UCRAINA 3

La Nato
Quando tuona il cannone è inutile parlare di diritto. Molti invece si sono chiesti: “La Nato avrebbe il diritto di intervenire?”; “Se intervenisse, l’Europa si metterebbe dalla parte del torto?” e via sdottoreggiando. Che è come dire: “Sta piovendo ed io ho soltanto un ombrello rosa, da donna. Che faccio, lo apro lo stesso?”. Questo presunto problema giuridico è futile e inutile. Ma dal momento che è notevolmente piaciuto, ed ampiamente discusso, val la pena di parlarne.
L’intervento della Nato secondo alcuni sarebbe impossibile perché l’Ucraìna non fa parte del Trattato. Il che è vero. Altri hanno perfino detto che il suo intervento sarebbe illogico dal momento che il North Atlantic Treaty Organisation riguarda – appunto – il Nord Atlantico. Dunque certamente non un Paese che da quell’oceano è molto lontano. Ed io francamente ho avuto un brivido di paura. Infatti, abitando sul trentasettesimo parallelo nord, e sul quindicesimo meridiano est, mi sono chiesto se il Trattato si applicasse anche alla mia casa.
Ascoltando questi argomenti uno si dice: “Siamo nel Ventunesimo Secolo e ancora oggi qualcuno è fermo al nominalismo”. A Giustiniano col suo “nomina sunt consequentia rerum”, i nomi sono la conseguenza delle cose [e dovrebbero essere con esse coerenti]”. La realtà non si cura delle parole. La Nato potrebbe chiamarsi “Trattato della Torta di Mele”, e ciò non la cambierebbe in nulla.
Questa discussione è surreale. Nel momento in cui si passa alla forza, il diritto è fuori causa. Di fatto la Nato non ha potuto o voluto intervenire in Ucraìna e tanto basta. Ma questo non perché il diritto glielo vietasse. Non solo avrebbe potuto farlo la Nato, ma anche qualunque altro Paese che avesse avuto la forza e la volontà di farlo. Senza chiedere il permesso a nessuno, come Putin non ha chiesto il permesso a nessuno. Nel momento in cui avanzano i carri armati, l’unico diritto in vigore è quello del più forte.
Nel caso specifico c’è poi un’incongruenza che grida vendetta dinanzi all’Altissimo. Del diritto si tiene conto quando esso ha il potere d’imporsi e – l’abbiamo detto e ripetuto – un simile diritto in campo internazionale non esiste. Intanto si potrebbe essere tenuti a rispettare le norme internazionali in quanto esse fossero state liberamente accettate e sottoscritte. Nel caso specifico la Russia invade l’Ucraìna violando ogni norma di “legalità internazionale”, per quello che vale (poco), e nessuno potrebbe essere limitato dal diritto, nel quantum e nel modo della risposta. Infatti l’Ucraìna risponde – per quanto può – con le armi.
Nel caso di una guerra d’aggressione, con quale coraggio preoccuparsi della legalità formale della reazione dell’aggredito? Sarebbe come se un assassino si introducesse armato a casa mia ed io esitassi a rispondere al suo attacco perché dispongo sì di una pistola, ma non del necessario porto d’armi. Putin per agire non ha chiesto il permesso di nessuno e neanche chi avesse voluto sbarrargli la via avrebbe dovuto chiedere il permesso di nessuno. Inadimplenti non est adimplendum. A briccone briccone e mezzo.
Quanto all’opportunità politica dell’intervento della Nato, in questa sede basterà dire che il massiccio intervento militare sarebbe stato nell’interesse dell’Europa Occidentale. Probabilmente bastava dichiarare sin da prima che se l’esercito russo fosse entrato in Ucraìna da est l’esercito europeo occidentale sarebbe entrato nello stesso Paese da Ovest. Pronto a fare a pezzi l’armata russa. Come si diceva: a briccone briccone e mezzo. Per giunta, tenendo presenti gli insegnamenti della storia, probabilmente non si sarebbe sparato un colpo. Perché Putin ci avrebbe pensato due volte a mettersi contro la potenza economica e militare di un’Europa solidale e unita.
Fra l’altro ho letto che la maggior parte dell’armamento russo messo in campo in questa occasione risale all’arsenale dell’ex Unione Sovietica. Dunque è obsoleto.
Al riguardo dirò anzi qualcosa che oggi molti avranno dimenticato. Se ai tempi della Guerra Fredda, in materia di mezzi corazzati, gli occidentali avevano una incredibile inferiorità numerica, era perché la difesa della Germania era affidata all’opzione nucleare. Gli Stati Uniti avevano detto che se la Germania fosse stata attaccata, si sarebbe risposto con l’arma atomica. Ma gli esperti erano peggio che preoccupati perché, dicevano, la Russia dovrà lo stesso attaccare. Essendo un Paese povero, e avendo speso montagne di denaro per produrre migliaia di tank, permettere che passi il tempo, e che quei carri divengano obsoleti, corrisponderebbe a gettare il denaro dalle finestre. Oggi – pensavano – quei carri potrebbero conquistare l’Europa Occidentale, domani bisognerà rottamarli. E stiamo parlando di prima del 1989.
Ciò non è avvenuto. Ed io direi agli esperti: “Pensavate questo perché non credevate alla risposta nucleare americana. Ma – a quanto pare – ci credettero i russi”. Ecco quanto vale la credibilità militare.
In questo campo mi ha fatto sorridere (spero non a torto) la dichiarazione di Putin secondo cui la Russia sarebbe in possesso di armi micidiali e inimmaginabili, da usare contro chi avesse osato interferire. La cosa mi ha ricordato le vanterie di Hitler alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Anche lui parlava di armi micidiali e imparabili. E Hitler aveva forse più ragione di Putin, perché aveva provato, prima di tutti gli altri, a farsi costruire dagli scienziati la bomba atomica, gli aerei a reazione e i missili balistici.
Non dico che la Russia sia una tigre di carta, dico che non è quell’invincibile fulmine di guerra che molti pensano. Ma a conti fatti essa è infinitamente più forte di noi nel realismo e nel cinismo. Cioè nella volontà politica e nell’impegno militare.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
Raccomando in materia anche l’articolo di Galli Della Loggia. http://cercanotizie3.mimesi.com/Cercanotizie3/intranetarticle?art=577447468_20220226_14004&section=view&idIntranet=212

UCRAINA 3ultima modifica: 2022-02-27T07:59:23+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

4 pensieri su “UCRAINA 3

  1. Gentilissimo geezer2,
    alla fine del suo commento lei cita tra gli altri Paesi che hanno fatto le spese dell’esportazione della democrazia americana la Serbia. Ha ragione, ma mica solo l’America ha di che tacere.

    In questi due giorni si sono levate le reprimende dei nostri politici.
    Mattarella preoccupato: «Fatti gravi».
    D’Alema: “Questa aggressione è un crimine”…

    Ma sono io che ricordo male oppure è quello stesso Sergio Mattarella, vice-presidente di quel Consiglio dei Ministri guidato da Massimo d’Alema che il 24 marzo 1999 – violando ogni legalità internazionale e ogni diritto umano – autorizzò i bombardamenti di Belgrado, capitale di quella che allora si chiamava Repubblica Federale di Jugoslavia?

    Intendo il governo italiano, guidato appunto da D’Alema e sostenuto da Cossutta e Cossiga, appoggiato da Silvio Berlusconi, con il consenso del presidente della Repubblica Scalfaro, di cui facevano parte – tra gli altri – Enrico Letta, Giuliano Amato, Lamberto Dini, Oliviero Diliberto, Carlo Azeglio Ciampi, Pier Luigi Bersani, Piero Fassino, Rosy Bindi, Giovanna Melandri, tanto per ricordare qualche nome tra quelli che – sopravvissuti – oggi strepitano sul vulnus alle regole democratiche.

    A onor del vero, andrebbe anche detto che la decisione l’aveva già presa il governo Prodi, che prima di cadere per il venir meno del sostegno di Rifondazione Comunista, aveva deliberato l’Act Order con il quale si predisponevano le nostre forze armate alla guerra sotto comando NATO. Ma l’ordine esecutivo venne da quel governo di democratici illuminati e, agli atti, non risultano analoghe preoccupazioni sollevate da alcuno dei suoi membri.

    Dimentichiamoci comunque dello smemorato Mattarella. Ma ricordiamoci pur sempre che per 78 giorni, o forse più, i bombardieri NATO compresi quelli italiani scaricarono il loro carico di morte su Belgrado. Migliaia di civili vennero uccisi, centinaia di migliaia rimasero senza casa e senza lavoro.
    Ricordiamoci anche che tutto il territorio di Serbia e Montenegro fu avvelenato da tonnellate di uranio impoverito sparato dalle forze NATO, che ancora oggi mietono vittime tra la popolazione così come tra i militari NATO, compresi quelli italiani, che da allora presidiarono il Kosovo.

    Per carità, à la guerre comme à la guerre: quando il contrasto di interessi economici, ideologici, strategici o d’altro genere non riesce a trovare una soluzione negoziata attraverso la diplomazia, o quando almeno una delle parti percepisce l’inesistenza di altri mezzi per il conseguimento dei propri obiettivi lo scontro è inevitabile. Ma quali sono i ‘nostri’ obiettivi in questo caso? Combaciano con quelli degli Stati Uniti? E gli Stati Uniti sapranno/vorranno ristorarci dal grave nocumento che ce ne verrà?

    Abbiamo un allegro inno che recita: “siam pronti alla morte“. Ma un romano direbbe “mo vabbè che vabbè, ma mica davero davero!”

  2. Sì, è vero professore, “la Russia non è quell’invincibile fulmine di guerra che molti pensano. Ma a conti fatti essa è infinitamente più forte di noi nel realismo e nel cinismo”.
    Infatti si è preparata per tempo alle più diverse eventualità derivanti dal conflitto, tra cui l’esclusione dal circuito di pagamenti Swift, già paventato nel 2014 dopo l’annessione della Crimea.

    Difatti ha posto in essere nel tempo le contromisure necessarie così che questa “sanzione” possa non essere così efficace come si pensa rispetto alle sue ramificate implicazioni sul sistema degli scambi internazionali e anzi rischi di diventare davvero quell’arma a doppio taglio che non pochi paventano.

    Swift blocca non solo i Paesi ma anche gli intermediari che, in violazione delle sanzioni, effettuino transazioni con i soggetti colpiti. È questo che ne rende l’esclusione un’arma economica potente, così come viene ora definita.
    Ma il caso russo è diverso. Dal 2014, infatti, quando alcune banche locali sono state inserite dagli Stati Uniti in una lista nera, la banca centrale russa ha sviluppato un proprio sistema di pagamento, Mir, che oggi intermedia circa il 25% di tutte le transazioni nazionali con carta. Ma è difficilmente utilizzabile all’estero.

    Ecco allora che il governo russo ha successivamente sviluppato un’altra rete di pagamenti, il System for Transfer of Financial Messages (SPFS) il quale lo scorso anno ha intermediato circa 13 milioni di messaggi tra i più di 400 intermediari finanziari aderenti al sistema (tra cui Unicredit e Deutsche Bank) per un totale pari al 20% dei trasferimenti nazionali.
    Nel caso in cui le banche russe venissero disconnesse da Swift, il sistema finanziario russo potrebbe appoggiarsi inoltre al sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese (CIPS), gestito dalla People’s Bank of China, con utenti in oltre cento Paesi.

    Ebbene, nel 2014, quando l’Europa chiese che la Russia fosse sconnessa dallo Swift, le autorità russe stimarono che il provvedimento avrebbe comportato una riduzione del Pil del 5%. Oggi quel quadro è fortemente mutato. Grazie a Mir, i pagamenti interni al Paese non sarebbero colpiti e anche gli effetti sulle relazioni esterne sarebbero decisamente attenuati dal ricorso a Spfs e Cips. In modo così marcato che lo stesso Medvedev, nel frattempo diventato vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, ha detto che le transazioni finanziarie diventeranno sì più difficili, ma che non ci sarà nessuna catastrofe.

    Dall’altra parte, l’esclusione di un Paese dallo Swift avrebbe ripercussioni proprio sugli Stati che comminano le sanzioni. Il blocco dei pagamenti in entrata e in uscita imporrebbe un’interruzione non soltanto dei traffici commerciali, ma anche delle transazioni finanziarie. Perciò l’ipotesi di un’esclusione della Russia ha suscitato la preoccupazione delle banche europee, in particolare di quelle francesi e italiane, che sono esposte complessivamente per circa 50 miliardi di dollari ugualmente ripartiti fra i due Paesi (Unicredit, per noi) e che, nell’evenienza di un blocco, non potrebbero ottenere il pagamento di quei crediti.
    Un blocco indiscriminato rischierebbe così di tradursi in una moratoria sui debiti esteri della Russia. Disinteressandoci degli altri, la domanda è: può UniCredit insieme ad altre banche italiane perdere all’improvviso 25 miliardi di euro di crediti e chi verrebbe chiamato a colmare quella voragine in grado di minare l’intero sistema bancario italiano?

    Tralasciando l’exploit di utilizzo di valute digitalizzate da parte della banca centrale o altri token come il bitcoin assurto così ad un ruolo più importante nei pagamenti globali, il rischio per l’Occidente non finirebbe lì.
    Alla lunga, l’utilizzo del sistema dei pagamenti come arma rischia infatti di essere costoso per i Paesi che la brandiscono assai più che per quelli che la subiscono. Non solo perché colpisce tanto gli uni quanto gli altri, ma in quanto incentiva la ricerca di alternative e finisce per minare alla radice l’utilizzo del dollaro come moneta internazionale e l’assetto geopolitico che su tale egemonia monetaria si regge.
    Insomma, il classico paradosso del taglio dei propri attributi per fare un dispetto alla moglie.

  3. Non è sbagliato schierarsi (dalla parte della politica atlantista), però non è onesto ignorare la visione di insieme, se si vuole fare gli analisti. Finalmente l’America dovrà rendersi conto che non è più l’unica potenza al mondo. Da più di 70 anni ha fatto sempre ciò che riteneva opportuno per i propri interessi di potenza.
    da dieci anni Putin chiede di tenere seriamente in considerazione le esigenze di sicurezza della Russia. lo hanno umiliato.
    Per cessare l’inutile strage in Ucraina basterebbe riaprire le trattative, su altre basi. dare i panzerfaust a Zelenskj per l’ultima disperata difesa di Kiev mentre lui coraggiosamente incita la popolazione dal bunker della Cancelleria … è patetico, la miglior interpretazione del comico-presidente.
    la Cina, umilmente, fa l’elenco degli interventi americani dalla fine della WWII:
    60 attacchi con bombe, regime change, attentati e sabotaggi
    (bomb attacks, sabotage, attempted regime change)
    L’America manda avanti il coraggioso popolo dei maggiordomi (nel caso dell’Ucraina anche amici dei neonazisti), li finanziano, li armano e dicono: resisti !

    https://twitter.com/zlj517
    non credo che si possano postare le immagini, bisogna copiare e cliccare il link
    Lijian Zhao 赵立坚 su twitter
    @zlj517·
    26 feb
    China government official
    History doesn’t forget.
    per citare solo i più importanti: Corea, Vietnam, Libano, Cuba (Baia dei Porci), Iraq, Afghanistan, Serbia …

I commenti sono chiusi.