LA PIETA’ SPRECATA

Le notizie che giungono dall’Iran ci affliggono più di quanto la decenza non ci permetta di confessare. Riviviamo tutti quei momenti in cui l’umanità offre il peggio di sé, come la repressione della Rivoluzione ungherese del 1956, l’invasione di Praga nel 1968 o quando torniamo col ricordo alla più grande tragedia di tutti i tempi: la Shoah.
La pietà è un sentimento nobile e rappresenta uno dei primi segni della civiltà. Ho letto che in una grotta sono state trovate le ossa di uomini preistorici, forse di milioni di anni fa, e le ossa di un individuo dimostravano che un tempo aveva subito una frattura tale da non potersi sostentare da sé. Se dunque era sopravvissuto, era perché in seguito era stato accudito e nutrito dal gruppo: dunque era nata la solidarietà, dunque era nata la società umana. Si rimane commossi, dinanzi ad un fatto tanto semplice eppure tanto significativo.
Dunque non posso meravigliarmi se, nel leggere i fatti dell’attualità, sento una profonda pietà per persone che non ho mai visto, per le quali non potrò mai far nulla, e per le quali i miei sentimenti sono totalmente sprecati. Ma siamo una specie sociale, e il problema del nostro vicino tende ad essere anche il nostro problema. E questa tendenza è una garanzia di sopravvivenza della specie. Dunque, anche se è un sentimento parassitario (cioè inutile) me lo tengo stretto: non voglio regredire a un’indifferenza nei confronti dell’umanità che mi farebbe tornare molto più indietro dei nostri cugini di Neanderthal.
Detto questo, è facile capire perché le notizie che ogni giorno ci giungono dall’Iran mi straziano. Ma fino ad un certo punto perché gli attuali ventenni, di ciò di cui soffrono, dovrebbero andare a chiedere conto ai ventenni di mezzo secolo fa: gli attuali settantenni. Sono loro che hanno rifiutato la rude modernizzazione dello Scià Reza Pahlavi per gettarsi nelle braccia di Ruhollah Khomeyni. Cioè nelle spire di una religione dell’Alto Medio Evo, di cui avrebbero dovuto sapere che tende naturalmente alla repressione, al fanatismo e alla spietatezza.
Se si pensa a quante energie ha speso Voltaire per avvertire dei pericoli che si corrono dando molto potere alla religione, e quanto poco la sua lezione è stata ascoltata a Teheran, non si può che scuotere la testa. Gli uomini sono troppo ignoranti, troppo sognatori, troppo stupidi per non mettersi nei guai a ripetizione. Il saggio, lo storico, chi ha esperienza culturale di secoli non può fare nulla per illuminarli e salvarli. Voltaire ha perso il suo tempo e lo perdono tutti coloro che oggi si impietosiscono pensando ad un popolo di giovani che vorrebbero soltanto essere liberi e felici, e sono repressi, a volte impiccati.
I pasdaran, i fanatici dello Sciismo non vengono da Marte: sono persone a loro volta vittime di un’ideologia nefasta alleata. Gruppi incapaci di pensare con la loro testa e che come testa usano quella del loro capo: che purtroppo non vale più della loro. È così che abbiamo avuto persino una nobile e colta Germania che ha seguito Adolf Hitler come un sol uomo, fino a provocare la rovina della loro patria, dell’Europa, e della civiltà occidentale come la conoscevamo.
I giovani reinventano costantemente il mondo e vorrebbero insegnarlo a noi vecchi. Dimenticano che le guerre per cui si entusiasmano – e che spesso sono sbagliate – sono quelle per le quali poi loro stessi, non noi vecchi, vanno al fronte. Un grande libro come “Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale”, forse più facile da leggere della fredda prosa di Voltaire, non ha insegnato niente. Le guerre di religione del Cinquecento non hanno insegnato niente. La storia non ha insegnato niente. Per questo si avrebbe voglia di dire ai giovani e alle giovani che oggi riempiono le strade dell’Iran: “Avete ragione. Purtroppo vi battereste con lo stesso entusiasmo e lo stesso eroismo anche per una causa sbagliata. E come oggi non possiamo aiutarvi mentre avete ragione, non avremmo potuto fermarvi se aveste avuto torto”.
Troppo spesso l’umanità fabbrica da sé gli strumenti che poi la tormenteranno fino alla disperazione.
grifpardo@gmail.com

LA PIETA’ SPRECATAultima modifica: 2023-01-10T07:12:51+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “LA PIETA’ SPRECATA

  1. E se avesse ragione il papa, Bergoglio, nel dire che le guerre sono un retaggio arcaico, oggi non più ammissibili, persino inconcepibili (una guerra tra Germania e Francia è davvero inconcepibile)?
    Si dirà: ma guarda cosa sta facendo la Russia. E se la guerra di conquista della Russia fosse l’ultimo colpo di coda del bellicismo che ha caratterizzato l’umanità da sempre o almeno da millenni.
    Siamo otto miliardi, fra una decina d’anni saremo nove, e poi dieci o dodici per fine secolo. Spazi o paesi da conquistare non ce ne sono più, la Terra è ormai piena come un uovo. E la gente di morire per la patria non ne ha più nessuna voglia, tutti vogliono star bene, almeno un po’ bene, senza essere ammazzati o dover ammazzare qualcuno.
    Bergoglio ha invocato oggi il disarmo totale. Non sarà per domani, ma forse prima di quanto immaginiamo. Per il momento chi ha l’atomica non la molla di certo. Ma in prospettiva possiamo immaginare un mondo pacificato, o con conflitti di bassa intensità e limitati. Tutti vorranno soprattutto consumare o almeno una vita decente e “dove passano le merci non passano gli eserciti”.
    Visione ingenua? “Una sola Terra, una sola umanità”. La lotta contro il covid ha coinvolto mezza umanità, il problema della fame nel mondo è ormai un argomento che coinvolge tanti se non tutti, si dovrà assicurare all’intera umanità almeno il minimo vitale pena migrazioni bibliche o conflitti. Ovviamente può succedere ancora di tutto, anche l’apocalisse.

  2. Parte della colpa nella caduta dello Scia’ risale a Jimmy Carter, uno dei piu’ stupidi presidenti USA, il quale sostenne Khomeini nella rivoluzione iraniana. Ma tant’e’, probabilmente Pahlavi sarebbe caduto comunque, per essersi inimicato la chiesa sciita, sopravvalutando le proprie forze.
    Personalmente sono convinto che e’ solo questione di tempo: il medioevo musulmano un giorno crollera’ in tutto il mondo, cosi’ come e’ caduto quello cristiano. Ma in questo caso, a prezzo di chissa’ quanto sangue.

  3. Le guerre non insegnano niente, caro professore, perché l’uomo è guidato dal suo istinto molto più di quanto si voglia accettare di credere.

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