IL PIACERE DI AMARE

Indubbiamente è piacevole sentirsi amati. Ci si sente apprezzati, accuditi, protetti. Sentirsi amati corrisponde al sogno dell’egoista: quello cioè di avere tutto senza dovere nulla, perché qualcuno è pronto a servirci e a fare ciò che può renderci felici.
Messa giù così, sembra si sia descritto un mostro. Ma non è esatto. Si è soltanto descritta la situazione naturale del bambino nei primi mesi di vita. Appena uscito dall’uovo, il pulcino si mette a camminare e beccare, perché le galline non allattano. Appena nato, il pulcino “sa” che deve pensare a sé stesso. Invece, alla nascita, e per parecchio tempo, il piccolo dell’uomo è incapace di fare qualunque cosa. Dipende interamente dalla madre. Non può nemmeno dire di che cosa ha bisogno e si limita a piangere. Sta ai genitori indovinare che cosa devono fare per lui.
Se la madre non avesse il possente istinto di perdonare qualunque cosa al piccolo rompiscatole, la specie umana si estinguerebbe. Il bambino non può che essere egoista, pretendere tutto senza dar niente, e corrispondentemente l’istinto della madre la porta ad essere altruista, cioè a dare tutto senza pretendere niente.
Ovviamente questo atteggiamento non può durare per sempre. E infatti, quando cresce, il figlio si accorge che le cose stanno diversamente. La madre è sempre meno generosa e arriva il momento in cui, rispondendo alla richiesta esosa di un quattordicenne o di un quindicenne, gli dice la frase fatidica, di cui nessuno dei due percepisce il peso: “Non sei più un bambino”. Ma tutti ameremmo rimanere bambini. Alcuni infatti non raggiungono psicologicamente l’età adulta e faticano a rendersi conto che fra uomo e donna non c’è più il rapporto di madre-bambino ma un rapporto di parità in cui il dare e l’avere devono essere bilanciati.
Il rapporto che comincia con l’innamoramento di uno dei due non parte dalle migliori premesse: l’innamorato ha tendenza a comportarsi come la madre col bambino ma questa “nevrosi temporanea” presto svanisce e lui o lei tornano ad essere degli adulti disposti a dare, a condizione di avere. Questo spiega perché tanti “matrimoni d’amore” finiscono male. Se alcuni finiscono bene è perché, per fortuna, svanito l’innamoramento, le due persone sono abbastanza equilibrate per volersi bene e realizzare “l’amore coniugale”. Quando la gara è fra due altruismi, non fra due egoismi. E dal momento che l’amore altruista costituisce per così dire “una spesa”, va spiegato perché si può sentire un autentico piacere nell’amare qualcuno.
L’egoismo alla lunga mette tanta ruggine negli ingranaggi che le ruote possono anche fermasi. Si chiama separazione. Invece nel rapporto equilibrato si perde la paura di amare chi non lo merita. Si ha la serenità di dare senza contare, perché anche l’altro fa altrettanto e nessuno dei due si pone come un bambino con la madre.
A questo dato binario, nel rapporto a due, se ne aggiunge uno plurale: l’uomo è un animale sociale e l’adulto equilibrato vorrebbe poter amare chiunque. Poi la realtà lo ammaestra e diviene guardingo: ma rimane il piacere, quando si ha un amico vero, di sapere che con lui possiamo deporre le armi; che sarà al nostro fianco nel momento del bisogno, come noi faremo con lui perché, come dice il proverbio inglese, “a friend in need, is a friend indeed”, un amico nel bisogno è veramente un amico. Per gli esseri umani la solitudine è innaturale e tutti siamo felici di amare ed essere amati. Il piacere di amare, fra adulti, è il piacere di essere immersi in un sodalizio che annulla la solitudine, l’egoismo, la miseria. Di avere un punto d’appoggio, nella realtà, quasi avessimo quattro occhi, quattro braccia e quattro gambe. Anzi otto, sedici, trentadue. E sentirsene rincuorati, fino a quella improvvisa spinta di gratitudine che ci spinge a dare un bacio inatteso a chi amiamo. Gli egoisti dell’amore non sanno quello che perdono.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
23 febbraio 2022

IL PIACERE DI AMAREultima modifica: 2022-03-20T14:13:47+01:00da gianni.pardo
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