L’IPERPUNIZIONE

A volte commettiamo un errore e la vita ci perdona. A volte commettiamo un errore e la vita ci punisce. E per giunta la gravità della punizione è spesso indipendente dalla gravità dell’errore. Infatti, nel caso della crisi del gas, l’Europa Occidentale ha commesso un errore e, cosa che non immaginava nemmeno, oggi riceve una maxi-punizione.
Tutto parte dal non aver seguito un consiglio banale. Quando investirete investirete il vostro denaro qualunque promotore finanziario vi ripeterà l’efficace ed eterna banalità secondo cui non bisogna mai mettere tutte le uova nello stesso paniere. Il principio è dunque: “Diversificare gli investimenti”. Analogamente non dobbiamo diventare dipendenti da un solo fornitore di beni e servizi perché, nel caso litigassimo, costui potrebbe ricattarci. O comunque procurarci gravi problemi. Ed è ciò che sta avvenendo col gas e la Russia.
Qui è dove l’economia incontra la geopolitica e ne esce sconfitta. Certo, conviene comprare il grano ucraino o canadese, meno caro, che produrlo a costi maggiori sul nostro montagnoso territorio. Ma come ci troveremmo se, per qualunque ragione, quella fornitura si interrompesse? Per questo bisogna avere sempre una propria produzione di grano, a costo di sovvenzionarla per resistere alla concorrenza estera. Perfino la Gran Bretagna, malgrado il suo clima infame, dovrebbe avere un’agricoltura che la metta in grado di sopravvivere. E questo vale soprattutto per l’importazione di beni strategici, dove “strategici” significa: “di cui non si potrebbe mai fare a meno”. E invece la Germania è divenuta dipendente dal gas russo per il 50% del suo fabbisogno. Una follia.
Il gas è tuttavia una “commodity” speciale. Tutti i metalli viaggiano per mare, come tutti i cereali, il caffè e via dicendo. Se dunque il Venezuela alza il prezzo del suo greggio si può comprare petrolio in Nigeria o in Norvegia. Il gas invece viaggia per gasdotto e costruire un gasdotto richiede anni. Se dunque si chiudono improvvisamente i rubinetti si mette in gravissima difficoltà il destinatario.
Qualcuno potrebbe chiedere come mai, dal momento che il gas si può trasportare per mare liquefatto, non si compri gas liquido, anche se costa di più. Il fatto è che per rigassificarlo sono necessari degli impianti che non abbiamo. Si possono noleggiare degli impianti galleggianti ma queste navi costose e in numero limitato. Insomma, se viene a mancare il gas russo, non ci si può mettere rimedio alla crisi dall’oggi al domani. Così, da quando (fine 2021) la Cina si è messa a comprare più gas facendone salire il prezzo, e poi c’è stata la guerra in Ucraina, ci siamo trovati in serissimi guai. Il problema è immediato ma non esiste una risposta immediata. Come mai ci siamo infilato in questo vicolo cieco? La risposta è: ideologia.
Berlino ha seriamente pensato che Mosca non era più quella di un tempo. La Russia era divenuta democratica; la Germania aveva bisogno di comprare gas russo e la Russia aveva bisogno di venderlo: e questa era una garanzia; per non parlare dei cordiali rapporti personali tra Vladimir Putin e Angela Merkel. Perché pensare sempre al peggio? Se qualcuno fosse andato in Germania a dire che quel comportamento era un errore blu di geopolitica, sarebbe stato male accolto.
Negli anni recenti, non soltanto la Germania è stata dipendente per il 50% dal gas russo, ma ha anche chiuso le sue centrali a carbone e stava per chiudere anche le sue ultime tre centrali nucleari. Malgrado le proteste americane, ha costruito e pagato un secondo gasdotto (il NordStream2) in modo da dipendere dal gas russo per il 100%. Una vera follia. Ma nella nostra epoca chi è prudente e realista viene trattato da menagramo. “Ragioni come nell’Ottocento! A parte che i russi commetterebbero un suicidio economico, se ci sospendessero le forniture, gli uomini non sono un branco di belve e rischiano di diventarlo se non apriamo loro un credito, se non ci fidiamo, se non tendiamo loro la mano. Forse una volta l’abc dei rapporti internazionali era la forza, oggi è l’amicizia”. E avanti così, a base di morale, di speranze, di belle parole. Forse in futuro gli storici si chiederanno se i governi tedesco e italiano di questi anni non fossero composti da deficienti.
A voler essere generosi si può anche ammettere che ancora nel gennaio di quest’anno nessuno ipotizzava una guerra in Europa. Ma appunto, quando il pericolo è remoto ma catastrofico, per prevenirlo non bisogna aspettare che si verifichi o sia imminente. Ce lo insegnano gli infiniti sforzi prodigati per la sicurezza degli aerei di linea.
Fra l’altro, l’errore della Germania e dell’Italia è stato sistemico. Da anni questi due Paesi si riempiono la bocca di ecologia, di automobili elettriche, di energie rinnovabili, di rifiuto dei combustibili fossili – pfui! – e poi dimostrano di non essere in grado di sopravvivere a una riduzione delle forniture di gas. Si può essere più velleitari e più dementi di così? L’iperpunizione che subiamo possiamo definirla eccessiva, ma non immeritata.
giannipardo1@gmail.com

L’IPERPUNIZIONEultima modifica: 2022-08-29T12:35:42+02:00da gianni.pardo
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