ESPELLIAMO L’UNGHERIA?

L’Ungheria è sì o no uno Stato che corrisponde ai valori dell’Unione Europea? Merita di rimanere nella comunità o deve essere espulsa? Qualcuno, per condannarla, cita “il funzionamento della costituzione e del sistema elettorale, i conflitti d’interesse, l’indipendenza della giustizia, la corruzione, la libertà d’espressione e d’associazione, il pluralismo dei media, la parità di trattamento, i diritti delle persone Lgbt, i diritti delle minoranze, dei migranti, di richiedenti asilo e rifugiati”. Io ci aggiungerei il suo comportamento nella questione delle sanzioni alla Russia e riguardo all’importazione di gas da quel Paese. La proposta di una severa e minacciosa condanna di quel Paese è stata approvata dall’Assemblea europea con una schiacciante maggioranza, ma in Italia hanno fatto i titoli dei giornali i voti contrari dei partiti di Salvini e Meloni. Di cui non ci occuperemo.
È infatti più interessante il problema iniziale: l’Ungheria è una democrazia secondo gli schemi europei o è divenuta un corpo estraneo? Chi la vuole fuori si aggrappa alla lista sopra riportata; chi la vuole dentro sottolinea che il suo Primo Ministro, Viktor Orbán, è stato eletto a furor di popolo. Dunque democraticamente. Ammesso che uno sia sotterraneamente anarchico e desideri essere obiettivo (nella misura delle possibilità umane) che cosa dovrebbe pensare? A chi dovrebbe dare ragione?
La prima evidenza è che la presenza di elezioni non basta a definire un Paese democratico. Diversamente anche l’Iran lo sarebbe. Il voto infatti può non essere sufficientemente libero e segreto; i candidati possono essere preventivamente scelti fra quelli favorevoli al regime; infine i risultati si possono falsare e si può perfino non tenerne conto (questo è successo anche in Italia con i referendum). Tolto un elemento obiettivo e verificabile come le elezioni, il problema diviene praticamente insolubile. Anche perché si votava persino sotto Stalin, con percentuali a suo favore che arrivavano al 99%.
Ma soprattutto: come pesare tutte le belle cose sopra enumerate? In Italia, per esempio, abbiamo un’indipendenza della giustizia impeccabile, che però pecca perché una certa magistratura di quell’indipendenza si serve per fare politica (lo ha incontestabilmente rivelato Luca Palamara). E allora, l’Italia non è più una democrazia? La libertà d’espressione è un valore democratico assolutamente necessario, ma come lo conciliamo col fatto che, in fin dei conti, si possono esprimere con totale libertà soltanto i proprietari dei grandi giornali, mentre tutti gli altri – i loro dipendenti – devono più o meno allinearsi? Gli insignificanti individui che tengono a dire la loro opinione spesso sbraitano nei blog, dove li ascolta soltanto chi già la pensa come loro. E poi, parliamone pure, dei diritti delle minoranze. In America, col sistema delle quote è avvenuto che l’ultimo dei neri che ce l’avevano fatta fosse molto meno preparato del primo dei bianchi che, in base al criterio delle quote, non ce l’aveva fatta. Magari non sempre è stato così, ma quando è avvenuto, si è avuta protezione delle minoranze o privilegio delle minoranze?
Insomma si può ammettere che tutti i criteri sopra elencati abbiano un notevole valore e vadano protetti, ma c’è un inconveniente insuperabile: si tratta di un giudizio di merito, e tale giudizio è per sua natura opinabile. Ché anzi è questa la ragione per la quale nessun giudice può essere condannato o censurato (salvo che per dolo o colpa grave) per avere emesso una sentenza piuttosto che un’altra. Perché perfino una decisione giuridica è un giudizio di merito.
Tutto ciò posto, alla domanda se l’Ungheria sia o no una democrazia degna o no di stare nell’Unione Europea bisogna rispondere che non si tratta di un giudizio tecnico e verificabile. Se dunque l’Unione Europea volesse espellerla, non dovrebbe perdere il tempo di spiegare il perché, dovrebbe semplicemente dire “id credo, sic censeo, sic cogito, sic puto”, questo credo, questo reputo, questo penso, così ritengo, e dunque si farà così. Una simile imperiosa volontà è più onesta della minuta motivazione.
Poi, certo, rimane inevasa la domanda: l’Unione Europea farebbe bene o farebbe male, ad espellerla? E la risposta è semplice: è un giudizio di merito. Il vostro.
giannipardo1@gmail.com

ESPELLIAMO L’UNGHERIA?ultima modifica: 2022-09-18T09:39:06+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “ESPELLIAMO L’UNGHERIA?

  1. penso sia come da noi solo l’inverso: così come da noi il sistema non consente un orban in ungheria il sistema non consente i democrat.

  2. Forse ,il vero criterio per stabilire, indipendentemente dalla presenza di elezioni, se uno stato è libero o no sarebbe quello di vederne le leggi.In Europa ci sono sicuramente leggi diverse che regolano la morale sessuale, la famigliola censura ed altro, ma ,nell’insieme,queste leggi sono abbastanza simili fra loro.Nessun paese europeo si sognerebbe di imporre la sharia,l’obbligo del velo o del burkha per le donne, la poligamia ,la pena di morte per gli omosessuali ed altro.Anche per la questione degli immigrativi sono oscillazioni fra paesi più aperti e più chiusi all’immigrazione, ma nessuno si sognerebbe di fucilare gli immigrati clandestini( ops, mi sono dimenticato la Spagna a Ceuta e Melilla).Quindi,per stabilire se l’Ungheria è o meno un paese democratico occorrerebbe vedere se le sue leggi sono compatibili con la nostra democrazia.

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