COME CONDURRE LA GUERRA IN UCRAINA

Non mi chiamo Sun Tzu e neanche Carl von Clausewitz. Alla visita di leva mi hanno addirittura “riformato”, allegando una malattia che nemmeno avevo. Quando si dice la fortuna. Con queste credenziali, se parlo di strategia di guerra somiglio a un bradipo che vuol dare lezioni di volo agli uccelli. Ma – come ha detto qualcuno – non è necessario essere un cavallo per essere un buon veterinario e curare i cavalli. E, se dico sciocchezze, qualche anima caritatevole me lo segnalerà. Così ne saprò di più.
I trattati sull’arte della guerra nascono dall’osservazione del passato. Se nel suo famoso testo Sun Tzu suggerisce che il piano di battaglia deve essere flessibile e adattarsi alle nuove situazioni che dovessero insorgere è perché – come poi ha detto von Moltke – “nessuna battaglia mai si svolge esattamente nel modo che si era previsto”.
Per la verità, anche se al mondo non ci fosse mai stata una guerra, io quel principio l’avrei sempre applicato, in base alle mie personali deduzioni. Infatti seguo ferreamente una regola: “Quando il prossimo fa qualcosa che proprio non ci aspettavamo, non cerchiamo di indovinare perché l’ha fatta. Ci strapazzeremmo invano. La spiegazione risulta sempre diversa da quella immaginata”. Non è possibile indovinare il perché del comportamento del prossimo. A volte la ragione non la conosce nemmeno lui, figurarsi.
Il nemico è un caso speciale di “prossimo”, e la regola vale anche per lui. Ma in questo caso – almeno normalmente – conosciamo i suoi scopi. I Galli sapevano che Cesare voleva dominare la Gallia. Cesare sapeva che i Galli di Vercingetorige avrebbero fatto di tutto per impedirglielo. Così quando cominciò ad assediare Vercingetorige ad Alesia, sapeva che i Galli avrebbero cercato di liberarlo, massacrando tutti i romani e Cesare stesso. La battaglia fu indimenticabile. Come del resto la vittoria finale di Cesare.
Ci sono tuttavia dei casi in cui lo scontro si presenta, come certi aggettivi latini, “a una sola uscita”. Cioè l’esito non può essere che uno. In questi casi il debole può ostinarsi nella difesa per ragioni di onore (“La garde meurt mais ne se rend pas!”, che è la vera versione del “Merde!” di Cambronne); oppure perché sa che il futuro vincitore lo ucciderà comunque (l’insurrezione del “Ghetto di Varsavia”); oppure infine può arrendersi senza condizioni e subito, per evitare inutili massacri (Praga, 1968).
Come appare ovvio a molti, militarmente l’Ucraìna è spacciata. Può vendere cara la pelle, può scrivere pagine di gloria imperitura (chi ha dimenticato la battaglia delle Termopili?), può far pentire amaramente Putin di aver scatenato questa guerra ma non può vincerla. Perfino se Putin venisse esautorato, a questo punto chiunque fosse al suo posto non potrebbe che portare a termine l’invasione. Per la dignità del Paese. E allora, essendo condannati alla sconfitta campale, che cosa dovrebbero fare gli ucraìni? Quale delle opzioni del paragrafo precedente dovrebbero scegliere?
Credo sia necessario evitare gli eroismi inutili. È meglio che i bambini abbiano un padre vivo che il suo nome su un monumento. Dunque in questo caso la resistenza frontale non è la scelta migliore. Ma d’altra parte è vero che non si può governare un grande Paese contro la volontà di tutti i suoi abitanti. Anche a provarci, i costi possono salire alle stelle. Napoleone fece un pessimo affare, invadendo la Spagna. Né meglio gli andò in Russia. E dire che era un genio.
Sulla base di questi precedenti si può fare un’ipotesi sul futuro dell’Ucraìna. Per il momento gli ucraìni si arrendono immediatamente e senza condizioni. Il governo dà ai cittadini il consiglio di non fare resistenza e di far credere ai russi che hanno vinto. Poi, appena si saranno tranquillizzati, cominciare a distruggere a tradimento i loro carri armati, i camion con i rifornimenti, i soldati isolati, insomma attuando una continua, crudele, implacabile guerriglia. Bisogna rendere la vita impossibile agli occupanti. Perfino usando la fantasia, che so, avvelenando l’acqua delle caserme russe. Sabotando tutto quello che si può sabotare. E chi farebbe tutto questo? Lo stesso giovanotto che la mattina, in giacca e cravatta, ha lavorato in banca. Quegli stessi ucraìni che oggi si dichiarano disposti a morire, di giorno, con le armi in pugno, sarebbero invitati a non morire ma ad operare di notte per infiniti anni, creando l’inferno per gli occupanti fino a farli tornare a casa.
Un grande esercito può schiacciarne uno piccolo, ma nessun grande esercito può vincere contro un’intera popolazione contraria, nel più grande Stato d’Europa dopo la Russia. Gli ucraìni potrebbero anche aggiungerci attacchi terroristici sul suolo russo, attentati ai grandi capi, distruzione di monumenti e grandi strutture produttive. Ogni sorta di guerra non convenzionale.
I tedeschi ricordano ancora quanto il loro esercito ha penato contro la resistenza jugoslava (non quella italiana, quella jugoslava) anche perché in Jugoslavia i resistenti avevano il vantaggio di un territorio montagnoso (come il Vercors, in Francia). L’Ucraìna è pianeggiante ma il Paese è vastissimo, spopolato, incontrollabile e pieno di gente disposta a combattere.
L’Ucraìna vincerebbe alla lunga? Non siamo qui per fare profezie. Ma certamente questo comportamento sarebbe migliore rispetto a quello di combattere inutilmente fino alla morte. O quello di darla veramente vinta agli aggressori.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
2 marzo 2022

COME CONDURRE LA GUERRA IN UCRAINAultima modifica: 2022-03-03T09:09:11+01:00da gianni.pardo
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10 pensieri su “COME CONDURRE LA GUERRA IN UCRAINA

  1. Un momento, un momento. Qui si parla, generalizzando, di “opinioni sui russi”, di “ucraini bidonari”, eccetera.
    Ma chi sono i russi? Putin? I generali? I politici, gli oligarchi? L’intelligentsia? I soldati? Il popolo?
    Gli alti ranghi sono (per lo piu’) con Putin, perche’ lavati di cervello, o solo per salvare la ghirba. Sembra che il tipo di torture sui dissidenti, anche di alto rango, non sia dei piu’ piacevoli. Parliamo dei soldati? Ci sono quelli che hanno dichiarato (e’ su tutte le reti) che si sentono ingannati da Putin, e non avrebbero mai creduto di dover andare ad ammazzare civili, bambini e gente come loro. E poi ci sono quelli che col carro armato schiacciano un’ auto indifesa guidata da un sessantenne, e ci restano sopra un bel po’, godendosela, per poi andarsene. E per fortuna il sessantenne e’ rimasto incolume, alla faccia loro.
    E vogliamo parlare del popolo russo? Parliamo di quelli per cui Putin e’ un eroe, il difensore della patria (e ce ne sono a decine di migliaia)? Oppure parliamo delle altre decine di migliaia di dimostranti contro Putin, a S Pietroburgo, a Mosca?
    E se vogliamo parlare degli Ucraini, parliamo dei milioni che combattono e resistono, o dei milioni che sono scappati all’estero? Parliamo di un presidente con la villa multimilionaria a Forte dei Marmi? O di un presidente eroico, che resta a Kiev aspettando l’inevitabile (probabilmente) fine?
    Ripeto, e’ difficile generalizzare, su chiunque. A parte che (secondo me) su Putin, qui le idee sono chiare. Spero solo che il Von Stauffenberg russo non si faccia attendere troppo. E che Dio glie la mandi buona.

  2. Prego il sig. Fabrizio di credere che non ho mai voluto affermare che gli Ucraini siano dei bidonari. Egli è liberissimo di tenersi le sue opinioni sui Russi (che in buona parte condivido), ma non vorrei che travisasse eccessivamente le mie. Grazie.

  3. Apprendiamo che i russi sono molto pazienti, mentre gli ucraini sono dei bidonari. E soprattutto che il motivo per cui Putin ha quasi scatenato la terza guerra mondiale e distrutto l’economia russa è il battaglione Azov.
    Gianni, adesso capisco che non esagerava affatto quando diceva che mezza Italia credeva che il muro di Berlino non era per impedire le fughe dall’est ma per tenere fuori gli occidentali.

  4. Incontro di Brest: finalmente è cominciato, sia pure con un ulteriore ritardo dovuto agli Ucraini. Credono forse di avere il coltello dalla parte del manico? Chissà chi glielo ha fatto credere …

  5. Credo che i Russi non intendano affatto installarsi in Ucraina come forze di occupazione: i loro obiettivi sono assai più limitati (es.: Mariupol, per far fuori il reggimento operazioni speciali Azov, che finalmente è stato riconosciuto, secondo il giornale radio Rai di stamattina, neo-nazista). Solo gli Americani non hanno imparato nulla dalla vicenda russa in Afganistan (ma neanche dalle loro vicende in Vietnam e dintorni).
    Intanto la delegazione ucraina continua a ritardare l’incontro con quella russa. Evidentemente il capo di quest’ultima è molto paziente: altrimenti potrebbe lasciare un biglietto sul tavolo, col numero di telefono della sua segretaria e la scritta: “Se volete parlarci, prendete un appuntamento”

  6. Io no ho affatto scritto che i russi non ci abbiano pensato. O almeno, quelli di loro che non pensavano di risolvere il problema in quattro e quattr’otto. E probabilmente, se l’avessero preso in considerazione, e fossero riusciti a segnalarlo a Putin, questo non si sarebbe imbarcato in questa guerra. Ma ha commesso l’errore (forse indotto da chi gli diceva quello che lui desiderava sentirsi dire) di lasciarsi andare all’ottimismo e ora la Russia non può più fare marcia indietro.
    Le pongo il problema diversamente. La grande potenza all’attacco deve chiedersi: “Il territorio si presta ad una guerriglia infinita? Il popolo ha voglia di attuare questa guerriglia?” Se si fossero poste queste domande gli americani non avrebbero invaso l’Afghanistan, specie dopo l’esperienza sovietica. Bombardare Kabul sì, concentramenti di jihadisti sì, invasione no.
    Nel caso ucraìno il popolo è ferocemente contro i russi e la vastità di un territorio poco popolato si presta alla guerriglia.

  7. Il fatto di prevedere un problema non ne implica la soluzione.
    Nello specifico, lo stesso problema i russi lo avevano sperimentato in Afghanistan e in 10 anni non sono riusciti ad estirparlo.
    Tra l’altro quello era un contesto per loro molto più favorevole sotto diversi aspetti:

    – non c’era Internet e non si era in Europa, quindi potevano praticare una repressione molto più brutale della resistenza (rappresaglie in stile WWII) rispetto a quello che potranno fare in Ucraina nel 2022
    – usavano le forze comuniste afghane come carne da macello, risparmiando così altrettante vite di militari sovietici. In Ucraina la carne da macello sarà russa per forza di cose, quindi a piangere saranno solo madri russe, mogli russe, fidanzate russe, figli russi.

  8. Questo articolo, ben scritto, ha a mio avviso un baco di fondo: l’idea che i russi non abbiano previsto l’ipotesi da Lei enunciata, ossia la guerriglia ucraina.
    E non è realistico pensare che i servizi segreti russi, conosciuti per la loro efficienza, non siano in grado quantomeno di combatterla.

  9. Se ho capito bene, tra le delegazioni russa e ucraina era previsto un incontro ieri pomeriggio: ma gli Ucraini hanno voluto spostarlo a stamattina. Salvo poi dire, stamattina, che la sede dell’incontro non era di loro gradimento. Ora pare che si incontrino nel pomeriggio (le 13 ora italiana) nella regione di Brest in Bielorussia. Credevo che convenisse ai Russi tirare per le lunghe, ma evidentemente mi sbagliavo. Forse il governo ucraino aspetta che Putin sia condannato per crimini di guerra, come sta sostenendo Johnson?
    D’altra parte Zelensky insiste: ”Non abbiamo altro da perdere, se non la nostra libertà”.

  10. Egregio dr Pardo,
    ho letto con interesse i Suoi scritti su Russia/Ucraina…;
    oltre all’aspetto più strettamente bellico,
    mi permetto riportare tra virgolette un concetto reperito sulla Rete Informatica in merito al quale vorrei esporre una riflessione :
    “…pensano che in Ucraìna ci sia una guerra tra due Paesi,
    è invece uno scontro di civiltà…”
    ebbene = ci andrei piano con i toni “bombastici” : sarò forse un cafoncello anch’io, e certamente posso sbagliare, ma vedo quella situazione -in sintesi- come volgari beghe tra slavi.
    beghe dalle quali sarebbe prudente prendere le distanze.
    se sono vere certe informazioni in circolazione sulla Rete Informatica = pare che entrambi i contendenti si avvalgano anche di taglia-gole islamici ceceni mercenari [ e se è vero, gli islamici ci fanno la consueta figuraccia fermo restando che per loro sempre si tratta di sopprimere degli “infedeli”… = e chi vuol capire capisce… ].
    caso mai, lo “scontro di civiltà” lo vedo, da noi, tra gli ottusi retori interventisti velleitari allo sbando ( beninteso = “armiamoci e partite” ), e coloro che saggiamente non vogliono immischiarsi, considerando prioritaria la affermazione delle autodeterminazioni nazionali… .
    i rapporti tra Stati da che mondo è mondo si sono sempre basati sulla forza, e non sarà la decadente retorica buonista di parte dell’Occidente a mutare tale “legge”.
    il popolo Russo è abituato alla violenza, alle privazioni, alle aggressioni.
    idem, in generale, gli altri popoli slavi.
    dipendesse da me, li lascerei fare : che regolino tra loro i conti in sospeso, e chi prevarrà comanderà…da quelle parti.
    vede, in fondo la Russia -che è indubbiamente parte Orientale del continente europeo e storicamente sempre in rapporti con la parte Occidentale di quest’ultimo- in un certo senso altro non è se non che la “nostra” metà-oscura…
    pertanto, rimane da domandarsi quale delle due metà prevarrà : quella che si impone (con l’esempio o con la forza : dipende dalle circostanze, e qui la Russia fornisce dei saggi…), o quella che si prostra ( “entrare-in-europa” = non vi è mente sagace che non scorga in tale affermazione una non troppo celata metafora sessuale, con quel che ne consegue ) al meticciato, al mescolamento, al “volemose-bene”, al “relativismo”, al “multiculturalismo” e ad altri velleitari, utopistici e pericolosi vezzi tipici delle menti propense più alla pigrizia che al lavoro = atteggiamenti questi che -constatata la pressoché immutabile natura umana- valuto non certo favorevoli alla conservazione ed allo sviluppo di Civiltà durevoli…
    mi scuso per la prolissità . GM

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