LA TRAGEDIA DELL’ORSO RUSSO

Il pistolero dei film western, ai suoi tempi, era chiamato “Fast drawer” o “quick drawer” cioè un “velocissimo estrattore della pistola dalla fondina”, naturalmente capace di colpire il bersaglio. I film hanno creato una leggenda, in materia, facendo anche vedere prodezze inverosimili, come l’uso della pistola contro bersagli lontani, cosa per la quale è adatto soltanto un buon fucile. Credo tutto dipenda dalla lunghezza della canna. L’esplosione della cartuccia imprime al proietto una grande velocità, ma è necessario un certo percorso perché l’accelerazione sia completata e la canna del revolver è troppo corta, per questo.
Film a parte, è comunque vero che nel West la gente andava in giro armata e ogni tanto lo shooting si verificava realmente. Né è falsa la fama del “fast drawer”, che capitava degli sciocchi o dei presuntuosi sfidassero, il più delle volte lasciandoci le penne. E qui si vede come l’essere conosciuti soltanto per una speciale qualità possa trasformarsi in una condanna. Il comico famoso non può andare a fare benzina senza che il pompista gli chieda: “Me la racconta una barzelletta?”, senza rendersi conto che è come se il comico gli chiedesse: “Me lo fa il pieno gratis? Lei del resto non fa che distribuire benzina dalla mattina alla sera”. Nello stesso modo i grandi pistoleri dovevano spesso evitare con sforzo le provocazioni dei cretini.
È la maledizione del bullo. Diviene bullo chi da piccolo è stato tanto maltrattato che ha imparato a difendersi. Oppure chi è stato abituato alla brutalità, sia ad infliggerla sia a subirla. Ed anche il ragazzino sotto dotato intellettualmente, ma forte, che cerca ogni occasione per farsi, se non rispettare, almeno temere.
Il bullo ha continuamente bisogno di farsi valere e questa è una palese dimostrazione di insicurezza. Nei film western infatti il protagonista non è mai un bullo che cerca la rissa, ma un onest’uomo che avrebbe preferito non dover impugnare la pistola. Ottimi, in questo ruolo, attori come James Stewart o Henry Fonda: personaggi pacifici, quasi timidi e tutt’altro che attaccabrighe.
Lunga premessa per parlare di un intero Paese europeo, la Russia, che si comporta come un bullo e forse ha gli stessi complessi del bullo. Se si guarda una carta d’Europa – con tutti i membri della Nato colorati di blu – si rimane sbalorditi vedendo le dimensioni di questa alleanza, e dapprima si potrebbe pensare ad una universale coalizione contro l’Orso russo. Cosa divenuta ancora più evidente con l’inclusione di Finlandia e Svezia, che completano il nuovo “vallo di Adriano” a nord. In realtà chi teme sempre di essere aggredito è proprio la coalizione; e chi rischia sempre di aggredire è l’Orso.
Questa è una tragedia. Dal 1945 al 1989 in Europa Mosca ha giganteggiato, ha sottomesso mezzo continente ed è riuscita soltanto a farsi odiare. Dovunque sia stata ha lasciato pessimi ricordi e il programma di tutti è divenuto “never again”: mai più cadere sotto il dominio russo. A costo di morire sulle barricate. O, più semplicemente, a costo di rinunciare alla propria tradizionale neutralità, dopo duecento anni, e di essere costretti ad entrare in guerra per difendere un altro Paese attaccato dal costantemente affamato bestione.
Questa situazione è tremenda, per l’interessato. Da un lato l’Orso non è amato come potrebbe esserlo un cane o un cavallo, dall’altro da gran tempo ormai non è più quello che fu perché, non appena ne hanno avuto la possibilità, tutti gli Stati dell’Unione Sovietica sono scappati, lasciando sola la Russia.
La situazione migliore è quella di chi è amato. La più problematica quella di chi è soltanto temuto, e oggi l’Orso russo ha toccato il fondo: non è né amato né temuto da chi ha l’ombrello della Nato. Se l’Ucraina vincesse la guerra, non soltanto riconquisterebbe il proprio territorio, ma forse distruggerebbe l’idea tanto grandiosa quanto infondata che la Russia ha di sé. Se si riesce a mettere k.o. il bullo non gli si fa perdere soltanto quella sfida, ma anche la stima che aveva di sé. Infatti non aveva altri valori, oltre i suoi pugni.
Il bullo è patetico. Basti vedere come reagisce la Russia all’ingresso di due Paesi scandinavi nella Nato: se aumentano i “nemici” non cerca la pace, ma moltiplica le sue minacce, come se la sua forza fosse infinita. E a questo punto quasi se ne vorrebbe avere pietà. Ma è meglio vincerla, questa tentazione. Perché la sua diabolica natura potrebbe spingere l’Orso ad approfittarne per aggredirci mentre non ce lo aspettiamo. I criminologi la chiamano “sociopatia”.
giannipardo1@gmail.com .

LA TRAGEDIA DELL’ORSO RUSSOultima modifica: 2022-05-16T16:54:48+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “LA TRAGEDIA DELL’ORSO RUSSO

  1. Mi perdoni, Luca, ma il muro a Berlino lo costruirono i russi o gli alleati? E, mi pare, non per impedire l’ingresso nel paradiso di Berlino Est, ma per impedire la fuga dall’inferno comunista. E come mai le repubbliche baltiche, e gli stati dell’est Europa, non appena poterono chiesero l’adesione all’Europa? Perché i russi sono belli e buoni?

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