I QUATTRO ERRORI DI PUTIN

E l’impossibilità del negoziato
Quando, nei secoli passati, si tentava di realizzare il famoso “moto perpetuo”, tutti erano convinti che si trattasse soltanto di trovare il meccanismo giusto. Dunque, se non funzionava, si pensava che si dovesse correggere qualche errore. E invece mai nessun moto perpetuo funzionò, perché non avrebbe mai potuto funzionare. A questo semplice riferimento storico si pensa quando tanti parlano, a proposito della guerra in Ucraina, della necessità di un “cessate il fuoco”, di una “soluzione diplomatica del conflitto”, senza capire che, quando si arriva ad una guerra, è perché quelle soluzioni sono già state esplorate senza successo.
La guerra scoppia quando c’è incertezza sulla potenza delle parti. Infatti, se la sproporzione è evidente, il più debole, invece di combattere, si arrende: Cecoslovacchia, 1968. Se invece la guerra scoppia, poi continua finché c’è incertezza su chi la vincerà. Se un Paese è ragionevole, e si accorge di avere tecnicamente perso, si arrende per evitare maggiori danni, come fecero gli Imperi Centrali nel 1918. Viceversa se un Paese, quando tecnicamente ha già perso, continua a combattere, come la Germania nel 1943, è perché è guidata da un pazzo che non si cura minimamente del suo popolo. Qualcuno che è indifferente alla morte di milioni di suoi compatrioti.
I principi fondamentali sono dunque: la guerra scoppia e dura per un’incertezza su chi la vincerà. I negoziati sono possibili quando uno dei due è convinto di avere tecnicamente perso, o quando ambedue i belligeranti sono tanto stanchi da essere disposti a un compromesso.
Si potrà cominciare a parlare di pace solo quando i belligeranti si saranno dissanguati fino a chiedersi se veramente valeva la pena di combattere quella guerra e saranno pronti ad una soluzione di compromesso. Ma parlarne dopo soli tre mesi di guerra, come nel caso dell’Ucraina, è assurdo. Bisogna aspettare che tutti e due i Paesi in guerra non sperino più nella vittoria o la vedano troppo costosa per desiderarla. Oggi assolutamente non esistono le condizioni per una soluzione diplomatica, perché la Russia non comprende appieno il vicolo cieco in cui si è cacciata. Lo scorrere del tempo le è nemico e la sua condizione somiglia a quella della Germania nel 1943. L’offensiva delle Ardenne, a cavallo fr 1944 e 1945, dimostrò la capacità di combattere dell’esercito tedesco, anche in quel momento. Ma a che poteva servire, con una guerra tecnicamente perduta da anni?
La guerra attuale – come tante altre – è nata da un errore: Putin era convinto che l’Ucraina sarebbe stata contenta di cambiare regime e ridivenire una parte della Grande Russia. Il secondo errore è stato l’aver reputato che – se pure si fosse sbagliato – avrebbe ottenuto lo stesso l’annessione di quel Paese, perché l’esercito russo avrebbe schiacciato quello ucraino. E anche questo non si è rivelato vero. Senza dire che, anche vincendo, la Russia si sarebbe trovata a fronteggiare un’eterna e sanguinosa guerriglia. Ma passiamo all’errore numero tre. Putin reputava che in ogni caso il problema fosse russo-ucraino perché l’Occidente, come tante altre volte, a parte qualche predica, non avrebbe reagito in concreto. E invece l’Occidente ha reagito tanto vivacemente da rendergli impossibile la vittoria, neppure riducendo di molto le sue pretese. E infatti oggi è proprio Mosca che accusa Kiev di non volere negoziati seri.
Se Putin fosse stato quell’uomo intelligente che in tanti pensavamo fosse, quando l’America ha deciso di intervenire con le sue colossali forniture, avrebbe dovuto cercare la soluzione diplomatica. Troppi elementi gli sono contrari. Gli ucraini sono motivatissimi (anche come conseguenza del comportamento dell’esercito russo) e sono determinati a battersi fino all’ultimo uomo, per tutto il tempo che sarà necessario. Mentre al contrario il morale dei soldati russi è basso. Ma, soprattutto presto, con l’aiuto degli Stati Uniti, i difensori avranno un armamento che rischia di essere superiore a quello degli aggressori. A questo punto Putin avrebbe dovuto capire che la soluzione migliore, per la Russia, sarebbe stata un’immediata cessazione del conflitto.
Così oggi Putin commette l’errore numero quattro. Spinto da un orgoglio tanto enorme quanto infondato (da buon russo) si incista nella sua posizione, parla di conseguire tutti gli obiettivi iniziali e rende di fatto impossibile per la Russia qualunque soluzione che non sia la sua più completa umiliazione. Perché? Semplicemente perché, come diceva l’antico detto. “Dio fa impazzire coloro che vuol perdere”.
Dunque è inutile parlare di negoziati. Dato l’avversario, l’unica via che conduce alla la libertà e alla pace è la guerra. La guerra e – se possibile – la vittoria.
giannipardo1@gmail.com

I QUATTRO ERRORI DI PUTINultima modifica: 2022-05-23T07:40:41+02:00da gianni.pardo
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