TCNICAMENTE

Vorrei proprio sbagliare ma – seguendo stampa e televisione in Italia – si ha la sensazione che l’Ucraina stia perdendo la guerra. In questo campo però fidarsi delle sensazioni è quanto di peggio si possa fare. Meglio attenersi ai fatti incontestabili.
Una certezza è che ora la Russia non sta più perseguendo lo scopo che aveva all’inizio dell’invasione. Oggi di annettersi l’intera Ucraina non si parla nemmeno e sembra si miri piuttosto all’annessione del sud est dell’Ucraina. Ma se così fosse, avendo la Russia già occupato il territorio desiderato, come mai tutti dicono che “la guerra sarà lunga”? Se la vittoria si fosse già avuta oggi i combattimenti si chiamerebbero “rastrellamenti” e invece le prospettive a medio termine sono preoccupanti. Infatti Putin ha “ordinato” di concludere le operazioni entro giugno: e questo ordine, pure militarmente assurdo, dimostra la sua fretta.
Secondo lo storico William Shirer (autore della famosa Storia del Terzo Reich) la Germania aveva “tecnicamente” perso la guerra circa tre anni prima della resa del maggio 1945. “Tecnicamente” significava che, da quel momento, ogni giorno avrebbe visto più vittorie degli Alleati e più sconfitte dell’Asse, fino all’inevitabile esito finale. Hitler volle a lungo negare questa evidenza e ciò costò inutilmente caro alla Germania.
La preoccupazione russa per il dopodomani traspare anche dall’atteggiamento riguardo ai possibili negoziati di pace. Mentre prima gli ucraini facevano proposte e la Russia diceva no, oggi la Russia fa proposte di pace e gli ucraini rispondono: “Prima ve ne andate dal nostro territorio e poi discutiamo”. Che è un modo di mandarli al diavolo. Come mai queste posizioni, in contraddizione con la “sensazione” di sconfitta dell’Ucraina?
Una risposta è possibile. La Russia amerebbe congelare lo stato attuale perché teme che l’aiuto militare americano divenga tanto determinante da modificare la situazione sul terreno: dunque sarebbe lieta di firmare al più presto una tregua, prima che gli incubi divengano realtà. Anche per questo ha moltiplicato le distruzioni: per piegare la resistenza morale di Kiev. Ed anche per questo ha azzardato il ricatto del grano al mondo, perché spera che tutti ne diano la colpa all’Ucraina e agli Stati Uniti. Ma specularmente Kiev spera che il peggio sia stato superato. Se dunque resiste ancora è perché considera la situazione non com’è, ma come si aspetta che divenga. L’esercito di Kiev è meno numeroso e meno armato di quello russo ma, essendo molto risoluto a battersi per il suo Paese, se dall’oggi al domani disponesse di armi pari o superiori a quelle dei russi, potrebbe seriamente contrattaccare. E proprio queste armi gli ucraini attendono dall’America. Ecco perché non si considerano “tecnicamente” sconfitti.
Il futuro è sempre un’incognita, ma questi scenari non sono fantastici. Le risorse degli americani (sempre che non cambino politica) sono per così dire infinite, mentre quelle russe non lo sono. Ricordiamo che il loro prodotto interno lordo è inferiore a quello dell’Italia. Essi hanno già perso molti mezzi corazzati e potrebbero avere difficoltà a rimpiazzarli, sia perché ci vuol tempo per costruirli (e non parliamo del costo) sia perché, a causa delle sanzioni, potrebbero avere difficoltà a procurarsi parti speciali e materiali essenziali per la produzione. Mentre per gli americani, riguardo all’aiuto da fornire a Kiev, si tratta soltanto di volerlo o non volerlo. Nel loro bilancio cinquanta miliardi di dollari sono un’inezia. Il presente assegna un sicuro vantaggio alla Russia. Sul futuro nulla possiamo dire di serio salvo che preoccupa la Russia.
In tutto questo problema l’Europa non è stata menzionata e non è una svista. Prima che Putin attaccasse l’Ucraina, essa appariva come una medusa spiaggiata, molle ed inerte. Poi improvvisamente si è rialzata e sembrava forte e scattante come un mammifero. Purtroppo, la risurrezione è durata un mese. Mentre Washington, quando vuole, è una tigre.
giannipardo1@gmail.com

TCNICAMENTEultima modifica: 2022-06-09T09:05:11+02:00da gianni.pardo
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