SCEGLIERE TRA I PRINCIPI

Un prezioso articolo di Angelo Panebianco (“Corriere”, 14 gennaio 2022) spiega il diverso punto di vista fra le autocrazie e le democrazie in materia di territorio. Per le democrazie il principio fondamentale è che un territorio non deve passare di mano contro la volontà dei suoi abitanti (“principio di autodeterminazione dei popoli”), soprattutto dal momento che quei Paesi sono più interessati alla libertà degli scambi, ed eventualmente al dominio economico, che al dominio sul territorio); viceversa le autocrazie, soprattutto quando sono potenze imperiali (come la Russia e la Cina) non tengono conto della volontà dei popoli coinvolti. Per loro i territori possono passare di mano come “pacchi”, senza tenere conto della volontà degli abitanti, se soltanto questo richiede la sicurezza – o persino l’“onore” – dell’impero.
Naturalmente i loro governanti sono felici se hanno un pretesto per affermare il loro “diritto” alla sovranità su quei territori. Come potrebbe fare la Cina a proposito di Hong Kong o di Taiwan e – soltanto in un certo senso – la Russia con l’Ucraìna. Ma che si tratti di pretesti si è ben visto nel modo in cui Mosca si è comportata con la Crimea.
Questa la situazione che Panebianco descrive ottimamente, soprattutto per far comprendere il perché dell’incomunicabilità fra potenze occidentali e Russia. Ma, a rischio di essere sommerso dalle critiche, esprimerò sulla materia un parere molto meno asettico. Innanzi tutto riprendo la tesi di Panebianco semplificandola così: in ogni controversia internazionale sul territorio, i principi attivi ed opposti sono tre: la legalità internazionale, l’autodeterminazione dei popoli, la nuda forza.
Per la legalità internazionale non ci si può appropriare un territorio altrui (la Crimea) nemmeno se la popolazione locale è d’accordo.
Per il principio di autodeterminazione, ogni popolo ha il diritto di decidere la propria sorte. Ma rimane da stabilire che cosa si intende per popolo.
Se per popolo si intende uno Stato, questo Stato può passare da una sovranità all’altra, può stipulare trattati e disporre comunque della propria sorte, come si diceva. È questo il significato del qualificativo “sovrano”. Ma se per popolo si intende anche un gruppo etnico, una comunità linguistica, o comunque un’entità all’interno di uno Stato, quel principio di “autodeterminazione” è molto più vago ed ideale.
In altri termini, i catalani possono pensare di avere diritto all’indipendenza, solo perché il catalano differisce un po’ dal castigliano, ma lo Stato sovrano che ha per capitale Madrid può reputare la loro convinzione “sediziosa” e gettare in galera i promotori di quell’indipendenza. Certo, gli Stati terzi non hanno alcun diritto di intervento.
Per il terzo principio, quello della forza, tutti i discorsi precedenti non valgono niente: il più forte fa ciò che vuole. E il vantaggio di queste distinzioni è che esse chiariscono i termini della discussione. Nella dama la pedina si muove in obliquo, negli scacchi la torre si muove in croce, ma non è che abbia ragione la pedina o la torre: tutto dipende dal gioco che si gioca. Ed è proprio seguendo questo principio che l’azione della Russia appare insostenibile. Perché segue di volta in volta in principio che le serve.
Essa dice: “L’Ucraìna non ha il diritto di esigere il rispetto delle frontiere, perché prevale il diritto dell’autodeterminazione dei popoli, e la Crimea è sempre stata russa”. Ma se perfino singole parti di uno Stato hanno il diritto di disporre della loro appartenenza politica, come mai l’Ucraìna – Stato sovrano – non avrebbe il diritto di aderire al Trattato del Nord Atlantico, alias Nato? Per giunta minacciandola di invasione? La Crimea, una penisoletta, è libera di cambiare capitale e l’immensa Ucraìna non può allearsi con chi vuole?

Ammettiamo che la Russia dica: “Uso di volta in volta il principio che meglio mi conviene. In questo caso, essendo la più forte, costringo l’Ucraìna ad obbedirmi”. E sia. Ma non deve più valersi del principio di autodeterminazione dei popoli per la Crimea. Perché questo sarebbe offensivo per l’intelligenza degli altri Stati.
Il suo atteggiamento scopertamente opportunista è degno del comportamento del lupo nella favola del “Lupo e l’agnello”. E la Russia – se l’Occidente non fosse una tigre di carta – con questo comportamento scoperchierebbe il vaso di Pandora. Infatti essa ha un enorme tallone d’Achille. Oggi si tende a dimenticare che alla Polonia furono amputati vasti territori, ad est, a favore della Russia, e per compensarla furono espropriati vasti territori alla Germania ad ovest. La Polonia fu letteralmente “fatta scivolare” verso ovest, spostandola di peso come un pacco. E ciò soltanto in base alla forza dell’Unione Sovietica e benché la Polonia in guerra avesse soltanto recitato la parte della vittima fra due tiranni fra i peggiori della storia.
Seguendo la tesi russa, se la Polonia ne avesse la forza, avrebbe il diritto di riprendersi i suoi territori oggi facenti parte della Bielorussia o della Russia. E la Germania avrebbe la forza e il diritto di riprendersi i vasti territori e le molte città che la violenza russa ha assegnato alla Polonia.
Bisogna andarci calmi, con i principi: possono mordere anche chi li maneggia. Se l’Europa non fosse un continente evirato e rimbecillito, oggi dovrebbe dire alla Russia: “L’Ucraìna farà ciò che le garba. Comunque, se un soldato russo attraverserà la frontiera da est, dieci soldati europei l’attraverseranno da ovest, in soccorso di Kiev. E non perché l’Ucraìna abbia aderito alla Nato, ma perché così intendiamo fare. Se in campo internazionale, l’ha detto Putin, vale il diritto del più forte, vediamo chi è il più forte”.
Ho stima di Putin, perché fa risolutamente gli interessi del suo Paese. Ma altrettanto mi aspetterei che il mio Paese, e la mia Europa, facessero per loro stessi.
Qualcuno mi dirà: “Ma così si corre il rischio di una tremenda guerra”. Certo che sì. Ma l’altro rischio è di perderla senza nemmeno combatterla, la guerra. Come disse Churchill, dopo Monaco: “Dovevate scegliere tra la guerra e il disonore. Avete scelto il disonore. Avrete la guerra”.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
14 gennaio 2022

SCEGLIERE TRA I PRINCIPIultima modifica: 2022-01-15T14:50:04+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “SCEGLIERE TRA I PRINCIPI

  1. Io invece credo che tutti usino il principio che gli è più utile portandoli tutti in tasca per giocarseli al bisogno. Il principio dell’ autodeterminazione dei popoli è fondativo per gli USA altrimenti sarebbero ancora colonia britannica, ma il principio di area di influenza lo hanno usato loro con pa crisi di Cuba e comunque anche oggi ritengono l’ intero sud America loro area di influenza. Provi Puti ad installare missili a Cuba o in Venezuela oggi. Veda la.pronta reazione USA.

    Stato sovrano su base etnica non è un obbligo, ma se vi è persecuzione di una etnia allora è necessario, per questo capisco in Kosovo e non sono sensibile alle richieste dei Catalani.

    La Russia oggi fa interventi sacrosanti. Interviene dove ci sono russi in pericolo. Ossezia, Kazakistan, anche Dombass se necessario. Poi il principio può essere mitigato da altri. L’ area di influenza è perfettamente comprensibile visto che al bisogno tutti se.ne ricordano. Come accettare armi a medio raggio così vicine? Se c’ è la sopravvivenza in gioco tutti gli altri principi vengono meno.

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