DISDICEVOLE COOPTAZIONE

A Milano sono stati sotto processo per alcuni gravi reati 38 docenti universitari: infatti tutti i concorsi universitari per assumere dei ricercatori, o assistenti che dir si voglia, sono finiti sotto indagine e sono risultati truccati. Truccati nel senso che i docenti si mettevano d’accordo: ognuno si impegnava a nominare il raccomandato dell’altro, fino ad arrivare ad un accordo generale. L’indagine partì da Bari, finì a Milano, ma teoricamente sarebbe stato necessario processare tutti i docenti universitari d’Italia; perché tutti hanno cominciato la loro carriera in quel modo, e tutti hanno fatto incominciare la carriera agli altri nello stesso modo. Nessuno mai si è potuto presentare per il posto di assistente dicendo: “Io sono bravo, esaminatemi”. Perché, anche se lo avessero fatto, i cattedratici lo avrebbero bocciato: il posto era riservato da anni al protetto del cattedratico competente per materia.
I giuristi chiamano questo sistema cooptazione: una volta che viene a mancare un membro di una certa categoria o di un certo organo, coloro che già occupano un posto eleggono qualcuno e lo invitano a farne parte. Chi formulò le accuse invece chiamò questo sistema banalmente corruzione: vicendevole, contemporaneamente attiva e passiva, ma sempre corruzione. Nelle sue conclusioni invece il Pm ha chiesto l’assoluzione perché il fenomeno (assolutamente generalizzato, lo si ripete) rappresentava non una corruzione ma una – non punibile – “disdicevole cooptazione”. Il giudice infine non ha accolto la richiesta del Pm (cioè non ha assolto gli imputati “perché il fatto non costituisce reato”) ma ha applicato la prescrizione. Lasciando impregiudicato il problema giuridico.
Intendiamoci, si può essere felici che nessuno sia stato condannato. Non tanto perché quei professori fossero innocenti, quanto perché, nel caso fossero stati dichiarati colpevoli, sarebbero stati gli unici condannati mentre colpevoli erano e sono tutti. E a quel punto la giustizia non sarebbe stata uguale per tutti.
Ma il problema giuridico incuriosisce. Corruzione o cooptazione? Il Pm, oltre che della necessità di regolare diversamente l’assunzione di assistenti da avviare all’iter per la cattedra, ha parlato di “disdicevole cooptazione” ma la prima risposta da dargli è che la cooptazione è una pratica lecita, quando la legge la prevede, ed illecita quando non la prevede. Se per un posto pubblico la legge prevede altro (in questo caso un concorso, come prevede anche la Costituzione) non c’è cooptazione che tenga: siamo nel campo dell’illecito penale.
Né qualificare la cooptazione “disdicevole” salva l’anima del Pm. Disdicevole è aggettivo che non ha cittadinanza nel diritto penale. Per il codice una cosa o è lecita o è illecita. Dunque, per questa parte, è come se il Pm avesse detto: “Condannarli sarebbe orribile, trattandosi di consuetudine universalmente diffusa, e la stessa prescrizione getta più di un’ombra sull’onorabilità degli accusati. Veda se può assolverli in qualche modo”. Desiderio comprensibile di favorire, da alto funzionario di Stato un alto operatore della cultura, un reato è un reato. Anche se non si possono chiudere gli occhi sulla colpa dello Stato che per tanti anni non ha mosso un dito. Un po’ come è avvenuto con il finanziamento dei partiti, fino a “Mani Pulite”. Prima inerzia, poi “tutti dentro!”
Andando sul tecnico, infine: si tratta comunque veramente di corruzione? Purtroppo sì. L’art.318 così recita: “Il pubblico ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa è punito con la reclusione da tre a otto anni”. Essere membri degli esaminatori di un concorso pubblico corrisponde ad essere pubblici ufficiali. Dunque lo erano i professori. Erano nell’esercizio delle loro funzioni? Certamente sì. Essi hanno commesso il reato di corruzione attiva, nel momento in cui hanno promesso al collega di votare per il suo protetto, oltre ad essere colpevoli di corruzione passiva nel momento in cui hanno accettato le promessa di vittoria del proprio protetto da parte del collega . Per questo si è parlato di corruzione vicendevole e generale. Quanto all’utilità che ciascun professore ha ricevuto è stata quella di vedere promosso a scatola chiusa il proprio protetto.
Insomma lo Stato dovrebbe attivarsi e mettere mano alla materia. Oggi Leonardo da Vinci non potrebbe divenire ricercatore nella facoltà di ingegneria, a meno di essere il pupillo di un professore. Questo, grida vendetta dinanzi all’Altissimo.
grifpardo@gmail.com

Con riserva di correzioni stilistiche

DISDICEVOLE COOPTAZIONEultima modifica: 2022-12-01T18:31:33+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “DISDICEVOLE COOPTAZIONE

  1. …va osservato che lo stesso leonardo, comunque, verosimilmente non entrò a bottega dal verrocchio a seguito di concorso pubblico regolare.

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