QUESTO GOVERNO E IL PNRR

Se uno si chiede: “Come se la caverà questo governo, con tutte le difficoltà che l’aspettano, in particolare riguardo al Pnrr?” La risposta è: “Chissà”. Il futuro è sempre imprevedibile. Nel calcio una palla ben colpita, nella direzione giusta, lì dove il portiere non arriverà mai, può mancare la porta perché deviata dall’avere sfiorato la gamba di un giocatore. E una palla sbagliata può fare goal per la stessa ragione. Dunque ogni volta che parliamo di futuro dovremmo dire: se tutto prosegue come nella situazione attuale, avverrà questo e questo. Diversamente, auguri. Ma attualmente “questo e questo” non ci sorridono.
Tenendo conto della realtà, l’adempimento degli obblighi che abbiamo assunto col Pnrr è impossibile. L’Italia è come un treno con in testa una vecchia locomotiva a vapore e cento vagoni col freno tirato. Basti vedere la reazione che abbiamo avuto contro la riforma della giustizia prospettata dal ministro Nordio, che pure è ovvia e desiderata anche da Bruxelles. La Pubblica Amministrazione è ancora e sempre letargica. I prezzi delle materie prime e dell’energia per i lavori pubblici sono enormemente aumentati. Per la loro realizzazione essi necessitano di mille approvazioni da mille autorità diverse, e chi firma ha giustamente paura di farlo. Con l’attuale reato di “abuso d’ufficio”, “chi si firma è perduto”.Tutte queste cose sicuramente non sarà possibile cambiarle nel breve termine e neppure nel medio, cioè prima che finisca la legislatura. E allora, se l’Europa si attiene agli accordi, per le altre “tranche” dei finanziamenti possiamo metterci il cuore in pace.
Catastrofe, penserà qualcuno. E dapprima l’ho pensato anch’io. Ma riflettendoci mi sono ricordato di un paio di cose: in primo luogo, la percentuale di gran lunga maggiore di quell’aiuto è costituita da un prestito, e dovrebbe essere spesa per la transizione ecologica. E allora siamo sicuri che essere obbligati a rinunciarci sarebbe una perdita?
Molti italiani sono stati entusiasti di quel prestito perché hanno pensato che a suo tempo a Bruxelles hanno tanto parlato di ecologia perché era di moda ma poi, dinanzi alle necessità concrete, sarebbero stati obbligati a cambiare opinione: e ci avrebbero permesso di andare al sodo. Ma se così non fosse? Se si attenessero ai patti sottoscritti?
Coloro che hanno una mentalità keynesiana pensano che quando lo Stato spende, anche se butta i soldi dalla finestra, anche se paga degli operai per scavare delle buche e poi riempirle di nuovo, quella spesa rilancia l’economia. Ma questa è un’enorme sciocchezza. Per cominciare, J.M.Keynes parlava di un provvedimento meramente congiunturale (non strutturale); in secondo luogo, se fosse vero che potrebbe migliorarsi la situazione economica stagnante col progetto delle buche, tanto varrebbe dare i soldi agli operai mentre rimangono a casa. Ma ovviamente nessuno dice questo. Perché è assurdo. Dunque noi potremmo rilanciare l’economia spendendo i soldi per l’ecologia se quel progetto desse dei profitti economici. Ma se quella produzione di energia fosse antieconomica, avremmo impoverito il Paese. E non è un caso che le preoccupazioni e i progetti ecologici li abbiano soltanto i Paesi ricchi. Perché soltanto loro sono abbastanza ricchi per permettersi questi lussi. E di questi Paesi purtroppo non fa più parte l’Italia. Fra l’altro, mentre il pil aumenta negli altri grandi Paesi europei, da noi è fermo da una ventina d’anni. Se non va indietro.
La conclusione ragionevole è che sarebbe bello avere i fondi del Pnrr se l’Europa ci consentisse di avere quel denaro senza avere realizzato le riforme promesse (perché non ne siamo capaci) e se ci consentisse di utilizzarlo per progetti economicamente utili. Noi abbiamo in primo luogo il problema di non morire di fame o di freddo. Sicché, se le cose staranno come stanno oggi, forse sarà una fortuna non avere quel famoso denaro. Forse non avremo maggiori fondi, ma almeno non avremo neppure maggiori debiti.
Lo Stato italiano, meno cose fa, meglio è. E se soltanto ci lasciasse in pace, permettendoci di aggiustare da noi stessi la nostra baracca, forse le cose andrebbero molto meglio. Gli italiani sono grandi campioni ma gli manca “il collettivo”.
grifpardo@gmail.com

QUESTO GOVERNO E IL PNRRultima modifica: 2022-12-14T08:11:51+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “QUESTO GOVERNO E IL PNRR

  1. Per non parlare del fatto che Keynes, per prima cosa era un liberale, e in secundis parlava a paesi che si sono sempre caratterizzati per una burocrazia snella e per un forte potere esecutivo, dunque per la possibilità di controllare la spesa pubblica.
    Il keynesianismo, in un paese come il nostro, dove il potere non è nei vertici ma nelle strutture intermedie, produce solo debito pubblico.

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