LE ARMI ALL’UCRAINA, NEI FATTI E NEL DIRITTO

Una volta prima si dichiarava la guerra e poi si combatteva. Da molti decenni prima si combatte (Pearl Harbour) e poi si constata che si è in guerra. Prima la guerra era uno stato di diritto e di fatto, poi la guerra è divenuta soltanto uno stato di fatto.
Dal momento che l’essere o no in guerra non dipende dalla “Dichiarazione” ma dalla situazione concreta, con lo stesso criterio possiamo identificare chi sono i belligeranti. I terzi possono disinteressarsi completamente del conflitto, limitarsi a dire che uno ha ragione e l’altro torto, aiutare l’uno o l’altro. Infine il “terzo” può aiutare tanto concretamente uno dei due, che l’avversario non può che attaccare militarmente anche questo “terzo”. A questo punto è chiaro che è inutile chiedersi quale sia la soglia, oltrepassata la quale, il “terzo” diviene “belligerante”. La domanda è futile. Il terzo è belligerante quando lo è, di fatto, a giudizio di uno o di tutti gli interessati. Certo non lo decide qualche giudice o qualche trattato.
La guerra è uno stato di fatto che come tale viene considerato dagli interessati e poco importa se essi lo ammettano o no formalmente. Come poco importa se essi siano o no d’accordo nella definizione. Se C aiuta B contro A, A potrà considerare C “belligerante” ed attaccarlo anche se quello si dichiara ancora “neutrale”, sempre che creda di poter far fronte anche contro di lui; viceversa C può considerare sé stesso “belligerante” ed A negargli questa qualità, se preferisce subire l’interferenza che avere un nemico in più. Perché non ha i mezzi per battersi anche contro di lui. La questione è futile e giuridicamente insignificante. Quando si passa alla violenza, ognuno fa ciò che vuole fare. Punto.
Noi viviamo in questi giorni il problema delle armi all’Ucraina da parte degli Occidentali, e a molti questo sembra un problema giuridico. E invece non lo è affatto. Se il diritto avesse potere fra gli Stati, non ci sarebbero più guerre, esattamente come nei Palazzi di Giustizia si decidono controversie per miliardi, ma le risse sono rarissime. Viceversa nel mare, nella giungla, nel mitico West americano, dove non c’era il potere della Legge, imperava la legge del più forte. E nella politica internazionale è ancora così. Ecco perché l’Organizzazione delle Nazioni Unite è stata sin dalla fondazione un Ente totalmente inutile.
Gli Occidentali (e in particolare gli Stati Uniti e la Gran Bretagna) sono in guerra con la Russia? La Russia è in guerra contro la Nato e l’Occidente? Le armi che gli Occidentali forniscono all’Ucraina sono difensive od offensive? Se, con le armi “occidentali” l’Ucraina aggredisce la (o si difende dalla) Russia, gli Occidentali sono in guerra con la Russia o no? E la Russia ha sì o no il diritto di attaccare a sua volta gli Occidentali? Tutta una serie di domande sciocche.
Prendiamo – a campione – l’ultima domanda. “La Russia ha o non ha il ‘diritto’ di attaccare gli Occidentali? Ma già dobbiamo osservare che essa è mal posta. Eccola nei suoi giusti termini: “La Russia ha o non ha la forza di attaccare gli Occidentali, sempre tenendo presente che nessuno può usare le armi nucleari?” A mio parere la risposta, di fatto, è “No”. E se per la Russia fosse “Sì”, nessuno potrebbe impedirle di attaccare l’Occidente. Potrebbe addirittura farlo soltanto perché l’Occidente accoglie i profughi e così, fornendo a costoro vitto e alloggio, toglie potere all’assedio russo alle città ucraine. In guerra la validità dei ragionamenti è misurata dalla forza delle armi.
In realtà tutto dipende dal giudizio che la Russia dà della Nato. Se reputa che la Nato, se attaccata, schiaccerebbe la Russia, Mosca farà bene a subire qualunque cosa, pur di tenere la Nato fuori dalla guerra. Contra, contra, come si diceva nel Medio Evo.
Analogamente, se gli Occidentali reputano che la Russia non ha la forza di reagire contro di loro possono inondare l’Ucraina con armi di ogni genere, e non avranno nulla da temere. E questo è del resto l’atteggiamento in primo luogo degli Stati Uniti. Sul campo la Russia si è dimostrata debole perfino contro l’Ucraina e la conclusione è stata che è una tigre di carta, per quanto reboanti siano le sue parole ed apocalittiche le sue minacce. Se invece giudicasse di doverla temere, dovrebbe smettere subito l’invio di armi.
La guerra è una situazione in cui si combatte, non in cui si discute. E quando ha l’aria di una discussione, poi la storia dice che aveva ragione chi ha vinto.
giannipardo1@gmail.com

LE ARMI ALL’UCRAINA, NEI FATTI E NEL DIRITTOultima modifica: 2022-04-27T08:42:36+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “LE ARMI ALL’UCRAINA, NEI FATTI E NEL DIRITTO

  1. Mi scusi, ma forse non sono stato chiaro. Non sto affatto difendendo Putin, anzi! lo sto condannando senza appello. E so bene che la scelta di portare la guerra sul territorio ucraino l’ha fatta lui, e che le vittime civili conseguono a questa scelta, e che muoiono sotto i colpi delle sue armi. Intendo solo dire che è troppo comodo, o decisamente ipocrita, per l’Occidente, “sperare di vincere la guerra senza combatterla” (come ha scritto lei). Se vogliamo sconfiggere Putin, dobbiamo avere il coraggio di impegnarci in prima persona. Di guerre per procura l’Occidente ne ha già fatte sin troppe, e non sempre con risultati positivi.
    La speranza è riuscire a costringere Putin a cessare le ostilità, avendo questa come unica prospettiva conveniente, prima che l’Ucraina ne abbia troppi danni. Se l’Occidente ci riesce senza combattere, ben venga. Temo però che questo finisca per costare troppo caro all’Ucraina. Certo: come scrive lei, “è ben difficile che la Russia prevalga sull’Ucraina, se l’Occidente continua a rifornirla di armi”. Ma con quali costi, per l’Ucraina stessa? E il popolo Ucraino, che per ora segue Zelensky, fino a quando accetterà di farsi massacrare e di veder distruggere il proprio Paese, per fare da baluardo ai nostri valori e alla nostra democrazia? Ovvio, il futuro non lo conosciamo; proprio per questo non possiamo ipotecarlo a nostro vantaggio.
    Certo: Zelensky continua a chiedere armi, sempre più armi. Ma dopo che si è sgolato a chiedere l’intervento della NATO; inizialmente insistendo sulla no fly zone, poi accusando – nei suoi vari interventi – “I morti Ucraini saranno anche colpa vostra”.
    Mi permetto però ancora di insistere sul primo punto: lungi da me l’idea di giustificare Putin; fatico però anche a giustificare la pretesa occidentale che tutte le castagne dal fuoco (acceso da Putin) le debbano togliere gli Ucraini, a loro spese.

  2. Mi consenta di stupirmi un po’ del suo procedimento logico. L’Occidente spera di vincere la guerra “facendo combattere e morire gli ucraini”? Perché fornisce loro delle armi? Lei avrebbero preferito che fossero inermi, in modo da farsi ammazzare senza troppe difficoltà per gli attaccanti? Non ha per caso notato che Zelensky, a nome di tutti i suoi connazionali, chiede armi, e sempre più armi, un giorno sì e l’altro pure?
    Lei dice che è ben difficile che l’Ucraina prevalga sulla Russia. Io dico che è ben difficile che la Russia prevalga sull’Ucraina, se l’Occidente continua a rifornirla di armi. Facciamo che nessuno dei due conosce il futuro?
    Le vittime civili le fanno i russi, non gli ucraini. Mi creda, sia pure con la massima fantasia possibile, Putin non è difendibile.
    G.P.

  3. Purtroppo non è del tutto vero che l’Occidente speri di vincere la guerra senza combatterla: spera di vincerla facendo combattere (e morire) gli Ucraini, con armi provenienti dai vari Paesi NATO. Se non che, posto che le armi dei due belligeranti siano altrettanto efficaci, e che quindi i caduti da ambo le parti più o meno si equivalgano, è ben difficile che l’Ucraina prevalga sulla Russia. Salvo che l’Occidente non decida di mettere in campo armi ben più micidiali, sperando che la Russia non faccia altrettanto.
    E senza dimenticare che si sta combattendo in territorio ucraino, quindi le vittime civili sono inevitabili (in Italia i soli bombardamenti aerei anglo-americani, nella seconda Guerra mondiale, hanno fatto circa 65.000 vittime civili).

  4. Parole molto ragionevoli, caro Pier Paolo. Le armi della guerra sono “quelle più adatte a vincere”. Se si potesse vincere con la fattucchierie, gli Stati si darebbero alle fattucchierie. Dunque la “guerra economica” è una guerra se per guerra prendiamo buona la definizione di Clausewitz (sempre che io ricordi bene), per la quale la guerra “è un modo per obbligare un altro Paese a fare o non fare qualcosa, secondo i nostri desideri”. Se ci si riesce con le armi economiche, tanto meglio.
    Ecco perché rubli, contratti, capitali “congelati” ecc. sono “episodi bellici a bassa intensità”.
    Smettere con l’ipocrisia e dichiararci in guerra? L’Occidente spera di vincere la guerra senza combatterla, ecco tutto. Ed ecco perché evitiamo le parole compromettenti. Putin invece cerca di vincerla con le parole minacciose, ma le parole non fanno buchi nelle blindature. Infatti più lui minaccia più mi viene da ridere. Se potesse “fare”, non “direbbe”.

  5. Concordo appieno.
    Da noi si fanno troppi distinguo, a partire dalle armi difensive od offensive. Come se ci si potesse difendere senza “offendere” chi ci sta offendendo (forse scrivendo sui missili “scusate il disturbo”?).
    Un altro “distinguo” che mi lascia perplesso è quello tra guerra con le armi e sanzioni economiche. Prescindendo dal caso specifico Russia-Ucraina, chiedo: se un gruppo di Paesi si accorda per distruggere economicamente un altro Paese, portandolo al fallimento, alla perdita delle sue attività produttive, alla mancanza pressoché totale di risorse, alla fame per la propria popolazione; cioè alle stesse conseguenze di una sconfitta militare (salvo che le infrastrutture appaiono al momento intatte, ma destinate a soccombere per mancanza di manutenzione; e che non ci sono morti per armi da fuoco, né difensive né offensive, se non poi quelli uccisi dalla fame o dai compatrioti che cercano di procurarsi del cibo), questa “guerra economica” è forse meno bellicosa di quella militare?
    Arrivo ad un terzo “distinguo” di moda in questi giorni, basato – come dice lei ad altro proposito – su un falso problema giuridico: se la Russia chiede il pagamento del gas in rubli, commette una “violazione del contratto”. Idem se, non ricevendo i rubli, decide di sospendere le forniture. Se invece una banca occidentale blocca (pardon: si dice “congela”) dei capitali russi, agisce nel pieno rispetto del “diritto”; come se nelle clausole contrattuali fosse scritto che la banca può decidere a suo piacimento del denaro depositato presso di lei. Oppure si parla del “diritto del più forte” (se rivuoi i tuoi soldi, prova a venirteli a prendere)?
    Concludo: siamo “di fatto” in guerra contro la Russia. Mi sembra ipocrita continuare a dire che non vogliamo la terza guerra mondiale, e che per evitarla aiutiamo l’Ucraina a sconfiggere la Russia. Mandiamo pure armi “offensive” all’Ucraina; mandiamole ovviamente istruttori militari. Ma, se vogliamo effettivamente la sconfitta della Russia, smettiamola di nasconderci dietro al dito. Oppure lavoriamo seriamente per un compromesso, uscendo dal dualismo: resa dell’Ucraina o sconfitta della Russia. Se non crediamo nell’esistenza di una terza via, mandiamo alla Russia – anche se non si usa più – una dichiarazione di guerra con effetto immediato.

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