SCHERZARE COL FUOCO ATOMICO

Gli ucraini – che un po’ negano il fatto e un po’ se ne vantano – hanno fatto saltare il ponte che collega la Crimea alla Russia. Ma anche ad ammettere che l’attacco sia l’effetto dei contrasti interni fra i vertici russi (come l’assassinio della figlia di Dugin e la distruzione dei due NordStream, sempre secondo gli ucraini), il fatto avrebbe potuto benissimo essere utilizzato come pretesto per accusare Kiev. La Crimea, potrebbe dire Putin, è Russia, e dunque è stato fatto saltare un ponte che collega la Russia alla Russia. In altri termini, è stato attaccato il suolo russo. Secondo la dottrina tante volte ripetuta, ne consegue l’uso delle armi atomiche. Di cui però fino ad ora nessuno ha sentito il botto. Che cosa bisogna pensarne?
Cominciamo ad allineare i fatti. Se si guarda la carta geografica si vede che la Crimea è una notevole penisola di 27.000 km2, cioè poco meno di un decimo della superficie della Repubblica Italiana. Essa è collegata a nord con l’Ucraina attraverso un largo istmo e ad est con la Federazione Russa mediante un ponte di 19 km che chiude il mar d’Azov. Come si vede, il ponte parte da un territorio che Mosca considera russo, per arrivare ad un territorio che russo è certamente; inoltre è stato costruito dai russi, dopo l’annessione della Crimea. Insomma, a momenti è più russo di Vladimir Putin. Domanda: come mai la Russia non reagisce con l’arma atomica, visto che la Russia potrebbe ragionevolmente sostenere di essere stata attaccata sul suo territorio?
Le risposte – tutte ipotetiche, naturalmente – sono parecchie. Mentre il mondo, perplesso e spaventato, si gratta la zucca, a Kiev non hanno nessuna paura di quella minaccia. Probabilmente tengono conto delle difficoltà d’uso delle cosiddette bombe atomiche tattiche, del discredito che ricadrebbe sulla Russia e infine del fatto che quell’azione potrebbe legittimare un intervento della Nato sul campo di battaglia che annichilerebbe il già malmesso esercito russo. In fondo è come se gli ucraini avessero detto: “Hic Rhodus, hic salta”, “L’hai detto? Ora fallo”. C’è da rimanere sbalorditi dinanzi alla loro temerità, ma i fatti fino ad ora danno loro ragione.
Purtroppo per tutti, se Putin agitava quella minaccia tanto per ricavarne un profitto (e la cosa gli era riuscita) ora si trova dinanzi ad un bivio: o non fa niente e la sua minaccia lo rende addirittura ridicolo, o attua la sua minaccia e accetta di pagare un prezzo che è troppo alto anche per lui. Tanto che, mettendosi nei suoi panni, uno cercherebbe possibili vie d’uscita.
In primo luogo Putin potrebbe dire che la dottrina russa prevede l’uso delle armi nucleari nel caso che qualcuno attacchi il territorio russo ma in modo tale “da mettere in pericolo la sicurezza dello Stato russo” (o qualcosa del genere). E basterebbe dire che un ponte periferico danneggiato non fa correre alla Russia nessun pericolo. Sarebbe una brillante via d’uscita ma somiglia a quella di un bullo che aveva minacciato di pestaggio chi gli avesse dato del “cornuto e becco” e poi, avendogli qualcuno dato del “cornuto”, non passasse alle vie di fatto perché ha omesso la qualifica di “becco”.
In secondo luogo, Putin potrebbe sostenere che manca il “dolo specifico”, come direbbero i penalisti. Se gli ucraini attaccassero Voronez o Rostov, poi non potrebbero negare di avere attaccato la Russia. Ma loro sostengono che la Crimea è parte dell’Ucraina, e dunque manca la precisa intenzione (il dolo specifico) di attaccare la Russia. Purtroppo anche con questa tesi Putin si renderebbe ridicolo, perché lui per primo metterebbe in dubbio che la Crimea sia russa, mentre proprio questo ha stabilito Mosca, da ben otto anni.
Infine potrebbe sostenere che l’azione contro il ponte di Kerch ha legittimato l’uso delle armi nucleari da parte della Russia, ma non per questo essa è obbligata ad usarle. Mosca è talmente magnanima da chiudere un occhio su questa puntura di spillo: “Mentre invece se domani…” e giù un’altra serie di minacce apocalittiche. Purtroppo per Mosca, queste minacce risulterebbero però meno temibili delle precedenti, perché ci sarebbe sempre la speranza che Mosca rimanga “magnanima”. Del resto, fino ad oggi essa si è sentita “legittimata” a distruggere condomini, scuole, ospedali e perfino convogli automobilistici di profughi; dunque ci sarebbe proprio da stupirsi se l’Ucraina, potendoselo permettere militarmente, distruggesse Belgorod come la Russia ha distrutto Mariupol?
Troppe domande per giungere ad una conclusione. Attualmente si può soltanto dire che se di questo argomento non si parlerà più sarà segno che nessuno aveva preso sul serio la “dottrina nucleare russa”. Neanche i russi. Se invece se ne parlerà, è difficile che Putin sfugga alla peggiore cattiva figura della sua vita. O il mondo alla peggiore preoccupazione da settant’anni a questa parte.
giannipardo1@gmail.com

SCHERZARE COL FUOCO ATOMICOultima modifica: 2022-10-09T13:48:44+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “SCHERZARE COL FUOCO ATOMICO

  1. Tirare la coda alla tigre è divertente, fa sentire forti. Ma ad esagerare c’è il rischio di trovarsi senza le braccia.
    Non ho idea, come non l’ha lei, di quale sia davvero la linea rossa per i russi. Ma non giocherei troppo al “vediamo cosa fanno adesso”.
    Perchè sarà pur vero che le armi atomiche rappresentano PRINCIPALMENTE una deterrenza ma questo non vuol dire che non esistano e che non possano essere usate alla bisogna.
    Vedo tutti ben saldi sulla questione del principio, che Putin è un bullo, che è lui l’aggressore, che va punito, fermato e via dicendo.
    Mi sembra però che si tenga in scarso conto che Putin sarà anche un bullo, ma è un bullo che può disporre di oltre 6000 testate nucleari.
    E visto che sembra che tutti non vedano l’ora di vederla questa esplosione atomica, certi di chissa quale reazione fulminea e risolutiva della NATO, proviamo ad immaginarlo lo scenario.
    I russi usano l’arma. Magari ufficialmente a solo scopo di test, ai confini Ucraini e comunque nel proprio territorio. Gli ucraini non vengono colpiti ma il messaggio è chiaro. Le armi nucleari sono state sdoganate e possono essere usate.
    Cosa fa la NATO? Interviene direttamente? E perchè? Perchè con la sacra autorità conferitagli da Greta Thumberg i russi stanno inquinando il pianeta e vanno puniti?
    Io dico che la risposta non sarebbe tanto scontata.
    L’intervento NATO tradizionale esporrebbe gli eserciti alla rappresaglia nucleare, l’intervento NATO con armi nucleari innescherebbe l’escalation verso il disastro. In ogni caso si aprirerebbero scenari assolutamente imprevedibili e con esiti tutt’altro che scontati, da una parte e dall’altra.
    Io credo che gli USA si stiano rendendo conto di essere prossimi al punto di non ritorno e qualche segnale di cautela, ben nascosto tra le righe della propaganda, inizia a trapelare. Sarebbe bene adesso che anche il presidente ucraino inizi a darsi una calmata privilegiando la ricerca di una via di uscita negoziale.
    Lei crede che si debba continuare ancora a lungo a giocare al Dr. Stranamore?

    Denny Joe

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