LA GUERRA COME ISTINTO

Ogni persona perbene e sana di mente è per la pace; aborre la violenza sia al livello individuale sia collettivo, e in primo luogo aborre quell’istituzionalizzazione della violenza che chiamiamo guerra. Per conseguenza sarebbe lieta di vederla sparire dalla storia. Purtroppo in realtà ciò è talmente improbabile che è più giusto definirlo impossibile. Perché?
La risposta più semplice è quella dell’etologia. Ci sono specie che fanno guerra e specie che non fanno guerra. Ovviamente anche nelle specie che non fanno guerra gli individui possono avere degli scontri (per esempio i gatti per il diritto ad accoppiarsi o per questione di territorio) ma sono scontri individuali, non guerre; e pressoché mai mortali. I due contendenti si misurano, il più forte vince – magari limitandosi a mostrare che “è più grosso” – e il più debole va via.
Come mai alcune specie fanno guerra ed altre no? Ancora una volta la risposta la dà l’etologia. Quando una specie non è sociale, l’individuo si batte soltanto “per interessi personali”. Quando invece una specie è talmente sociale che ogni gruppo (il formicaio, ad esempio) si comporta come un singolo individuo, questo gruppo/individuo può scontrarsi con un altro gruppo/individuo dello stesso genere e si chiama guerra. Anche quella umana è una specie sociale capace di guerra: perché l’ha nel suo Dna. Ovviamente, quando ne fa l’esperienza rimane atterrita, e mantiene per qualche tempo la pace. Ma poi, fatalmente, dimentica tutto e torna alla guerra.
Fin qui si è parlato dell’uomo inserendolo fra le specie animali. Ma non si può negare che in lui – caso unico – ogni istinto ha un riflesso mentale. L’istinto della riproduzione ha dato luogo all’amore e alla morale sessuale. Per non parlare di tutta l’arte che tratta d’amore. Dunque vale la pena di vedere come si configura mentalmente la guerra presso gli uomini.
Nelle specie compiutamente sociali (per esempio le termiti o le api) il “noi” prevale largamente sull’“io”, mentre la nostra specie è solo imperfettamente sociale: da noi infatti l’“io” prevale spesso sul “tu”. Solo con un membro della famiglia o con gli amici l’affetto in parte prevale sull’egoismo ma quando si arriva al “voi”, voi che abitate lontano, parlate un’altra lingua, avete un’altra religione, non ci faremmo molti scrupoli se si trattasse di massacrarvi tutti. Questo possente istinto di identità del “noi” contrapposto al “voi” è una delle ragioni della guerra. Si vede nell’odio che hanno gli interisti per i milanisti o i laziali per i romanisti. Si è della stessa nazionalità, si parla la stessa lingua, ma “loro” sono “loro”, e “noi” siamo “noi”. Tendiamo a considerare compiutamente umani quelli che appartengono al gruppo dei “noi”, mentre gli altri non beneficiano della stessa considerazione. Ciò spiega anche la spietatezza della guerra.
Interessante è anche vedere perché scoppia. Una delle ragioni è che, malgrado le esperienze precedenti (note soltanto agli storici) l’umanità si illude facilmente rispetto alla vittoria e ai suoi vantaggi. Si pensi alla spedizione di Atene contro Siracusa o di Hitler contro la Russia. Infine c’è la brevità della vita umana. Se gli uomini vivessero mezzo millennio imparerebbero dal passato che nella stragrande maggioranza dei casi, riflettendoci dopo, si arriva alla conclusione che quella guerra sarebbe stato meglio evitarla. Ma la maggior parte degli uomini è giovane e ignorante, ed è come se, ogni volta, volesse imparare per esperienza personale che cosa sia la guerra. La maggior parte delle dichiarazioni di guerra è accolta con manifestazioni di giubilo mentre poi, perfino quando la vittoria la si ottiene, ci si accorge che è costata troppo.
La vita umana è troppo breve perché gli uomini abbiano il tempo di imparare dai loro errori. Come dice un proverbio francese, “Si jeunesse savait, si vieillesse pouvait!”, se la gioventù sapesse, se la vecchiaia potesse! Tutti sono pronti a vedere quanto è bella la libertà, ma se ne accorgono dopo averla persa (Cecoslovacchia, 1948). Tutti apprezzano la saggezza, la prudenza, la temperanza, ma soltanto dopo avere patito i danni della loro mancanza. Troppi apprezzano la vita quando si accorgono di averla sprecata.

LA GUERRA COME ISTINTOultima modifica: 2023-01-07T10:48:52+01:00da gianni.pardo
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