IL DNEPR IN GUERRA

L’Ucraina è un Paese diviso in due dal Dnepr, un fiume tanto ampio che, in assenza di un ponte, nella metà meridionale passare da una parte all’altra con la forza presenta più o meno le stesse difficoltà di uno sbarco. Addirittura in molti tratti del suo percorso è largo molti chilometri o forma dei laghi. Chi guarda su Google Earth la schermata dell’intera Francia non vede certo la Senna (larga a Parigi 60/80 m) mentre il Dnepr si vede anche dal satellite. E tutto ciò ha un’importanza strategica.
Il Dnepr nasce non lontano da Smolensk, in Russia, passa in Bielorussia (per un lungo tratto rappresenta il confine naturale con l’Ucraina) e infine percorre tutta l’Ucraina. Prima scende verso sud-est e poi scende verso sud-ovest, fino a sfociare, con immense paludi (se leggo bene la carta) nel Mar Nero. Esso separa tanto nettamente le due metà della nazione che, addirittura, può dirsi che l’Ucraina ucraina è la metà ovest, mentre la metà est è anch’essa Ucraina, ma parla spesso russo, soprattutto nella parte più orientale. Non che questo diminuisca il suo patriottismo: si è visto a Kharkiv, città russofona e a pochi chilometri dalla Russia, che tuttavia ha fieramente resistito ai russi.
Seguendo su grande scala il corso del fiume – grosso modo da Zaporižža fino al Mar Nero – si nota che i ponti sono pochissimi. Procedendo verso sud si incontra soltanto una diga e infine due ponti a Kherson. Ma proprio questi due ponti sono stati distrutti con estrema precisione ed efficacia dagli Haimars di produzione americana, quei sistemi d’arma che Zelensky ha tanto insistito per avere. Ciò vuol dire che le truppe russe ad ovest del Dnepr sono isolate rispetto a quelle che sono ad est del Dnepr, fino al Donbass. I rifornimenti divengono dunque estremamente problematici. Essi infatti dovrebbero attraversare il fiume su natanti o chiatte, incontrando difficoltà non dissimili da quelle di uno sbarco dal mare. Infatti è noto che, negli sbarchi, il tratto più pericoloso e addirittura mortale sono proprio gli ultimi cento metri, e il Dnepr molto spesso è ben più largo di cento metri. Negli sbarchi infatti i fanti vanno a piedi e – si è visto a Omaha Beach, nel 1944 – molti non sopravvivono. Né i russi possono contare sulla sorpresa, dal momento che sono sorvegliati sia dal cielo, con i satelliti, sia dalla popolazione ucraina.
Se le cose stanno così, dal momento che i rifornimenti non possono arrivare neanche via mare (i missili antinave ucraini – inglesi? – hanno già inferto pesanti perdite alla flotta russa), per i russi la situazione ad ovest del Dnepr è veramente precaria. Non gli sarebbe nemmeno facile la ritirata, dato che si tratta sempre di attraversare il fiume.
Questa situazione mi ricorda quella che si verificò nel 1967, durante la Guerra dei Sei Giorni, quando l’esercito israeliano tagliò le comunicazioni fra un esercito egiziano nel Sinai e il resto dell’Egitto. Non potendo nemmeno ritirarsi, e rischiando di morire di sete, gli egiziani si affrettarono a concludere la pace. E di guerre con Israele non hanno mai più parlato.
Ci si può chiedere come mai, malgrado la strabiliante potenza dell’artiglieria russa e la quantità di colpi sparati sull’Ucraina, si parli tanto degli Hymars, fino ad ipotizzare che essi possano influire sulle sorti della guerra. Il fatto è che l’artiglieria russa spesso si limita a distruggere (anche condomini, ospedali, università e comunque obiettivi privi di qualunque importanza militare), mentre l’accuratezza della ricognizione satellitare o comunque dell’intelligence al servizio dell’Ucraina è tale che praticamente ogni colpo sparato da un Hymars fa centro. È così che si fanno saltare ponti, depositi di munizioni, perfino centri di comando (in particolare quello della Wagner) e via dicendo. Mille colpi a vanvera valgono meno di cinquanta colpi assolutamente a segno, e su un obiettivo sensibile.
Per giunta gli Hymars sono invulnerabili per uno speciale motivo. Pare che, essendo colpiti da un missile, si possa calcolare da dove viene e rispondere con un missile. Fino a distruggere la batteria nemica. Nel caso dell’Hymars ciò è impossibile. Infatti la sigla significa High Mobility Artillery Rocket System, e quell’“alta mobilità” implica che, sparato il colpo, il camion che reca il sistema d’arma si dilegua e, il missile nemico, ammesso che arrivi un, non troverà più niente.
Dicono che questo tipo di artiglieria sia anche servito da incoraggiamento alle truppe ucraine, ora più che mai convinte di potere rispondere adeguatamente ai russi. Ma questo poco importa. Conta il fatto obiettivo di avere tagliato le comunicazione attraverso il Dnepr nella metà sud del Paese. Se questo avrà influenza sulla guerra, è ciò che vedremo in futuro.
giannipardo1@gmail.com

IL DNEPR IN GUERRAultima modifica: 2022-08-20T07:09:17+02:00da gianni.pardo
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