L’ERRORE DI SALVINI: LA GENEROSITA’

Ognuno ha le sue manie. Una delle mie più vecchie risale ad un articolo scritto nei primi Anni Novanta. E fanno trent’anni. Si intitolava: “La scelta delle armi” e vi sostenevo che in occasione di un duello il gentiluomo può spingere la generosità (o l’incoscienza) fino a dare al nemico la scelta delle armi; ma poi deve essere risoluto nell’uso più spregiudicato e cinico che sia possibile dell’arma scelta, se il nemico fa altrettanto. O se tale è, inevitabilmente, l’arma scelta. Per chi fosse curioso riporto il brevissimo articolo in calce(1).
Se oggi ho ripensato a quella vecchia tesi è perché, a mio parere, l’errore commesso da Matteo Salvini non è quello che gli rimproverano in tanti (anche se io non ho capito qual è) ma quello di aver concesso troppo margine all’avversario. E per sostenere questa tesi bisogna riprendere la questione da principio.
I “grandi elettori” del nuovo Presidente della Repubblica temevano soprattutto una cosa: che il Presidente, magari perché cadeva il governo e non si riusciva a ricostituirne un altro, sciogliesse le Camere. Molti peones avrebbero così perduto stipendio ora e pensione poi. Dunque era certo che il Parlamento mai avrebbe votato Draghi, perché bisognava tenerlo a Palazzo Chigi, per la sopravvivenza del governo. Quanto al resto, qualunque soluzione andava bene.
Salvini ha cominciato commettendo l’errore di proclamare che “stavolta” toccava al centrodestra designare il Presidente, essendo esso maggioranza nel Paese. Forse il fatto era vero. Ma non lo era in Parlamento. E dunque il suo attivismo – quasi toccasse a lui, e soltanto a lui – sbrogliare la matassa, è stato un errore. Avrebbe dovuto proporre un solo nome, per esempio Nordio, e dire al centrosinistra: “Dite di no. D’accordo. Fate un nome voi. E finché non lo farete noi voteremo Nordio. Anche alla ventesima votazione”. Ammesso che il centrosinistra, e soprattutto il Pd dell’arrogante Enrico Letta, avessero detto di no per cinque, sei, sette, otto, nove volte, di chi sarebbe stata la colpa?
Poi, quando il centrosinistra si fosse deciso a fare un nome, il centrodestra avrebbe potuto dire di no. Rilanciando con un secondo nome. Mentre oggi Massimo Giannini, dalle colonne della Stampa, fa una colpa a Salvini di avere fatto i nomi di Berlusconi, Pera, Moratti, Nordio, Casellati, Belloni, Cartabia e Severino. Insomma rimprovera a lui di averci provato in tutti i modi (la Belloni era stata addirittura proposta dal Pd, che poi ha detto di no) e non a Letta e compagni di avere sempre detto no e soltanto no. Cioè Salvini è stato costantemente costruttivo (lo è stato perfino accettando Mattarella, alla fine) mentre Letta è stato costantemente distruttivo, salvo accettare lo statu quo con il bis del Presidente. Ed oggi i terzi dicono che lo sconfitto è Salvini. Bel risultato.
Adottando il principio della scelta delle armi come lo intendo io, e rifiutando anche l’ipotesi Mattarella, a tempo indeterminato, alla fine sarebbero stati gli altri che si sarebbero ricordati dell’interesse del Paese, della dignità dell’Italia, della cattiva figura che stavamo facendo agli occhi del mondo. Un prezzo da pagare, certo, ma che avrebbero pagato quelli che continuavano a dire di no. Mentre se alla fine un nome “accettabile” lo avessero fatto (e quello di Elisabetta Belloni lo era) avremmo avuto un Presidente e per giunta – finalmente – donna.
Ma questi politici, che si vorrebbero figli di Machiavelli, sono invece figli della scuola attuale. E Machiavelli – si vede – non lo hanno letto.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
30 gennaio 2022
(1) LA SCELTA DELLE ARMI

In materia di guerre e duelli, quello che tutti preferiremmo è evitarli. Poiché però a volte è impossibile, non rimane che sperare che l’avversario, pur restando un nemico accanito, rispetti certe regole. Ma che fare nei confronti dell’avversario scorretto?
Molte persone, nei discorsi da salotto, dimostrano un’infinita nobiltà e grandezza d’animo: secondo loro, bisogna combattere seguendo i propri principi. Anche se l’altro mente, io non mentirò. Anche se l’altra bara, io non barerò. Certo, ci sarebbe da vedere questa gente all’atto pratico: ma probabilmente sono sbagliati anche i principi. L’amore per la correttezza può far sì che si permetta al nemico di nuocerci fraudolentemente una volta: la prima. Ma in seguito sarebbe ingiusto combattere contro di lui con un braccio legato dietro la schiena. E sarebbee anche ingiusto trattare nello stesso modo l’avversario leale e l’avversario sleale.
Comportarsi onestamente con i disonesti è perfino pericoloso: se l’avversario sa di poter barare, tanto noi non bareremo, barerà più facilmente. Se invece sa che nel caso lui usi le armi chimiche noi useremo la bomba atomica, ci penserà due volte, prima di usarle.
Se un principio bisogna stabilire, è che non bisogna consentire vantaggi immeritati a nessuno. All’avversario scorretto bisogna dire al più presto: chi ti dice che non sia più bravo di te, nella tecnica degli agguati, delle calunnie, dei tradimenti? E se una tecnica mi manca, prenderò lezioni private. Fossero anche lezioni di incendio doloso.
L’ideale è evitare duelli ed armi, ma in un mondo sbracato come il nostro, in cui la parola onore è fuor di moda, non rimane che comportarsi come dei gentiluomini che concedono a tutti la scelta delle armi. Se gli altri scelgono la disonestà, pazienza: bisognerà essere più disonesti di loro.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
Primi Anni Novanta

L’ERRORE DI SALVINI: LA GENEROSITA’ultima modifica: 2022-01-30T12:07:11+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo