ufficio, lesioni colpose e falso. Che dire? Già non fanno storia ma soltanto “verità giudiziaria” le sentenze, figurarsi le accuse di una Procura della Repubblica. Ma c’è qualcosa di più, che fu giustamente ricordato quando ad essere accusato fu Matteo Salvini.
Se un politico si appropria di denaro dello Stato per farsi ristrutturare la villa o per far vivere nel lusso la sua amante, è giusto che paghi col carcere. Se invece vara un provvedimento come il bonus del 110%, non si dovrebbe mai accusarlo. Anche se con le spese per la villa o l’amante ha provocato allo Stato un danno di trecentomila euro e col Superbonus un danno di circa cento miliardi. Perché nel primo caso si tratta di un peculato che soltanto l’interesse privato motiva, nel secondo caso di una scelta politica. Per l’interesse privato la sanzione la impone l’autorità giudiziaria, per la scelta politica la impone il Parlamento, non approvando la norma; o l’elettorato, alle prime elezioni, mandando a casa quella maggioranza. O infine la storia.
La magistratura – in base al principio della separazione dei poteri – non dovrebbe mai “metterci becco”. La politica è fatta di scelte e si presume che ciascuno adotti la migliore per il bene della nazione. Se poi sbaglia, ebbene, chi è che non sbaglia? Sbagliamo tutti, anche per quanto riguarda il nostro personale bene. Diversamente non ci pentiremmo mai di nulla.
Fra l’altro le scelte politiche riguardano il futuro e il futuro, essendo inconoscibile, costituisce un’alea che può frustrare qualunque progetto. Il piano poteva essere perfetto, tenendo conto dei dati a disposizione sul momento, e poi essere sconvolto da dati che sono emersi successivamente. Non si può condannare qualcuno per non avere previsto il futuro.
Comunque bisogna abbandonare la mentalità giuridica per così dire “privatistica”, quella di chi ha come Stella Polare il codice, modello “fiat iustitia et pereat mundus”, si applichi la legge e caschi pure il mondo. Se una battaglia si può vincere attuando una diversione, e cioè mandando allo sbaraglio una parte dell’esercito per ingannare il nemico riguardo al vero obiettivo, dal momento che quei soldati vanno incontro a morte pressoché certa, tecnicamente potremmo parlare di omicidio di massa premeditato. In realtà, se poi si vince la battaglia, bisognerà decorare i supremi ufficiali. La condotta di un esercito non si giudica col codice penale. Va condannato soltanto chi uccide senza ragione – e allora anche se si tratta di nemici – non chi cerca di vincere una guerra con tutti i mezzi a disposizione.
Analogo discorso vale per i tecnici. La medicina non è una scienza esatta, con risultati sempre a sì o no. A volte si tenta di fare del proprio meglio, ed è la ragione per la quale bisogna pagare anche il medico il cui cliente è morto. Come diceva un grande medico del Cinquecento, Ambroise Paré: “Io l’ho curato, Dio lo ha guarito”. Anche i medici, in questa occasione, hanno probabilmente brancolato nel buio, di fronte ad una novità dalle caratteristiche ignote, ed hanno fatto del loro meglio: quand’anche poi il risultato sia stato il peggio. In questo caso anche le loro scelte sono state “politiche”. Per esempio (invento) aver fatto prevalere l’interesse a non allarmare inutilmente il Paese di contro alla necessità di proteggerlo da un’eventuale epidemia. Le cose sono andate male, ma sarebbero potute andare bene, e allora li avremmo lodati.
Un unico “caveat”: non bisogna nemmeno esagerare nella direzione opposta. Tanto è stupida la caccia alle streghe, o il pregiudizio che, qualunque cosa di negativo accada, “ci deve essere un colpevole”, altrettanto stupido sarebbe l’inamovibile pregiudizio dell’innocenza. Meglio decidere dopo avere esaminato attentamente la fattispecie e la documentazione di cui si dispone. Nel caso italiano il guaio però è che quando si avvia questa indagine, che pure potrebbe essere doverosa, il danno inferto ai possibili colpevoli (ma possibili innocenti) è senza rimedio. Da un lato non si può assolvere senza indagine, dall’altro non si può indagare senza che la pubblica opinione (spietata e spesso faziosa) lo sappia.
Per tutte queste ragioni apprendo la notizia del futuro processo senza nessuna gioia. Gli unici di cui – colpevoli o innocenti che siano – non avrei pietà, sono gli sciacalli che in casi analoghi hanno gongolato. Coloro che hanno calcato le mani sulle accuse, dandole per certe e indicando alla pubblica esecrazione i reprobi. Di pietà e perdono abbiamo bisogno tutti e gli unici che ne sono immeritevoli sono coloro che in casi analoghi hanno mancato di pietà e perdono.

PROCESSO PER COVIDultima modifica: 2023-03-07T09:38:22+01:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “PROCESSO PER COVID

  1. Riscriviamo l’art. 1 della Costituzione:
    L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro dei magistrati. La sovranità appartiene alla magistratura, che la esercita nelle forme e nei limiti della propria interpretazione della Costituzione.

  2. Concordo. Anche se nel caso di Conte, mi risulta più difficile rispetto a casi analoghi sostenere la legittimità sempre e comunque della scelta politica.
    Il decreto che istituiva lo stato di emergenza per il Covid è datato 31 dicembre 2015, il cosiddetto paziente zero a Codogno è emerso attorno al 20 febbraio, giorno più giorno meno: quasi due mesi nei quali il governo non ha fatto assolutamente nulla, nemmeno comprare delle scorte di dispositivi di protezione, che di certo non avrebbero mandato in rovina le finanze pubbliche.
    Per settimane e settimane abbiamo visto medici ed infermieri affrontare il Covid a mani nude, riciclando per giorni mascherine e guanti che avrebbero dovuto essere monouso. Forse il governo in quei due mesi precedenti era stato troppo impegnato a inventare bonus per comprare voti?
    E vedere lo stesso Conte tronfio in televisione che si vantava dei risultati ottenuti con la sua (da sottolineare sua) lotta al Covid?
    Quantomeno l’istinto di applaudire i magistrati questa volta viene.

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