GLI INSEGNAMENTI DELL’UCRAINA

Mosca annuncia il ritiro delle forze armate russe dalla zona di frontiera con l’Ucraina e la fine della minaccia militare all’Ucraina. Non basta: mette in rete anche un breve documentario con i carri armati russi che salgono a decine sulle piattaforme ferroviarie per essere riportati ad est. Per molti la storia dovrebbe finire qui, ma ecco che il Presidente americano, malgrado il suo aspetto mite, si dice scettico. Insomma, non crede ancora al ritiro. Aspetta altri fatti concludenti. ICome gli avranno detto i suoi generali, i carri armati saliti sul treno, per dire, a Milano, potrebbero benissimo scendere a Monza e far ritorno a Milano coi loro mezzi.
Per millenni i belligeranti – o quelli che stanno per esserlo – hanno mentito a tutto spiano. Ed è normale: nessuno è tenuto alla lealtà con il nemico. Ma la tecnologia arriva dove non arriva la morale. Oggi i satelliti sono capaci di vedere una pecora dallo spazio, figurarsi se non vedono i carri armati. Dunque Biden aspetta non che Mosca dica che si ritira ma che i satelliti dicano che si è ritirata.
Non soltanto gli americani dispongono di questi mezzi, ma ne dispongono anche i terzi, e questi potranno confermare o smentire le affermazioni degli interessati. Insomma certe verità – come la posizione delle navi, dei carri armati o delle colonne di autocarri militari – non potranno più essere falsificate. E questo è un bene. Perché viene limitata la follia dei comandanti.
La guerra è un evento tanto complesso che von Moltke ha potuto affermare che “nessuna battaglia si svolge nel modo che si era previsto”. Tante sono le sorprese e le variabili. Alcune non dipendono dall’uomo (come il clima e le meteore) altre dipendono dal caso, da errori od equivoci, ed altre infine sono determinate volontariamente da stratagemmi del nemico. Per esempio la mimetizzazione degli obiettivi in modo che non si distinguano dal panorama circostante. Durante la Seconda Guerra Mondiale gli inglesi hanno anche costruito dei falsi aeroplani di cartone o di legno perché i tedeschi sprecassero le bombe cercando di distruggerli.
Fra gli stratagemmi ci sono ovviamente le bugie. Ma esse sono tanto più difficili da spacciare quanti più strumenti l’avversario ha per smascherarle. Per questo credo che Putin stia dicendo la verità: perché sa benissimo che gli americani, e tutti gli altri, dispongono dei mezzi per controllare la veridicità delle sue affermazioni. Mentendo farebbe inutilmente una cattiva figura. Il dividendo dovrebbe essere molto alto, per accettare di pagare questo prezzo.
Viceversa non capisco Putin quando dice che Mosca non può tollerare di avere la Nato alla frontiera. Non perché ognuno non abbia diritto di proclamare le proprie intolleranze, ma perché la Nato alla frontiera ce l’ha già con l’Estonia, la Lettonia e la Romania. Inoltre, se consideriamo che la Bielorussia è a metà strada tra una colonia e una parte della Russia, avrebbe anche una frontiera con la Lituania e la Polonia.
Né si comprende appieno perché definisca la Nato aggressiva. Aggressiva sarebbe se avesse l’intenzione di invadere la Russia. Ma la Nato è stata, sin dalla sua fondazione, un’alleanza difensiva. Se gli Stati Baltici e gli altri, appena è stato loro possibile, si sono precipitati ad aderire alla Nato è stato per paura della Russia, non per partecipare al suo attacco.
Quand’anche così non fosse per statuto, la Nato è composta prevalentemente da Stati che attualmente (esclusi gli Stati Uniti e forse la Gran Bretagna) sono visceralmente allergici alle armi e alla guerra. E infatti uno dei massimi difetti dell’Unione Europea – un difetto tanto grande che essa conta pochissimo nello scenario internazionale – è la mancanza di un armamento serio e di un comando unificato. Dal punto di vista militare, non la prende sul serio nessuno.
Tuttavia – anche se stimo molto l’intelligenza e la spregiudicatezza di Vladìmir Putin – non sono sicuro che con questo show militare (se tale rimarrà) abbia veramente fatto un affare.
1 Nessuno dice più che la Nato non serve a niente: Putin stesso l’ha riqualificata dicendo (non si sa quanto sinceramente) di averne paura. E l’Occidente spaventato la sente oggi molto più necessaria di quanto non pensasse qualche mese fa.
2 In secondo luogo, l‘ipotesi dell’invasione dell’Ucraìna è servita a mettere in evidenza come sia un errore strategico, per una commodity essenziale come il gas, dipendere da uno Stato che non è un alleato. Se chiudesse i rubinetti del gas la Russia potrebbe farci morire di freddo, e ci costringerebbe anche a chiudere le fabbriche. E così finalmente da noi anche i cretini (cioè la maggioranza dei cittadini) hanno capito che bisogna diversificare le fonti quanto più è possibile. Nessuno dei fornitori deve poterci prendere per il collo.
3 Infine, altra lezione non trascurabile, la vicenda ha dimostrato che la Germania, da sempre gigante economico, è anche, da sempre, un nano politico. Oggi è costretta a stare al gioco di Mosca, perché dipende anche più di noi dal gas russo. E avere chiuso le poche centrali nucleari che aveva è stata una bestialità di colore verde. Mentre la Francia, che tutti si divertono a sfottere parlando di “grandeur”, ha risentito poco o niente della crisi energetica di questi giorni. Perché ha (salvo errori) cinquantasei centrali nucleari in attività e altre otto in progetto. I francesi non possono essere presi per il collo.
4 Ma la vicenda di questi mesi potrebbe pesare molto anche per la Russia. Se l’Occidente si allarma a sufficienza, e si dota di fonti energetiche diverse da quelle russe, potrebbe un giorno applicare qualcosa di più di sanzioni più o meno simboliche al Paese di Putin. Noi – attualmente – abbiamo un disperato bisogno di comprare il gas russo, ma – domani – la Russia potrebbe essere obbligata a ricordarsi che ha un disperato bisogno di vendercelo. Perché quel grande Paese vive di esportazioni di materie prime, non di manufatti. Già oggi, del resto, non è detto che la Russia potrebbe strangolare la Germania. Se Berlino è sopravvissuta nel 1948 ricevendo tutto per via aerea, figurarsi se non può ricevere tutto il necessario via mare.
5 Infine se, dall’episodio, l’Europa ricaverà la lezione della serietà in campo militare, e dell’indipendenza in campo energetico, dovremo tutti dire grazie a Putin, che ci ha svegliati dal sonno indotto dalla nostra imbecillità.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
16 febbraio 2022

GLI INSEGNAMENTI DELL’UCRAINAultima modifica: 2022-02-17T10:15:39+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “GLI INSEGNAMENTI DELL’UCRAINA

  1. Dice un mio collega da anni a Beijing che il Partito ha scelto di decarbonizzare l’economia, il cui sostentamento energetico è divenuto – anche per i più tetragoni sostenitori della crescita a qualunque costo – insostenibile.

    Nell’attesa di nuove soluzioni di approvvigionamento e di maggiore disponibilità di produzione nucleare, essendo il gas naturale la fonte di energia fossile meno impattante in termini di emissioni, la Cina ha da qualche anno iniziato l’incetta sui mercati e già oggi è il primo importatore di GNL a livello globale mentre si stima nel 2030 un consumo di gas naturale nel Paese intorno ai 6/700 miliardi di metri cubi.

    In questo senso – e da qualche anno -, le maggiori società energetiche cinesi sono in trattative con vari esportatori statunitensi per garantire forniture di GNL a lungo termine, anche come conseguenza del fatto che l’aumento dei prezzi la carenza di elettricità che sta affrontando la Cina hanno accresciuto le preoccupazioni sulla sicurezza energetica del Paese. Ma c’è un convitato di pietra al tavolo delle sue superpotenze che potrebbe complicare questo rapporto, creando contraccolpi difficilmente parabili, nel breve come nel lungo termine: Taiwan.

    Il Partito se ne pre-occupa giustamente ed in largo anticipo. Crede anzi che occora applicare la più classica politica dei due forni. Che prevede sì di continuare in questa liason, ma anche di acquistare la maggior parte del gas russo ed asiatico disponibile; possibilmente tutto visto che parliamo di un’economia oltremodo energivora (non per nulla è stato vietato il mining di criptovalute sul territorio nazionale visto che distraeva quantità enormi corrente elettrica dall’industria e dagli usi civili).

    La qual cosa fa molto piacere a Mosca, per ragioni eminentemente geopolitiche e strategiche, ma che non può prescindere dalla presenza ingombrante del vecchio cliente europeo con cui è in piedi addirittura il raddoppio delle vie di fornitura… South Stream, North Stream, ma anche il sostanziale controllo sul gas Azero del Nabucco eccetera. Un cliente, anch’esso importante e non soltanto per le più ovvie ragioni di tornaconto commerciale. Che evidentemente non si può abbandonare d’emblée.

    A meno che non sia lui ad interrompere i rapporti. Prima politici, poi economici e infine commerciali. In questo caso, Mosca non avrebbe remore né ostacoli a cambiare destinatario delle proprie forniture di gas. Trasformano un prestesto in quell’opportunità per lei così desiderabile. Ribaltando questi termini, per averne l’opportunità occorre esattamente un pretesto: ovvero far convergere l’attenzione dei più sul dito che indica la Luna in modo da distogliere l’attenzione dalle conseguenze del gesto. Parliamo di un ex colonnello del KGB, non di un avvocato da Volturara Appula (absit iniuria verbis).

    Le conseguenze dovrebbero complessivamente importare agli Stati Uniti assai più degli spostamenti dei confini in verità assai elastici dell’Ucraina. Sia che essi guardino al breve che al lungo periodo, al di là della pressante necessità di distogliere l’attenzione degli americani dalle faccende domestiche.
    Eppure il dito di cui sopra punta, vindice, sul Donbass. Di conseguenza stiamo bbiamo scoprendo le enclave di Lugansk e Donetsk, che ormai conosciamo persino meglio dell’Emila e della Romagna e le rivendichiamo a Kiev… sembra persino di sentire di lontano un’eco come di “Trieste o morte“. Ma ignoriamo che, nel frattempo, persino la Chiesa ortodossa locale già s’era separata da quella ucraina.

    Epperò, siamo filo-occidentali senza se e senza ma. Siamo fedeli alla linea e a Mr. Biden …Anche se, in verità, il nostro mi sembra un po’ troppo impegnato a fare il *** con il *** degli altri, tra cui il mio.

  2. E Lei crede che i gretini facciano qualche opportuna riflessione sulla questione energetica? Ma manco pe’ sogno! Anzi, stanno insistendo ancora di più: “visto che succede col gas e il petrolio? Sole e vento, quello ci salverà!”. Trascurando e sbeffeggiando tutte le ragionevoli obiezioni. Testa dura come i no-vax.
    E naturalmente, per non essere giudicati “atei”, ci si dovrà piegare alle loro lagne.
    Quindi, ma certo, diversificazione: con sole e vento (e si parla persino di “legno”; perché gli alberi ricrescono, no?), che “costano quasi nulla”.

  3. Sul punto 5 sono personalmente scettico: se questa crisi rientrasse come sembrerebbe rientrare, si farebbe in fretta a dimenticarla.
    Il problema dell’energia si risolverebbe coi bonus prima che i prezzi tornino a scendere, mentre riguardo agli armamenti, si tornerebbe a dire (ammesso che si sia smesso per un istante): ma chi vuoi che ci attacca? A che servono gli F35?

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