CADERE DAL PERO

Angelo Panebianco, sul “Corriere”(1), scrive un articolo che il titolista riassume con queste parole: “Ma come è ingenua l’Europa”. L’articolo è tanto inutile quanto pregevole e va dato atto a chi ha scritto quel titolo di saper ben maneggiare la lingua italiana. Infatti il lettore normale, se una frase comincia con “Ma come è”, si aspetta alla fine un punto esclamativo. Che invece non c’è. Infatti l’articolo di Panebianco non esprime meraviglia (punto esclamativo) ma rassegnazione (punto fermo).
Panebianco sostiene cose semplici ed evidenti che i nostri vecchi avevano già da secoli condensato in detti e constatazioni: “Chi pecora si fa, il lupo la mangia”, “Ognuno è l’artefice della propria sorte”, “Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” e soprattutto “si vis pacem para bellum”, se vuoi la pace preparati alla guerra. Insomma, la lezione del realismo. Che gli uomini non imparano mai. Quando da tempo non c’è una guerra, pensano che non ce ne saranno più, che armarsi è una spesa inutile, che nessuno ci attaccherà mai. Quando stanno bene economicamente, non credono che possa accadere qualcosa che li metta in mutande, per così dire da un giorno all’altro, come avviene attualmente in europa col prezzo del gas. I fatti li colgono impreparati come se si verificassero per la prima volta.
Credo che questo problema dipenda dalla durata media della vita. Il tempo degli uomini è breve, ma poiché essi non ne conoscono un altro, pensano che quel che hanno vissuto loro valga in generale. Non si rendono conto che cinquanta o sessant’anni non bastano per conoscere il comportamento della specie umana. E questo li induce a commettere errori irreparabili.
L’unico modo di sfuggire a questa limitazione è ovviamente la cultura. Mentre l’uomo normale ha un’esperienza – tolta l’infanzia o poco più – di cinquant’anni, l’uomo colto, e lo storico in particolare, hanno un’esperienza di secoli. A volte di millenni. Ecco perché, parlando con un egiziano del primo secolo a.C. gli direbbero: “Lo so, i faraoni regnano da millenni, e forse regneranno ancore per millenni, ma stai attento: se il loro modo di governare ti piace, sii pronto a difenderli con le armi. Diversamente, se penserai che sono lì da sempre e dunque saranno lì per sempre, avrai brutte delusioni”. Ho parlato dei faraoni, ma di fatto ho riassunto la storia di Roma antica. Ciò che ha fatto crollare l’Impero Romano non sono stati gli attacchi esterni, ché anzi, in passato, ce n’erano stati anche di più pericolosi: si pensi alle guerre puniche. Ma nella differenza di atteggiamento dei romani. Quando Annibale scorrazzava per l’Italia, i romani erano pronti anche a morire con le armi in mano, se Hannibal era ad portas. Quando invece si è arrivati al V Secolo, i romani erano convinti che l’Impero Romano non sarebbe mai crollato; che se fosse stato in pericolo, “Qualcuno avrebbe pensato a difenderlo”. Insomma che la difesa di Roma non fosse affar loro. E infatti il risultato fu che vinsero i barbari: la Roma classica entrò nel passato, nei libri di storia, per non uscirne più.
Ecco perché l’articolo di Panebianco non merita il punto esclamativo. L’Europa non è ingenua: è decadente e destinata alla sconfitta. Io ho spesso citato una frase del poeta Paul Valéry perché l’ho trovata impressionante e significativa: “Anche le civiltà sono mortali”. Come degli organismi viventi, esse sorgono, fioriscono, prosperano, con un’inarrestabile parabola ascendente, finché ad un certo momento, con se un orologio biologico si fosse messo a girare all’indietro, cominciano a perdere colpi, ad indebolirsi, a decadere, e malgrado ogni sforzo di chi le ama, a morire. Inesorabilmente.
L’Europa è pingue, tarda, imbelle. In preda a deliri idealistici (pacifismo) religiosi (ecologismo) intellettuali (tutte le civiltà si equivalgono e i mali si possono sconfiggere chiamandoli con un altro nome). Ha talmente stramaledetto l’odio (ben rappresentato dal nazismo) da averlo escluso dal proprio orizzonte, da non riconoscerlo neanche quando è essa stessa ad essere odiata. Ecco perché il messaggio di Oriana Fallaci è rimasto inascoltato. Ecco perché continuiamo a tenere spalancate le porte affinché i nemici possano entrare senza difficoltà. Ché anzi, se ne hanno, andiamo a prenderli noi.
Dunque la predicazione di Panebianco, pur perfettamente condivisibile nella lettera, è inutile nella sostanza. Soltanto quando cadranno dal pero gli europei si accorgeranno di avere segato il ramo su cui erano seduti.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
9 febbraio 2022
(1) http://cercanotizie3.mimesi.com/Cercanotizie3/intranetarticle?art=574737468_20220209_14004&section=view&idIntranet=212

CADERE DAL PEROultima modifica: 2022-02-09T11:08:53+01:00da gianni.pardo
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