IL CAPO DI STATO MAGGIORE E L’UCRAINA

Parlando dell’Ucraina, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha affermato: “Secondo me non ci potrà essere una soluzione militare al conflitto perché la Russia non ha conseguito i suoi scopi strategici e perché l’Ucraina ha reagito con un forte senso di nazione. D’altra parte i territori presi dai russi non possono essere riconquistati. Ora ci sarà la pausa invernale…”
In materia militare, il Capo di Stato Maggiore ne sa certamente più di noi: ma sul futuro no, con tutto il rispetto. Già in campo militare – forse per mia ignoranza – non capisco le parole: “non ci potrà essere una soluzione militare”. Infatti per quanto ne so le guerre hanno quasi sempre una soluzione militare. O forse sempre. Perché anche alla soluzione diplomatica si arriva quando i belligeranti sono stanchi e perdono la speranza di vincere militarmente. In in fondo è anch’essa una soluzione militare.
Ma forse, quando ha affermato che la Russia non ha conseguito i suoi scopi strategici e l’Ucraina non può sperare di riconquistare i territori invasi, l’ammiraglio voleva dire proprio questo: la Russia non si annetterà l’Ucraina, questa non riconquisterà i territori perduti, e per questo dovranno arrivare al negoziato. Ma questo è il futuro, signor ammiraglio. E sul futuro, ci scusi, Lei ne sa quanto noi. Noi profani corriamo il rischio di essere smentiti dai fatti ma è lo stesso rischio che corre Lei. Diversamente i generali asburgici, certo più colti di Napoleone, avrebbero più spesso vinto contro di lui.
È vero, in quelle regioni l’inverno impone la quasi totale paralisi delle operazioni militari ma questo non ne azzererà il costo. I prossimi mesi faranno mordere ancora di più le sanzioni, faranno diminuire ulteriormente le scorte di beni che non possono essere importati (se non a prezzi raddoppiati e con costose triangolazioni) e la Russia ha fatto tali sforzi da essere già stremata. Insomma per essa questo tempo sarà la continuazione, non la sospensione della guerra.
Il caso dell’Ucraina è opposto. In partenza essa ha meno risorse della Russia, ma in realtà dispone di risorse infinite se l’Occidente continuerà a sostenerla. E allora il problema diviene puramente tecnico e militare: l’ammiraglio ha ragione quando sostiene l’impossibilità che l’Ucraina riconquisti i territori occupati? Neanche in primavera? Lui è sicuro di questa impossibilità, io non sono sicuro della sua possibilità ma invito a guardare la carta geografica.
La Russia ha invaso il Donbass e buona parte della costa sud dell’Ucraina ma, come si è visto, non ha il dominio del mare. Se dunque in primavera le forze ucraine riuscissero a raggiungere – per dire – Mariupol, taglierebbero le linee di rifornimento fra la Russia e le sue truppe nella costa sud dell’Ucraina, inclusa la Crimea. E a quel punto come potrebbero i russi inviare armi e viveri essendo sbarrata la via di terra e interdetta la via del mare? Tutto dipende ovviamente dalle armi che l’Occidente fornirà a Kiev. Perché la volontà di vincere degli ucraini non fa certo difetto.
Da giovane mi sono spesso chiesto in che modo, nel corso della storia, i belligeranti si sono, per così dire, “messi d’accordo” sul posto in cui scontrarsi. Col tempo credo di aver capito che si tratta del luogo strategico da cui dipendono gli altri. Quando i persiani e i greci si scontrarono alle Termopili, quel posto fu scelto perché era una strettoia ineludibile. Si pensava che se non la superavano i persiani non avrebbero potuto invadere la Grecia. Come sappiamo il calcolo si rivelò sbagliato, perché le Porte Calde erano aggirabili, ma la convinzione precedente spiega la scelta.
Nello stesso modo, per l’eventuale riconquista della costa sud non è necessario che gli ucraini procedano da Khersòn verso est: basterebbe interrompere i flussi dei rifornimenti per le truppe ad ovest, più o meno, di Mariupol e questo per la Russia sarebbe un colpo mortale. Infatti se rimanessero in suo possesso soltanto le due repubblichette del Donbass, tutti riderebbero di Mosca: avrebbe provocato una guerra che ha indignato e scandalizzato il mondo per ottenere quello che già aveva. E se oltre a questo gli ucraini si riprendessero la Crimea, il mondo parlerebbe di disfatta della Russia.
L’ammiraglio Dragone è troppo risoluto, nel suo pessimismo. È vero, se gli Occidentali smettessero di sostener l‘Ucraina, la Russia potrebbe vincere. Ma se l’Occidente rimarrà fermo nella sua determinazione la Russia non potrà vincere la guerra in nessun caso e addirittura l’Ucraina potrebbe riconquistare il proprio territorio. Infatti i Paesi liberi non sostengono l’Ucraina per amore dell’Ucraina: la sostengono nel proprio interesse. Vogliono rendere chiaro a Putin che non può fare ciò che vuole; non può pensare che la Russia sia ancora la grande potenza che fu l’Unione Sovietica e Mosca deve imparare che non soltanto non è superiore a Londra (la quale infatti la sfida senza timori) ma è inferiore a Londra, a Berlino, a Parigi. Per non parlare di Washington. Si direbbe che a Mosca debbano ricalibrare i loro cervelli.
La Russia potrebbe vincere sull’Ucraina, ma non può vincere sull’Occidente. Questa guerra – agli occhi degli occidentali più svegli – serve a chiarire i rapporti di potenza. Un po’ come quando la Gran Bretagna andò a riprendersi le Falkland, di cui non aveva nessun bisogno, soltanto per far sapere all’Argentina e al mondo che Londra non è più il centro di un Grande Impero ma non per questo è divenuto lecito tirare la coda del leone britannico.
Se invece l’Occidente non riuscisse a conseguire questo risultato – cosa possibile – rimarrebbe dimostrata la teoria di Putin secondo la quale esso è decadente e decaduto, inerme e pusillanime. Mosca dimostrerebbe di essere la Terza Roma, magari una Terza Roma con le pezze sul sedere, ma lo stesso capace di dominare unl’Europa infrollita. A Putin sarebbe riuscito ciò che nel V Secolo a.C. non riuscì al Grande Re.
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IL CAPO DI STATO MAGGIORE E L’UCRAINAultima modifica: 2022-11-09T13:20:17+01:00da gianni.pardo
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