IL M5S NELLA STORIA ITALIANA

Il M5S, nella storia, rappresenterà uno dei tanti momenti di follia dell’umanità: come la Crociata dei Bambini, il fanatismo di Girolamo Savonarola, la rivolta di Masaniello, o i deliri di Hitler nel 1945. Per fortuna, come sappiamo, quando la tragedia si ripete, si ripete spesso in forma di farsa. E infatti il Movimento non ha fatto tutti i danni che avrebbe potuto fare. La nostra Italietta che aveva resistito all’alto tradimento del Partito Comunista Italiano, alla Mafia e alle Brigate Rosse, per il M5S si è limitata ad aspettare che il temporale si placasse.
Alle origini di questo fenomeno c’è un comico e un comico è assiomaticamente assolto per tutto ciò che può dire. Infatti l’esagerazione, la caricatura, la superficialità, il sarcasmo e perfino la calunnia sono i suoi ferri del mestiere. Ma l’esimente di parlare “ioci causa” (cioè per scherzare) esige che non si prenda mai sul serio ciò che egli dice. E questo non sempre è facile. Il rapporto tra comicità e morale è infatti più stretto di quanto non si pensi. Come direbbe Freud, non raramente si ride per non confessarsi, e non confessare agli altri, che è stato detto proprio ciò che si pensa. Ecco perché la comicità prende così spesso a bersaglio istituzioni venerande o autorità indiscutibili: perché la comicità è un alibi, la valvola di sfogo per rancori accumulati e taciuti. L’umorismo è lo stratagemma sociale per dire la verità quando la verità è sgradevole o vietata. Nietzsche scrive cose tremende, che forse non avremmo osato pensare (del resto lui stesso ha chiesto: “Fin dove osi pensare?”) e il comico, in questo senso, è il Nietzsche dei meno coraggiosi.
La comicità poggia su un terreno scivoloso. Già i romani si accorsero del collegamento fra serio e faceto quando affermarono che la commedia “castigat ridendo mores”, stigmatizza ridendo i difetti della società: il modo è farsesco, la sostanza è seria. Sicché il moralismo è la tentazione sostanziale di tutti i comici. Tanto che il nostro Beppe Grillo, a forza di gridare improperi, ha creduto di essere un moralista e un politico. Diceva cose superficiali, eccessive, semplicistiche, e un pubblico di allocchi lo ha preso per un profeta. Dimostrava un pensiero frammentario, disorganizzato e incoerente, e tuttavia una massa di persone dal pensiero simile al suo si è messa a seguirlo come fosse il Pifferaio di Hamlin.
Come è noto, il programma politico di Grillo si riassume in una parola: “Vaffanculo”. Fino a mettere in rosso la “V” di Mo“V”imento, sul simbolo. Purtroppo il gentile invito non ha contenuto: è soltanto un concentrato di rancore. Ed ecco perché, una volta arrivato in Parlamento, quel partito ha dichiarato di non essere né di destra né di sinistra: infatti era contro l’esistente e a favore del non esistente. Purtroppo al partito di maggioranza relativa alla fine non si può non chiedere: “Va bene, vaffanculo, ma qual è la parte propositiva?” E qui il M5S ha definitivamente inciampato.
Non avendo un programma, è subito entrato in contraddizione con sé stesso. Cosa del resto facilissima. Ha remore ad entrare in contraddizione con sé stesso qualcuno che è qualcuno. Ma se non è nessuno, che problemi potrebbe avere? Così il Movimento – brulicante di idealisti – si è dato come Stella Polare la paga di parlamentare. E dopo avere proclamato che non si sarebbe alleato con nessuno (fino ad umiliare in televisione il gentile Bersani), si è alleato con tutti: con la Lega, col Pd, con Draghi, col diavolo e con l’acqua santa. Purché nessuno fosse rimandato a casa a cercarsi un lavoro.
Un simile partito ha fortuna solo se rimane all’opposizione. Dall’opposizione è facile coltivare l’utopia, chiedere la Luna, e cavalcare la più insensata demagogia. Mentre andando al potere si rischia soltanto di commettere errori. E infatti i Cinque Stelle possono fregiarsi dell’abolizione della prescrizione nel processo penale. Di un Reddito di Cittadinanza senza le opportune cautele che è anche diventato la mangiatoia di nullafacenti, truffatori e mafiosi. Essi hanno anche ridotto il numero dei parlamentari (con la codarda partecipazione del Pd) senza riformare i collegi e senza votare una nuova legge elettorale. Ma per pesare i suoi rappresentanti basta ricordare che una di loro è arrivata a proporre, per risolvere il problema dell’Ilva di Taranto, di trasformarla in una “fabbrica ecologica”, di cozze o qualcosa del genere.
Il Movimento non ha avuto idee, ma qualche volta ne ha avuto di sbagliate. Come dare il primo posto alla paga di parlamentare. Prova ne sia che odiava il governo (qualunque governo) e l’avrebbe volentieri mandato a casa, se non avesse temuto la fine della legislatura, cosa che avrebbe annichilito la Stella Polare. Così, prima di far cadere il governo Draghi, ha calcolato al millimetro l’acquisizione della pensione da parlamentari, fino alla certezza di non perderla. Infatti si è votato il 25 settembre 2022 e il diritto alla pensione è scattato non so più se il 23 o il 24 settembre. I cavalieri dell’ideale hanno odiato tutto e tutti, ma non il reddito mensile.
Quando è caduto il governo ho dato per morto il M5S e mi sono sbagliato. Era morto il M5S ma non erano morti i suoi elettori: quello strato della popolazione che venera la parola “gratis” e vive il disagio di una realtà in cui nei fiumi non scorre latte e miele ma solo acqua. Così Giuseppe Conte, un demagogo disposto nel proprio personale interesse ad agitare qualunque bandiera, ha agitato quella del vivere senza lavorare, ed ha creato con successo il Partito di Conte. Cui predìco un glorioso futuro di rumore di disturbo.
grifpardo@gmail.com

IL M5S NELLA STORIA ITALIANAultima modifica: 2023-01-22T16:14:14+01:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IL M5S NELLA STORIA ITALIANA

  1. Fabrizio non conoscevo questa sua dichiarazione,
    comunque fosse per me
    mi manterrei al di fuori delle parti,
    e avrei dalla mia la Costituzione
    che ripudia la guerra

  2. Certo, Conte sta facendo la cosa buona con una “motivazione” che solo lui con la sua faccia potrebbe esprimere:
    “I progressi delle forze ucraine sono un’ottima notizia e dimostrano che Kiev – grazie all’enorme afflusso di armi dall’Europa e dagli Stati Uniti – è in grado di respingere l’invasore russo. Per questo abbiamo acconsentito agli aiuti. Adesso la priorità è la pace”.
    In pratica è come se lo Stato concedesse la scorta ad una persona minacciata di morte dalla mafia e dopo qualche mese gliela togliesse dicendo: lo abbiamo protetto, ora può bastare così.
    E c’è ancora gente che dà credito a questo soggetto…

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