UNA TESI SOLIPSISTICA, DA KANT A PUTIN

Il solipsismo è l’Ultima Thule dell’idealismo. Una frasetta criptica che abbisogna di una nota a piè di pagina, come si fa con le lingue straniere. In filosofia, l’idealismo nacque da questa domanda: “Penso, dunque esisto. Ma se penso alla realtà esterna, anche questa realtà è soltanto una mia rappresentazione mentale. E che cosa mi assicura che, al di fuori del mio pensiero – l’unica cosa certa – ci sia effettivamente una realtà? Io penso che ci sia (il “noumeno” di Kant) ma non posso dimostrarla”. Così i filosofi “idealisti” arrivarono alla serena conseguenza che, dal momento che il pensiero era certo e la materia esterna no, forse esisteva soltanto il pensiero. L’idealismo era servito.
Ma qualcuno fu talmente “smart” da andare oltre. “Voi parlate di ‘pensiero’ intendendo che pensate voi e penso io, dunque esiste il “nostro” pensiero. Ma chi mi dice che voi esistete? Voi potreste essere una mera rappresentazione del “mio” pensiero. E dunque di sicuro esisto soltanto io. E posso pensare ciò che voglio”. Applausi. La teoria è insomma che il buon Dio (ammesso che esista) ha messo su questo enorme circo Barnum chiamato universo soltanto per fornire un argomento di riflessione a questo signore tanto “smart”.
Summum ius, summa iniuria, il colmo del diritto è la fine del diritto, ha detto Cicerone. E così a volte si è tentati di pensare che il colmo della filosofia, e il colmo dell’intelligenza, siano la stupidità. Così mi rendo perfettamente conto che oggi, volendo fare l’intelligente, forse scriverò un mucchio di sciocchezze che nessuno condividerà. Ma tanto, dal momento che forse non esistete, che volete che me ne importi?
Così scendo sul concreto e mi occupo della bolletta del gas e di quella della luce. Mentre scrivo è acceso il mo computer, che consuma un bel po’ di energia. Ed anche il mio monitor consuma energia. Non bastasse, ne consumano anche il mio router, il mio amplificatore stereo ad alta fedeltà, ed anche (molta) il mio bollitore elettrico per il tè. Insomma nel mio piccolo sono una disgrazia per il Pianeta Terra.
Ma non sono l’unico. Tutti consumiamo un mare di energia, mentre i nostri trisavoli contadini a momenti non ne consumavano niente. Quando faceva buio non soltanto non avevano le lampadine elettriche, ma spesso erano troppo stanchi di spezzarsi la schiena nei campi per aver voglia di stare svegli. Non si viaggiava, non si aveva né il riscaldamento né l’aria condizionata, non si aveva nemmeno l’acqua fresca d’estate e il fuoco alla condizione di un clic. Insomma, si viveva da cani ma, a sentire gli ecologisti, il Pianeta Terra, almeno lui, era felice. Figuratevi: non esisteva neppure l’aggettivo “energivoro”.
La situazione attuale è dunque la seguente. Noi uomini civili vagheggiamo tutto “verde”, tutto rinnovabile, non inquinante, sostenibile e benedetto dai progressisti. Presto forse aboliremo anche il water, perché la cacca è inquinante. Ma nel frattempo viviamo di carbone, di petrolio e di gas. Energie che non produciamo da noi stessi ma ci vende quel Paese di gentiluomini che si chiama Russia. Tanto che, se il suo capataz Putin chiudesse i rubinetti del gas, da un giorno all’altro vivremmo peggio degli “Antenati”, quelli dei fumetti. Loro vivevano all’età della pietra, ma un’automobile l’avevano, anche se con le ruote di pietra. Io temo che noi non l’avremmo. Così come non abbiamo avuto fino ad oggi il semplice buon senso di arrivare a questi umili principi:
a in tanto possiamo sputare sul carbone, sul petrolio e sul gas, in quanto li produciamo da noi stessi;
b non potendo produrli, in tanto possiamo sputare sul carbone, sul petrolio e sul gas, in quanto siamo in grado di sostituirli;
c e potremo farlo non in quanto pensiamo di essere in grado di sostituirli, ma in quanto li abbiamo già sostituiti. Fino ad allora, smettiamo di sognare ad occhi aperti. Bisogna prima passare totalmente alle energie “verdi” e dopo, soltanto dopo, rinunciare alle energie fossili.
d Un Paese ricattabile per le sue forniture energetiche non è un Paese indipendente. Dunque o ci creiamo da noi la nostra energia (per esempio con una centrale nucleare e in futuro – volesse Iddio! – con la fusione nucleare) o differenziamo al massimo le fonti dei nostri approvvigionamenti, in modo che nessuno possa prenderci per il collo. E tutto ciò quando ancora non ne abbiamo assolutamente alcun bisogno. Perché, in questo campo, quando pioverà, non avremo il tempo di fabbricarci l’ombrello. E se non ce lo saremo fabbricato ci troveremo – lo dico tanto per dare un’idea – come l’Italia oggi.
giannipardo1@gmail.com

UNA TESI SOLIPSISTICA, DA KANT A PUTINultima modifica: 2022-04-28T11:17:32+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “UNA TESI SOLIPSISTICA, DA KANT A PUTIN

  1. ” Un Paese ricattabile per le sue forniture energetiche non è un Paese indipendente. ”
    Senza contare che i gasdotti sono strutture facilmente soggette a sabotaggi. Anche quelli sottomarini non sono sicuri perché possono essere minati e fatti esplodere. Quando vedo le cartine con i tracciati dei gasdotti mi metto le mani nei capelli.
    In che mani ci siamo messi !

  2. Eppure, volendo (ma davvero volendo) ci si adatta a tutto. Qui in Sudafrica la presidenza di Jakob Zuma, fortunatamente oggi solo un ricordo, ha lasciato il paese allo sfascio. C’e’ elettricita’ un giorno si e uno no. E chiaramente. d’inverno si gela. Ma ci si adatta. Un paio di maglioni l’uno sull’altro, e passa la paura. E per cucinare, quando manca la corrente, si fa il barbecue. La benzina per l’auto e’ un po’ un problema, qui le distanze sono enormi. E c’e’ il rischio che qualcuno armato di coltello ti derubi mentre stai andando a piedi al supermercato. Ma per ora la benzina si trova ancora, anche se a prezzo raddoppiato. Ci si adatta.
    C’e’ da dire che, fortunatamente, qui la situazione sta man mano migliorando, ed e’ questo che ci da’ la forza di andare avanti. Non so se per l’Europa oggi si possa dire la stessa cosa. Ma fatevi animo. L’estate da voi e’ in arrivo. E forse Putin e’ solo un prodotto del vostro pensiero.

  3. Poi, a rompere le scatole, ci si mettono pure i sedicenti “giornalisti” radio-televisivi. Ieri mattina (di solito mi alzo presto) i giornali radio di mamma RAI ci spiegavano che, a seguito della chiusura dei rubinetti per Polonia e Bulgaria (su un giornale on-line ho letto pure Romania), il prezzo del gas era cresciuto del 16% circa. Finalmente – ma erano già le dieci passate – qualcuno si è degnato di parlare di quattrini: prezzo alla borsa di Amsterdam salito a 119 euro, dai 90 del giorno prima. Ora, palesemente, 119 – 90 fa 29; che, diviso per 90, fa 32%. Esattamente il doppio.
    Come dire, riprendendo la metafora dell’ombrello: lasciate pure l’ombrello a casa, ché ci sarà solo qualche goccia. Salvo poi ritrovarsi sotto un acquazzone.

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