LA SCONFITTA DEL DOPOGUERRA

Con questa guerra insensata, anche se la vincesse, la Russia ha provocato a sé stessa danni irreparabili. Basta considerare alcuni fatti incontrovertibili.
È vero che gli Stati occidentali, in particolare la Germania, l’Ungheria, l’Italia, sono stati talmente stolti da mettersi in condizione di dipendere dalla Russia per forniture essenziali di energia. Sono divenuti ricattabili e sono stati perfino costretti dal bisogno a finanziare con i loro acquisti la guerra della Russia. Ciò è avvenuto perché, per decenni, sono stati guidati da dementi. I tedeschi addirittura, per essere sicuri di non potersi salvare, hanno chiuso le loro centrali nucleari. Ma questo riguarda il passato. Come andranno le cose in futuro?
In futuro, tutti faranno tesoro di queste esperienze; tutti sapranno che cos’è una seria strategia economica e tutti ricorderanno che non conviene dipendere da un solo fornitore. E soprattutto non dalla Russia. Sicché mai più Mosca potrà vendere all’Occidente la stessa quantità di gas che ha venduto negli ultimi anni. Oggi Putin agita una spada temibile che però si arrugginisce a vista d’occhio e si sfalda. La fine del suo potere energetico non si è ancora verificata soltanto perché, tecnicamente, certe operazioni richiedono più di qualche mese. Ma la cattiva figura di Berlino è stata così grave da appannare la passata gloria di Angela Merkel. Nessuno mai dimenticherà quello che è avvenuto.
Altro enorme errore commesso dalla Russia è stato quello di allarmare gli Stati aderenti alla Nato. Il sodalizio sembrava destinato a chiudere i battenti per raggiungimento dello scopo sociale quando è stato riportato in vita dalla dimostrazione concreta che la guerra in Europa è ancora possibile. Ed anche questo ammaestramento è a titolo definitivo. Se per molti anni parlare di armi è stato tabù, anzi una forma di insensibilità storica (“Non avete capito che l’epoca delle guerre, in Europa, è tramontata?”) oggi nessuno più oserebbe definire inutili le spese militari.
L’adesione all’alleanza di Svezia e Finlandia (che andrà comunque in porto) in questo senso è stata un tremendo colpo strategico, per la Russia. Essa si è sempre lamentata di essere “chiusa” nel Mar Nero, dipendendo dalla Turchia per attraversare il Bosforo ed ora, oltre ad essere chiusa a sud, sarà chiusa a Nord. Prima il Baltico era “neutrale” e le navi russe potevano arrivare al Mare del Nord lungo rotte “non nemiche”; domani dal Baltico si potrà uscire soltanto col consenso di Svezia e Danimarca, cioè della Nato. Non è un affare. Alla Russia rimane Murmansk, nel Mar Bianco, ma considerando le temperature dell’Oceano Glaciale Artico non è l’ideale.
La Russia aveva ottenuto la denuclearizzazione dell’Ucraina promettendo la pace e il rispetto delle frontiere. Ed ora, visto quello che è successo, forse batterà qualche record di inaffidabilità. Il Portogallo vive tranquillo da secoli, essendo per tre lati circondato dalla Spagna, perché la Spagna non ha mai manifestato mire espansionistiche o aggressive. E infatti i rapporti fra i due Paesi sono perfetti da tempo immemorabile. La Polonia invece ha tutti i motivi per non fidarsi della Russia. Non dimentica certo che è stata amputata dei suoi territori orientali annessi dalla Russia, a conclusione della Seconda Guerra Mondiale e che, per amore della pace nessuno, per quasi ottant’anni, ha protestato contro questa ingiustizia a carico della Polonia. Varsavia – ricordiamolo – è stata una vittima incolpevole della Seconda Guerra Mondiale e dunque non aveva nessun dovere di compensare, con una parte del suo territorio, la Russia vittoriosa. Caso mai era la Russia, che avrebbe dovuto risarcire la Polonia, perché col Patto Ribbentrop-Molotov è stata per qualche tempo alleata del nazismo, concordando con Hitler la spartizione della Polonia, metà a te e metà a me. Ma – si dirà – questa era la logica di Stalin. Perché, per caso Putin ragiona diversamente?
Ma appunto, per merito di Putin, questa costosa immobilità è finita. Se un giorno – la storia è una vicenda senza fine – la Germania reclamasse i suoi territori orientali, dicendo alla Polonia di riprendersi quelli che furono suoi e che la Russia le ha rubato, la Russia potrebbe forse obiettare che i confini sono sacri? O non erano sacri soltanto quelli ucraini?
Che lo capisca o no, la Russia ha aperto la porta alla revisione delle frontiere. E dunque alla guerra. Lo stesso calcolo che ha fatto, pensando di permetterselo perché è forte, è erroneo. La Russia non è l’Unione Sovietica: è un Paese povero e screditato. Rimane certo difficile occuparla fino a Irkutsk, ma in una guerra convenzionale nessuno impedirebbe a Polonia e Germania alleate di respingerla sui suoi confini del 1939 o prima. Se Napoleone e Hitler si fossero fermati a metà strada fra la Polonia e Mosca, come avrebbero fatto, i russi, a respingerli indietro?
La Russia è uscita dalla legalità internazionale e non potrà più invocarla. Forse non si rende conto di quanto questo può essere nocivo. Un esempio glielo può fornire l’Italia, Paese che (salvo che con l’aggressione alla Grecia, nella Seconda Guerra Mondiale) in generale ha agito nell’ambito della legalità e tuttavia, esitando fra le alleanze, e ogni volta scegliendo quella che reputava “la sua bella convenienza” (per non parlare del voltafaccia nei confronti della Germania nel 1943) si è fatto una tale fama di traditore da essere condannato alla vecchia battuta: “Gli italiani non finiscono mai una guerra con gli stessi alleati con cui l’hanno cominciata”. E dire che non è stato così nella Prima Guerra Mondiale. Ma poco importa: nell’immaginario europeo siamo inaffidabili e voltagabbana. Per quanti decenni dovremo comportarci bene, perché gli altri dimentichino queste accuse? Per noi basterà forse un altro mezzo secolo, ma per la Russia? Quand’è che l’Occidente smetterà di considerarla la propaggine non ancora civilizzata dell’Europa orientale?

LA SCONFITTA DEL DOPOGUERRAultima modifica: 2022-06-25T11:02:42+02:00da gianni.pardo
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