FROM HERE TO AUTUMN

In Italia ci troviamo in un momento storico in cui, per comprendere la politica, dobbiamo in primo luogo considerare l’interesse economico. Non perché i nostri politici siano più disonesti o più miserabili che in passato, ma perché è insolita la situazione obiettiva. Normalmente non solo i politici hanno una professione cui possono ritornare, ma hanno anche qualche ragione per sperare nella rielezione. E per questo sono meno ostili allo scioglimento delle Camere. Oggi invece le cose stanno diversamente perché molti parlamentari – soprattutto quelli del Movimento 5 Stelle – prima di sedere alla Camera o in Senato non avevano un mestiere e se fossero improvvisamente mandati a casa senza la pensione si troverebbero a fronteggiare drammatici problemi di sopravvivenza. Inoltre probabilmente le prossime elezioni rappresenteranno per il loro partito una catastrofe. Secondo le previsioni la rappresentanza del M5S passerà dal 32% e rotti del 2018 al 15 o al 10%. Ed anzi certamente di meno: infatti, proprio per opera dei “grillini”, il numero dei parlamentari è stato ridotto di un terzo e dunque bisognerà prevedere non il 15 o il 10% ma il 10% o il 6%. Insomma se ne salverà circa uno su quattro o cinque. Gli altri il Parlamento lo vedranno in televisione.
Questa situazione toglie ai leader anche l’arma delle liste. Non possono dire al parlamentare: “Se ora non obbedisci poi non ti rimetto fra i candidati” perché la risposta sarebbe un ghigno: “Lo so che non sarò rieletto. Dunque preferisco la pensione a qualunque promessa”. E infatti, quando si è ventilata l’ipotesi di mandare il Presidente del Consiglio al Quirinale (col conseguente reale pericolo che poi si sciogliessero le Camere) i parlamentari hanno votato come un sol uomo contro di lui: perché Draghi deve presidiare Palazzo Chigi almeno fino ad autunno inoltrato.
Con le prossime elezioni si tornerà comunque alla normalità. Una maggiore percentuale dei parlamentari avrà un reddito rispettabile prima ancora di divenire parlamentare e parecchi di loro, una volta eletti, avranno maggiori possibilità di essere rieletti. Infine i leader avranno il potere di includerli o no nelle liste elettorali. Al riguardo non si dimentichi che spesso si parla con disprezzo di “nominati e non eletti”, ma la distinzione è fittizia. Alcuni sono stati veramente soltanto nominati (si pensi a Giuseppe Conte e allo stesso Mario Draghi) ma gli eletti sono stati eletti dopo essere stati “nominati” candidati.
Allineiamo dunque i pezzi sulla scacchiera.
1 I parlamentari hanno l’interesse economico di non andare a casa ma quando scatterà il diritto alla pensione a loro delle Camere non importerà più nulla. Se fossero sciolte in quel momento si anticiperebbe la normale scadenza della legislatura di qualche settimana soltanto. E ciò significa che l’attuale situazione politica ha circa 6-8 mesi di vita.
2 Non essendo riuscito a divenire Presidente della Repubblica Draghi ha tutto l’interesse a realizzare il Pnrr e le riforme promesse all’Unione Europea. Perché ne va della sua immagine. È stato presentato come il tecnico super, al di sopra delle parti, cui nulla può essere minacciato e nulla può essere promesso e dunque deve essere all’altezza di quella fama. Senza dire che della sua azione risponderà alla storia. Fra l’altro non è neppure detto che disponga di un futuro politico dopo questa legislatura. Dunque ci si dovrebbe aspettare che tenti di tirare diritto per quanto forti possano essere le resistenze dei partiti.
3 Ma potrà farlo? I partiti si trovano infatti in una situazione opposta. Mentre lui non ha molto da temere, i partiti sanno che, con le prossime elezioni, rischiano parecchio. Non soltanto gli italiani li disprezzano con tutto il cuore (l’astensionismo significa: “Non vali neppure la pena che ti voti contro”) ma può darsi che tutti siano pieni di rancore per la politica di Draghi. Se l’Italia, in tanti decenni, non è riuscita ad avere una politica razionale e a realizzare le riforme, è perché gli italiani sono contrari. Se qualcuno governasse sul serio ne sarebbero sconvolti e, ovviamente, se la prenderebbero con i partiti.
Abbiamo davanti impegni colossali e poco più di mezzo anno per realizzarli. Che cosa riusciremo a fare, in questo tempo? Un famoso film si intitolava: “From here to eternity”, noi in politica siamo appesi ad un tempo più breve: “From here to autumn”.
Il problema non è che cosa Draghi vorrà fare, ma che cosa potrà fare.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
15 febbraio 2022

FROM HERE TO AUTUMNultima modifica: 2022-02-16T12:11:16+01:00da gianni.pardo
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