IL FUTURO DEL PD E DELL’UCRAINA

È stato Ennio Flaiano l’autore della famosa battuta secondo cui una situazione può essere disperata ma non seria. E infatti la situazione del Pd è disperata, perché non si vede proprio quale programma per il futuro i cosiddetti “democratici” possano formulare. Soprattutto pensando che l’esistenza di un partito si giustifica con il suo progetto di una futura e migliore linea politica. Ma d’altra parte quella stessa situazione non è seria perché per i prossimi mesi i dirigenti di quel partito hanno soltanto il problema di chi debba sedersi sulla poltrona di Enrico Letta. Come se una nave stesse affondando e l’equipaggio, invece di occuparsi del modo di turare la falla, si occupasse di nominare un nuovo capitano.
L’enorme successo delle parole di Flaiano dimostra che esse non si limitano a farci sorridere: esse hanno individuato un topos teatrale (e infatti ne è stato tratto un film) e addirittura una chiave per considerazioni universali. La situazione dell’Ucraina ad esempio è serissima ma non disperata. Nel senso che quel Paese oggi vive una tragedia ma sa benissimo quale programma avere per il futuro; e conosce persino il modo di perseguirlo. Il presente è pieno di lutti, orrori, distruzioni (ed oggi anche di buio e di freddo) ma il futuro sarà inevitabilmente migliore. Quand’anche dovesse perdere parte del suo territorio, l’Ucraina ritroverà l’indipendenza e la pace. Infatti l’idea che essa possa far parte di una grande comunità slava – cosa che recentemente ha condotto ai vaneggiamenti “storici” di Putin – è completamente tramontata. Il suo futuro è, come per la Polonia, occidentale.
Il problema del Pd, come della Chiesa, è che nessuno o quasi crede più seriamente alle idee per le quali quelle due istituzioni nacquero. Tanto che gli estremisti di entrambe sono guardati con curiosità, più o meno come dei terrapiattisti. Dunque non è vero che il Pd sia composto da una masnada di imbecilli. Tutti sembrano saperla più lunga di loro, ma si sarebbe ben curiosi di sapere quale strada indicherebbero al partito, se potessero deciderla, e in che modo riuscirebbero a fargli ritrovare i consensi di un tempo.
Il Pci aveva come Stella Polare la rivoluzione del proletariato. I “fedeli” erano così ferventi, così proni all’“obbedienza cieca, pronta, assoluta” (come credo ironizzasse Giovannino Guareschi) che era facile tenere in piedi la baracca. Se qualcosa andava male, era perché si era governati dalla “reazione”; se qualcosa il partito non realizzava, era perché il proletariato non aveva preso il potere; si perdonavano anche gli orrori, talmente gli adepti sono capaci di accettare le giustificazioni più insensate, pur di salvare la propria dottrina. Ma oggi il comunismo è morto; pur essendo andato al potere, il Pd non ha realizzato nessun miracolo; oggi non si vede una via per il futuro che non sia l’esecrata socialdemocrazia. In queste condizioni, come risuscitare il Pci? Vale anche per la Chiesa: se improvvisamente essa tornasse ad essere quella di Sisto V, con i tutti i dogmi e tutti i precetti in pieno vigore, quanti la seguirebbero? Ecco perché anche il Pd non ha molte speranze. Qualcuna l’avrebbe se avesse il coraggio di guardare in faccia la realtà e accettarla: ma per molti degli epigoni del “Partito” per antonomasia questo sarebbe un tradimento. Ed ecco perché con mestizia (perché soltanto i miserabili godono della morte altrui) l’osservatore neutrale non riesce a vedere un futuro per il Pd.
Il caso dell’Ucraina è opposto. Nel febbraio 2022 più o meno tutti abbiamo pensato che Volodymyr Zelensky sarebbe fuggito e Kiev si sarebbe arresa. Tanto che non sarebbe mai più sfuggita al giogo di Mosca. Ma la resistenza di quel Presidente e soprattutto del suo popolo hanno ribaltato la storia. Attualmente l’Ucraina è in fondo al pozzo ma è sicuro che ne uscirà. Non soltanto non si è arresa; non soltanto ancora oggi parla di vincere sulla Russia e di riconquistare i territori perduti: ma i dolori, i lutti, le distruzioni che la Russia le ha inflitto non usciranno mai dalla sua memoria. Gli ucraini hanno dimostrato di non aver dimenticato lo sterminio ordinato da Stalin, poco meno di un secolo fa e oggi l’odio per Mosca è diventato religione nazionale. Perfino i filorussi hanno troppo sofferto del comportamento dei russi per potere mantenere intatti i sentimenti di prima. L’Ucraina è definitivamente uscita da quell’orbita. Oggi deve soltanto aspettare la fine della guerra, quando entrerà nella Nato e comincerà la ricostruzione. L’Ucraina è vitale ed ha un domani, il Pd forse no. A meno che non cambi radicalmente, divenendo sinceramente socialdemocratico.
P.S. Anche a breve termine la situazione dell’Ucraina potrebbe cambiare. La difesa antimissile esiste ma l’Ucraina non ne dispone a sufficienza. In generale le armi occidentali arrivano lentamente e con ritardo. Forse, per difendere le loro centrali elettriche, gli ucraini attendono soltanto congegni più moderni.
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IL FUTURO DEL PD E DELL’UCRAINAultima modifica: 2022-11-26T11:44:32+01:00da gianni.pardo
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