DUNQUE, MATTARELLA

Contenti, scontenti? Come sempre, dipende dal punto di vista.
Possono essere contenti, innanzi tutto, quelli che aborrivano l’idea di andare a nuove elezioni, di perdere ora lo stipendio e poi la pensione. Il più grande partito del Parlamento italiano.
Possono essere contenti coloro che volevano evitare qualcuno in particolare ed hanno temuto di vederselo imporre come Presidente della Repubblica. Mattarella, in questo senso, è come una poltrona vuota.
Possono essere contenti coloro che aspiravano a lasciare tutto come sta perché, soprattutto per quanto riguarda il governo, ogni soluzione diversa dall’attuale è pericolosa. Dovendo formare un nuovo governo – si è visto da come hanno discusso i partiti volendo nominare un nuovo Presidente della Repubblica – ci sarebbe stato il rischio che non ci si riuscisse e il Presidente – Mattarella o un altro, poco importa – sarebbe stato costretto a sciogliere le Camere. Con le conseguenze che sappiamo.
Ma chi può essere scontento? Scontento può essere innanzi tutto chi si accorge che in Italia la politica è paralizzata. Abbiamo un Presidente del Consiglio che non è stato eletto, ma nominato dall’alto. E questo presidente è succeduto ad altri Presidenti tutti non votati. Berlusconi si vanta di essere l’ultimo Presidente votato dagli italiani, come politico, ed io lo ricordo Presidente dieci anni fa.
Questa paralisi della politica ci fa rischiare in molte direzioni. Innanzi tutto perché, se Draghi si rimettesse a governare, cercando di realizzare le riforme sulle quali l’Italia si è impegnata con l’Unione Europea, potrebbe anche darsi che il Parlamento gli impedisca di condurle in porto. Lui ha certo l’arma di minacciare le dimissioni ma è anche vero che l’arma delle dimissioni, come tutte le armi, può “incepparsi”. E non oso pensare alle conseguenze.
Inoltre, se il Parlamento si “mettesse di traverso” a proposito delle necessarie riforme, Draghi o chi per lui come risponderebbero alla possibile crisi economica determinata dalla chiusura del rubinetto “europeo”? dal debito pubblico? dal rincaro delle materie prime? dalla “botta” determinata dalla pandemia e dai mille problemi che abbiamo nascosto sotto il tappeto? Come risponderebbero infine alla rabbia degli italiani, famosi per essere pazienti? Ma ogni pazienza ha un limite.
Oltre tutto Draghi – dicono le malelingue – ha il dente avvelenato e ora, deluso, governerà con durezza. Pare ci avesse sperato molto, a cambiare poltrona andando al Quirinale. Fino a partecipare ai negoziati e manovrare, seppure copertamente. Fra l’altro è così che molti interpretano la sostanziale inattività del governo negli ultimi due mesi: Draghi faceva il morto per non irritare i suoi possibili elettori. Se fosse proprio così, ne sarei un po’ deluso. Draghi mi sembrava di una statura superiore, ma non lo giudicherei severamente. È umano? È ambizioso? Magari fino alla vanità? Non c’è niente di male. Senza questi “difetti” non si va lontano.
Probabilmente nei prossimi giorni vedremo andare a tutta birra il cosiddetto “gioco dei rinfacci”, con tutti che cercano di dimostrare che hanno perduto gli altri e loro hanno vinto. In realtà hanno perduto tutti perché hanno dimostrato la loro sostanziale incapacità di agire insieme, perfino nei momenti speciali. In questi casi, le forze politiche dovrebbero saper giungere ad un compromesso, anche se a malincuore. E del resto, se non fosse a malincuore, non sarebbe un compromesso.
Il comportamento del Pd guidato da Letta in questo senso è stato veramente riprovevole: arrivare ad escludere Elisabetta Belloni, che esso stesso aveva proposto, soltanto perché Matteo Salvini e Giorgia Meloni avevano detto di sì, è pressoché scandaloso. L’Italia non è commissariata da Draghi perché la situazione è speciale ma perché in un certo senso è minorenne ed ha la vocazione del commissariamento.
Una possibile spiegazione è che il Parlamento è stato ed è devastato da un M5S che sulla politica ha avuto l’effetto di una calata dei barbari. Tanto che si può sperare che, superato se possibile senza catastrofi l’anno che ci separa dalle elezioni, si ritorni alla politica normale o almeno ad una politica che non ci faccia vedere degli inqualificabili dilettanti. O dei leader velenosi e in ritardo di un giro o due come Enrico Letta.
Il centrodestra viene dato per morto e questo, a mio parere, è un errore. Perché quei tre signori – Berlusconi, Salvini e Meloni – sono tenuti insieme dall’interesse di vincere, se mai ce ne sarà la possibilità. Quanto alla sinistra, benché tanto mal guidata negli ultimi anni, ha anch’essa un futuro perché l’Italia è naturalmente di sinistra e un rappresentante purchessia deve averlo. E dopo la prevedibile dissoluzione del Movimento, a sinistra si apriranno delle praterie. Speriamo di tornare ad un salutare two party system.
Purtroppo, in questo panorama non si salva nemmeno Sergio Mattarella. O non avrebbe dovuto tanto insistere (per sedici volte, dicono) sulla fine del suo mandato, o avrebbe dovuto rifiutarlo quando gliel’hanno proposto, confermando la sua intenzione quando hanno cominciato a fare il suo nome durante i tentativi di elezione. Comportandosi come si è comportato, è quasi sceso al livello degli altri.
Rimane infine l’incognita dello Zeitgeist, lo spirito del tempo, che da tira verso l’antipolitica. L’ultima volta, nel 2018, ci ha regalato la superficialità al potere, od anche gli analfabeti al potere, ed ha fallito. Ora sembra volgersi all’astensione, e questa è una minaccia ancora più grave. Prima l’Italia era come qualcuno che cercava di curarsi l’artrosi con la camomilla, ora sembra abbia rinunziato a curarsi. E in un attimo di follia potrebbe anche uccidere il medico.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
30 gennaio 2022

DUNQUE, MATTARELLAultima modifica: 2022-01-30T09:36:38+01:00da gianni.pardo
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