MENTONO, IN RUSSIA?

Mi permetto di riportare un articolo di Andrea Romano, parlamentare del Partito Democratico, comparso oggi sul giornale “La Repubblica”, per rispondere indirettamente a coloro che mi hanno accusato di insultare la Russia, quando ho detto che da quelle parti impera la bugia più smaccata. Vediamo come i miei accusatori (e le mie gentili accusatrici) rispondono all’articolo di uno come Andrea Romano che io ho così spesso trovato “comunista nell’anima”, vedendolo in televisione.
G.P.
04/02/23, 11:16
La Repubblica – Andrea Romano – 04/02/2023 pg. 30 ed. Nazionale
Putin e il mito della Russia sola contro tutti + IB
storia e propaganda Cultura
Stalin inventò la Grande Guerra Patriottica dove Mosca era l’unica a combattere il nazismo. Ora il regime alimenta questa menzogna L’aggressione militare a Kiev ha esasperato l’opera di falsificazione ad opera del Cremlino
L’ ultimo inganno del Cremlino è l’invenzione di una Seconda guerra mondiale che non c’è mai stata, almeno per come la racconta la propaganda del regime. Nella celebrazione dell’ottantesimo anniversario della vittoria di Stalingrado, giovedì a Volgograd, Putin ha rilanciato l’equiparazione tra l’aggressione russa all’Ucraina e la resistenza sovietica all’invasione hitleriana. Come aveva fatto pochi giorni prima Dmitrij Medvedev, nel solito ruolo di avanguardista del putinismo: «i paesi dell’Europa occidentale, insieme ai nazisti ucraini, sono gli eredi diretti di coloro che in passato hanno dichiarato guerra alla Russia. Ma il nostro paese ha sconfitto sia Napoleone sia Hitler. E anche questa è diventata per noi una Guerra Patriottica: vinceremo anche stavolta, com’è accaduto nel 1812 e nel 1945». Un’equiparazione che non sta in piedi, se non nel mondo capovolto della propaganda del Cremlino. Ma non è la prima volta che il regime putiniano ricorre alla distorsione della storia per giustificarsi, come accadeva in epoca sovietica. Se l’Urss si reggeva anche su un racconto pubblico dove la “linea di partito” pretendeva la sottomissione della storiografia, che costruiva narrazioni ufficiali di sostegno alle decisioni dello Stato, è ormai da anni che il nuovo regime ha investito sulla storia come strumento ideologico. È del 2009, ad esempio, la creazione della “Commissione presidenziale per il contrasto ai tentativi di falsificazione della storia che danneggino gli interessi della Russia”, poi trasformata in “Società russa di storia militare” e affidata a quel Sergej Narishkin che oggi dirige lo spionaggio estero e che si è dedicato con impegno alla vigilanza sulla storiografia. Una vigilanza fatta anche di controllo sui manuali per l’insegnamento scolastico («Non è normale che vi siano sessantacinque manuali di storia diversi – dichiarò Putin nell’aprile del 2013 – perché la storia insegnata a scuola deve esprimere una prospettiva unitaria e un punto di vista ufficiale»), di chiusura di quegli archivi che erano stati aperti nel corso degli anni Novanta e di repressione delle associazioni e degli studiosi che hanno tentato di preservare l’autonomia della ricerca. Tra gli episodi più eclatanti sono da ricordare la messa al bando di Memoria! o la persecuzione scatenata contro Jurij Dmitriev e Sergej Koltyrin, studiosi indipendenti del “grande terrore” staliniano ed entrambi vittime di processi-farsa costruiti su accuse di pedofilia. Se Putin si è proclamato “storico in capo” (titolo di un saggio dello storico francese Nicholas Werth, Poutine Historien en Chef, pubblicato alcune settimane fa da Gallimard), l’architrave della storia di regime rimane come in epoca sovietica la Grande Guerra Patriottica, la partecipazione dell’Urss al secondo conflitto mondiale. Il paradosso del putinismo è che la manipolazione politica su cui si è tradizionalmente retto il mito della Grande Guerra Patriottica ha raggiunto livelli di falsificazione persino maggiori di quelli sovietici. La denuncia dei catastrofici errori di valutazione compiuti da Stalin e dai vertici sovietici alla vigilia dell’attacco hitleriano, ad esempio, era già venuta negli anni del disgelo kruscioviano. E nel corso della perestrojka la discussione pubblica sulla storia della seconda guerra mondiale – promossa dallo stesso Gorbaciov – aveva messo al centro le sofferenze di tutto il popolo sovietico, spesso rappresentato come vittima delle inefficienze e della disumanità dello stalinismo. Putin ha di fatto eliminato dal mito della Grande Guerra Patriottica ogni increspatura che potesse contraddire la monolitica continuità tra passato zarista, periodo sovietico e presente su cui si regge il racconto del regime. Va da sé che l’attacco a Kiev, preceduto pochi giorni prima da un discorso di Putin dove si contestava la legittimità storica dell’Ucraina indipendente, ha esasperato l’opera di falsificazione del passato. A colpire non è solo il capovolgimento di senso che si legge nell’accostamento tra l’aggressione russa all’Ucraina e la difesa sovietica dall’aggressione hitleriana, ma anche la descrizione della Grande Guerra Patriottica come un’impresa condotta dall’Urss in solitudine e contro l’Occidente. Non è indispensabile essere storici di professione per ricordare che la sconfitta della Germania nazista fu resa possibile anche dalla creazione della vasta alleanza anti-hitleriana, tra l’altro perseguita con grande determinazione da Mosca. Così come lo sforzo bellico sovietico fu largamente sostenuto dall’importazione di armamenti e materiali garantita dagli Stati Uniti grazie al “Land Lease Aci”, la legge “Affitti e prestiti” voluta da Roosevelt nel 1941, che per l’Urss significò l’arrivo di migliaia di aerei da combattimento, carri armati, camion e veicoli militari oltre a milioni di tonnellate di cibo e attrezzature: forniture occidentali che sfidavano gli attacchi tedeschi lungo le coste scandinave fino a Murmansk o attraverso il Mar Bianco fino al porto di Archangel’sk, che raggiungevano l’Asia centrale sovietica dall’Iran o che dall’Alaska superavano direttamente lo stretto di Bering. L’esatto contrario dell’isolamento rivendicato dalla mitologia imperiale di Putin, per giustificare una guerra di aggressione voluta e condotta da un regime che ha condannato la Russia a una catastrofica solitudine.

MENTONO, IN RUSSIA?ultima modifica: 2023-02-04T11:39:50+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “MENTONO, IN RUSSIA?

  1. Marino, temo il suo senso dell’umorismo possa essere migliorato.
    Nessuno dice che all’Ovest i media dicano in coro e sempre la verità. La grande differenza è che le nostre bugie di solito sono di dimensioni minori e, soprattutto è permesso dire che sono bugie.
    Le fornisco una dimostrazione di bugia italiana, grande quasi quanto quelle russe: l’idea corrente che i partigiani abbiano vinto sulla Germania e che l’Italia abbia vinto la Seconda Guerra Mondiale. Ma queste baggianate lei non le troverà mai su un serio libro di storia. Mentre le bugie russe Putin le sta imponendo alla Russia, rendendole perfino obbligatorie nelle scuole. Se lei non vuole vedere queste cose, non vuole vedere un elefante nel corridoio. Ma all’Ovest abbiamo anche la libertà di strizzare gli occhi.
    Si accomodi.

  2. “land lease aci”. mi chiedo cosa ne abbia capito chi l’ha scritto (deh vieni oh chatgpt).

    quanto al merito, manca l’altro corno: i russi mentono, mentre tutti gli altri dicono la verità. così fa più ridere.

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