IL RITORNO DELLA NECESSITA’

Quando in passato ho scritto che il problema del Pd non era marginale ma essenziale (nel senso che non sapeva più quale fosse la sua essenza) mi sono sentito un originale e quasi un eretico. Recentemente invece ho letto tanti di quegli articoli che dicevano la stessa cosa che ho compreso di avere detto una banalità. E per giunta questa banalità va oltre il Pd, dal momento che la crisi riguarda tutti i partiti.
Un tempo c’era il partito da una parte e il suo programma dall’altra. Un programma congiunturale su una base ideologica. Oggi invece sembra che il quesito sia: in che senso questo partito è diverso dagli altri? Di alcuni si dice che hanno tradito la loro natura, ma sappiamo almeno qual era? Per il Pd questa era il comunismo ma, dal momento che il comunismo è morto, ne ha poi avuto un’altra? e l’avrebbe tradita?
Qualcuno potrebbe dire che “prima era il partito dei lavoratori ed ora non lo è più”. Ma, a parte il fatto che lavoratori sono tutti gli italiani, il problema non è l’identificazione della base ma il modo come se ne possono curare meglio gli interessi. In passato il Pci ha creduto che fosse una politica sufficientemente di sinistra “chiedere di più ai padroni”, ma poi si è visto che la politica della rapina non è una politica. Si può tosare sempre più radicalmente la pecora ma, se la si uccide, non ci sarà più né lana né pecora.
La politica delle rivendicazioni ha perso appeal perché non consegue più risultati: infatti la curva ha raggiunto il punto in cui l’aumento della pressione fa calare l’utilità marginale. E forse la tanto criticata teoria di Francis Fukuyama sulla fine della storia – teoria che certo non si è realizzata dal punto di vista politico – potrebbe avere trovato una sua espressione nel campo economico. Del resto non è stupefacente. In fondo la politica interna è costituita dalle scelte in materia economica. Ecco un esempio.
Per parecchio tempo gli Stati hanno cercato di proteggere le proprie industrie con le barriere doganali. Poi, a poco a poco, ci si è accorti che in questo modo si distruggeva ricchezza. Meglio comprare ciò che veniva prodotto da altri ad un costo (e ad un prezzo) minore, che ostinarsi a proteggere un’impresa non competitiva. Il sistema del resto permetteva di vendere nei mercati altrui le nostre merci più competitive. Fino ad arrivare a quella che si è convenuto di chiamare “globalizzazione”. Sembrava di aver raggiunto l’equilibrio definitivo (Fukuyama in economia) e poi, con la guerra in Ucraina, si è visto che il concetto di “industrie strategiche” ha ancora un senso. Globalizzazione sì, ma con un po’ di buon senso, senza mettersi nelle mani di un altro.
Sembra dunque che l’economia si sia spinta in molti campi oltre il punto in cui l’utilità marginale diminuisce. È andata così con i sindacati; è andata così con lo statalismo; è andata così con i sussidi (si pensi allo scellerato Reddito di Cittadinanza); è andata così fino ad arrivare ad una conduzione dello Stato improntata alla moderazione, alla prudenza, e ad una straordinaria attenzione ai conti. Perché anche in questo campo – quello dei debiti – siamo andati talmente lontano da potere soltanto tornare indietro, se non vogliamo cadere nel burrone. Insomma tutto congiura per rendere ridicoli i sogni. E purtroppo, dalla Scissione di Livorno, è di sogni che il Pci e successori hanno cercato di vivere.
Oggi, dal punto di vista economico. ci siamo resi conto che la libertà di manovra dello Stato è molto minore di ciò che si credeva. Per molti decenni ci si è illusi di potere guidare dall’alto l’economia, e ora finalmente si è cominciato a capire che meno lo Stato mette le dita negli ingranaggi, meglio è. A questo freno conducono anche i mille legami che, all’interno dell’Unione Europea, abbiamo con gli altri Paesi.
Molti si sono stupiti che, nella politica economica, ci sia stata dopo tutto continuità fra il Conte 2 (col Pd), il governo Draghi e infine i Fratelli d’Italia, che pure prima era all’opposizione. Ma la cosa si spiega: attualmente più che la politica (per non parlare dell’utopia) comanda la Necessità. Quel Potere Occulto che dominava le tragedie greche, e che, a quanto pare, non è affatto morto.
grifpardo@gmail.com

IL RITORNO DELLA NECESSITA’ultima modifica: 2023-01-18T08:20:05+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo