UN FUTURO DI PIOMBO

Immaginate di avere cinquant’anni, di stare benissimo, e di sentirvi dire da un paio di medici che avete quattro mesi di vita. È successo a un mio corrispondente. Che fare, in questi casi? Una cosa è certa: non serve a niente chiudere gli occhi sulla realtà, perché essa rimane lì, dietro le nostre palpebre abbassate. Vale anche per l’Italia.
Se mi si consente di giocare alla Cassandra e sempre sperando che la realtà mi smentisca, il futuro dell’Italia lo vedo nero, per almeno una decina d’anni. Ma non so dire a partire da quando. Nel senso che i motivi per cui questo infausto evento dovrebbe verificarsi sono già presenti da tempo, e avrebbero potuto avere i loro effetti già prima di oggi. Come invece potremmo tirare avanti ancora per qualche tempo. Ma la mia impressione – fate gli scongiuri – è che, come per il cancro, quando vi dicono quattro mesi, poi possono essere anche sei. O due.
Perché tanto pessimismo? Semplice: perché quando si accumulano errori su errori, debiti su debiti, imprudenze su imprudenze, alla fine il conto arriva. Infatti il nostro debito è di circa 2.700 miliardi di euro e per avere un’idea di ciò di cui si parla, mille miliardi di euro si scrivono con un “uno” seguito da dodici zeri. Il nostro debito corrisponde al 157,5% del nostro pil, come dire tutta la ricchezza prodotta in Italia in più di un anno e mezzo. Noi paghiamo con affanno gli interessi e siamo terrorizzati da un loro possibile rialzo. Per questo, quando si parla di aumento di spread (la differenza rispetto a quanto pagano di interessi i tedeschi) a noi vengono i sudori freddi. Perché sappiamo benissimo che, se aumentassero seriamente, non potremmo pagarli. Già oggi l’economia italiana è come se procedesse con il freno a mano tirato, a causa di questi interessi (chiamati pudicamente “servizio del debito”) e dobbiamo pregare San Gennaro che ci sia ancora consentito di procedere trascinandoci dietro questa palla di cannone.
Ma non è tutto: mentre la nostra economia ansima, l’Italia politica e ufficiale segue ancora i pregiudizi marxisti, fa guerra alle imprese, paralizza tutto con la burocrazia, odia la ricchezza e parla di patrimoniali. Come essere ottimisti, in materia di economia, quando queste premesse sono aggravate dalla pandemia, dalla crisi energetica, dal fatto che c’è una guerra sul suolo europeo?
Non basta. L’Italia, mentre non è assolutamente in grado di ripagare il suo debito pubblico (infatti ci si occupa soltanto degli interessi e del loro livello) si concede il lusso di gettare il denaro dalle finestre: sussidi a destra e a manca, bonus del 110%, reddito di cittadinanza, e fino ad alcuni anni fa baby pensionamenti di professori con vent’anni di servizio. Per esempio, un laureato a 25 anni, più vent’anni di insegnamento, 45 anni, e da allora pensionato per altri 45. Questo scandalo è finito, ma dimostra una mentalità.
Non basta. Per decenni e decenni l’Italia ha considerato le spese militari qualcosa “da tagliare”, “da ridurre”, insomma in fondo “da eliminare”. E questo perché? Ma diamine, perché noi siamo contro la guerra. Come se fosse un invito al ballo che potremmo anche rifiutare. Altri dicevano più sensatamente: “Perché ci difenderanno gli americani, nel caso”. Senza vedere che in questo modo si rinuncia alla propria sovranità: e infatti la Francia, anch’essa alleata degli Stati Uniti, ha un esercito di tutto rispetto e l’arma atomica. Come ce l’ha la Gran Bretagna, che se l’è fabbricata ancora prima della Francia. Ma il colmo non è questo: è che l’Italia non soltanto non è grata agli Stati Uniti (di cui personalmente capisco benissimo l’isolazionismo) ma chiede che Washington ritiri le sue basi. Si rendono conto, questi italiani scervellati, che domani dovrebbero pagare molte più tasse, per avere un esercito credibile?
Non basta. Da decenni l’Italia lotta contro il merito e la competenza. Basta vedere la cultura, l’italiano (e la pronuncia!) dei giornalisti televisivi. Basta vedere che la scuola italiana sforna degli analfabeti sostanziali. E questo perché? Perché don Milani a suo tempo ha convinto tutti che a scuola promuovevano i figli dei ricchi. E allora todos caballeros. Del resto un esito di questa mentalità – divenuta forza di governo – si è visto quando i pentastellati hanno detto che uno vale uno. E poi li abbiamo visti all’opera.
La nostra mancanza di senso del ridicolo arriva a definire “diversamente abili” i minorati. Abili a che cosa? Se un cieco suona bene il pianoforte non è “diversamente abile”, è “abile e basta”. Come un pianista non cieco. E quanto al fatto che non vede, quel fatto non è per nulla compensato da una “diversa abilità”, che del resto nulla gli garantisce e che suona come un’irrisione..
Insomma l’accumulo di bestialità cui l’Italia ha dato luogo nel corso di tanti decenni è improbabile che rimanga impunito. Un proverbio inglese insegna che “the fool and his money are soon parted”, lo sciocco e il suo denaro sono presto separati. Per noi si può dire che l’Italia e il suo livello economo saranno presto separati.
Non vorrei essere il Presidente del Consiglio del prossimo governo nemmeno se mi raddoppiassero la paga.
giannipardo1@gmail.com

UN FUTURO DI PIOMBOultima modifica: 2022-09-05T07:33:25+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “UN FUTURO DI PIOMBO

  1. Ma no, ma no! “il risparmio degli italiani ha una capacità superiore ai 3,3 trilioni di dollari. Vuol dire il 22 per cento in più del debito pubblico e 1,85 volte il Prodotto interno lordo” (https://sbilanciamoci.info/il-risparmio-degli-italiani-sviluppo-smarrito-e-finanza-dimpatto/): ma Le pare che, in caso di necessità per il Paese, la Nazione. il Popolo (di santi, eroi, navigatori ecc. ecc.), gli italiani non sarebbero pronti a “dare l’oro per la Patria”? Ma figuriamoci! Li tengono al calduccio proprio per questo, per essere pronti a dare una mano ai confratelli. Sì, aumenta il debito “dello Stato”, ma, identificandoci noi con esso medesimo, basterà un suo fischio e prontamente interverremo.

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