PERCHÉ I RUSSI HANNO ODIATO GORBACIOV

C’è un problema eterno, nella storia: sono gli uomini che determinano gli avvenimenti, o sono gli avvenimenti che fanno sorgere gli uomini che li guidano e li interpretano? Per giunta non è escluso che a volte si realizzi la prima ipotesi e a volte la seconda. In questo senso ci si può chiedere: qual è stato il significato storico di Mikhail Gorbaciov?
Come sappiamo, questo Segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica mise in moto quella serie di avvenimenti che, secondo le sue speranze, doveva conciliare il comunismo con la libertà, e l’economia marxista con la prosperità. Di fatto – e in questo i suoi critici hanno ragione – la sua azione contribuì all’implosione dell’Unione Sovietica. In seguito, proprio per questa colpa, in patria quel riformatore è stato universalmente esecrato. Mentre all’estero ha mietuto ogni forma di apprezzamento, incluso il Nobel per la pace.
E tuttavia il momento topico di questa vicenda, a mio parere, non è stato quello in cui Gorbaciov si è messo a parlare di verità e trasparenza (Glasnost), e neppure quando ha invocato la ristrutturazione del modello produttivo russo. Il momento topico è stato quando, nella confusione generale, si è pensato di dare applicazione ad un principio fondante dell’Unione delle Repubblica Socialiste Sovietiche: quello secondo cui (come consacrato nella Costituzione, nientemeno) l’Unione era su base volontaria. In altri termini, i componenti ne avrebbero fatto parte soltanto finché avessero voluto. E, chissà, forse molti speravano, chiedendo l’applicazione concreta di quel principio, cioè di conservare l’Impero fondandolo sul consenso. Il risultato fu invece un fuggi fuggi generale, dagli Stati Baltici a Paesi asiatici come l’Uzbekistan. Con un drastico ridimensionamento di quella che era stata l’Unione Sovietica, che certo non fu colpa di Gorbaciov. Si vide anzi che innegabilmente essa era stata una prigione e che, aperta la porta, la maggior parte dei detenuti era fuggita. L’Impero era fondato sull’oppressione, e l’oppressione aveva generato odio.
Gorbaciov evidentemente non aveva previsto tutto questo. Aveva anzi sperato che l’Unione approfittasse dell’occasione per essere più libera e più umana. Perfino ridimensionata fino a Federazione russa, l’ex Unione poteva divenire un Paese democratico fondato sul consenso dei cittadini. Cioè un Paese che si inserisse nel contesto internazionale non come un pericolo, per tutti, ma come un socio. E infatti la Russia ci provò, ad essere democratica. Forse per un decennio. Ma presto – seppure a poco a poco – ritrovò le sue radici autocratiche e oppressive, e si consegnò mani e piedi legati a Putin.
L’amara conclusione è che in Russia non sono gli “uomini forti” che creano la dittatura, è la Russia stessa che tende a quel regime. Non sono i dittatori che con la paura costringono i sudditi all’obbedienza, sono i sudditi stessi che non concepiscono altra forma di potere. E infatti l’Impero si è dissolto non appena – per un momento – non ha più fatto paura. La colpa di Mikhail è stata quella di sorridere. Dunque di essere debole e inadatto a governare. Anche per questo è stato odiato
Se i russi avessero avuto occhi per vedere, da quell’avvenimento avrebbero dovuto capire che, prima ancora di cambiare forma di governo, avrebbero dovuto cambiare mentalità. Avrebbero dovuto capire che la secolare oppressione non li aveva privati di alcune libertà fondamentali dei cittadini, ma soprattutto li aveva privati della percezione della loro mancanza. Loro, che si sono tanto vantati – a torto – della Rivoluzione d’Ottobre, avrebbero dovuto procedere ad una rivoluzione umanistica, fino a divenire adulti, fino a sentire che lo Stato apparteneva a loro, e non loro allo Stato. E invece hanno odiato Gorbaciov, proprio perché non ha usato il loro fondamentale strumento politico: la forza bruta e l’odio.
Gorbaciov ha sognato una Russia amata e pacifica, e la Russia ha odiato lui. Ora i russi sostengono con entusiasmo un autocrate come Putin che, invadendo l’Ucraina, ha confermato che la Russia vuole sempre dominare con la prepotenza e facendosi solo nemici.
Gorbaciov si è illuso, sul suo Paese. Se Stalin potesse vederlo dall’inferno in cui è, scoppierebbe in una risata omerica. “Hai visto, piccolo sciocco? Sei stato buono, e ti hanno odiato; sono stato cattivo e mi hanno venerato. Hai fatto bene ad andartene in esilio. Non eri degno di essere russo”.
giannipardo1@gmail.com

PERCHÉ I RUSSI HANNO ODIATO GORBACIOVultima modifica: 2022-09-02T07:48:47+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “PERCHÉ I RUSSI HANNO ODIATO GORBACIOV

  1. Sarebbe interessante ricostruire come si è creata, costruita, modificata e mantenuta questa mentalità “imperiale” (necessariamente illiberale e costrittiva), al contrario di quanto è accaduto per Roma, Costantinopoli, l’Inghilterra, la Francia e che gli USA sono ben lungi dall’eguagliare (la Cina ci sta provando, con un certo successo). Su Wikipedia (la bibbia di noi incolti) si trovano indizi, e i due volumi di Geoffrey Hosking (pesantucci, però) ne danno un quadro storico interessante nelle sue varie configurazioni. E la conclusione che se ne trae è che l’umanità – intera – non si è allontanata mai (e presumibilmente mai si allontanerà) dalla “cultura di potenza soverchiante” impersonificata da una “personalità-alfa” (maschile, o talvolta da “donna con le palle”) tipica dei primati, alla quale sacrificare anche il piccolo mondo del “tizio qualunque”.

  2. In effetti G. ha osato remare “in controtendenza” rispetto al tradizionale modello politico-istituzionale (autoritario-gerarchico) e ragionevolmente anche socio-culturale russo: soprattutto questo non gli è stato perdonato in patria.
    Gli va cmq attribuito quantomeno il grande merito di averci seriamente provato…

  3. Mah, non so se Gorbacev (qualcuno ha osservato che si scrive così, non Gorbaciov) sia stato davvero odiato. Sicuramente non pochi russi pensano che la dissoluzione dell’Unione sovietica sia da imputare a lui, ma che sia stato davvero odiato non credo. Il suo regno del resto è durato pochissimo, alcuni anni. Poi è sparito, è stato dimenticato. Ha cercato di riciclarsi con qualche lodevole iniziativa, ma non ce l’ha fatta. In una sua recente e lunga intervista l’ho trovato imbolsito, reticente, poco interessante. Era stanco o discreto? Sembra che abbia condannato l’aggressione all’Ucraina, ma in privato.

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