GIORNALI NOIOSI

Lo so, l’ho già detto, ed anche più volte, che tutti i discorsi riguardanti l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica sono estremamente noiosi. Ma è colpa mia se tutti continuano a parlarne? È colpa mia se ciò che dicono può mandarci in bestia?
Tutti i commentatori ci annoiano perché disobbediscono al famoso invito di Wittgenstein, secondo il quale “Wovon man nicht sprechen kann, darüber muß man schweigen”, su ciò di cui non si può parlARE deve tacere. Cioè: di ciò di cui non si può dire nulla di ragionevole è meglio non parlare. Perché non si può dire nulla di ragionevole, sull’elezione del futuro Presidente? Semplicemente perché questa elezione non dipende affatto dagli accordi dei leader, come sembrano credere tutti gli editorialisti; e non dipende neppure dai consigli dei politologi o dall’interesse dell’Italia, che lascia tutti freddi. Quella scelta dipende esclusivamente dagli umori dei “grandi elettori” i quali hanno come unica Stella Polare il loro interesse. E poiché il voto sarà segreto, quell’interesse lo perseguiranno senza remore: senza dover temere né una sanzione né una semplice nota di biasimo. Oggi sappiamo che questo interesse è la prosecuzione della legislatura fino alla sua scadenza naturale, ma rimane incertissimo il modo in cui questo interesse sarà perseguito.
Naturalmente anche in passato è stato così. Ma forse mai al livello attuale. In passato i partiti erano di dimensioni più o meno stabili (ci si lamentava appunto dell’immobilismo dell’elettorato) mentre ora abbiamo un partito che ha avuto oltre il trenta per cento dei voti nel 2018 ed attualmente rischia di averne un terzo. Dunque, su cento parlamentari del M5S, è probabile che 66 non siano rieletti. Ne rimangono 34, ma di questi 34 un terzo non potrà entrare in Parlamento, perché il prossimo Parlamento, proprio su iniziativa del M5S, sarà potato di un terzo dei suoi membri. Dunque 34 meno un terzo, 23. Secondo il calcolo, il singolo parlamentare “grillino” ha meno di una probabilità su quattro di tornare in Parlamento nella nuova legislatura. Come si può pretendere che voti in primo luogo per il miglior Presidente, o per il Presidente che gli indicano i leader del suo partito, ammesso che sappia chi sono? E ovviamente nessuno può dare ordini al Gruppo Misto, che oggi come oggi è uno dei più grandi “partiti” presenti in Parlamento. L’incertezza è totale.
Non ci si può pronunciare sui rappresentanti delle regioni ma, per quanto riguarda i peones, e in particolare quel terzo costituito dai “grillini”, l’unica bussola che li guiderà nel voto sarà l’esigenza che non siano sciolte le Camere. Cosa che potrebbe avvenire soprattutto se Mario Draghi fosse eletto Presidente della Repubblica o comunque se il governo cadesse.
In queste condizioni, che senso hanno gli editoriali che leggo ancora oggi? Che senso ha dire: “Sarebbe meglio questo, sarebbe meglio quello”?; “I leader dovrebbero accordarsi su questo o quello”?; “L’interesse dell’Italia è questo, e speriamo che gli elettori ne tengano conto?. I leader sono del tutto impotenti, come lo siamo noi spettatori di questa commedia. Né vale la pena di dire ai grandi elettori quanto il loro voto sia importante per la stabilità o la credibilità dell’Italia. Per loro la retorica sta a zero, perché urta contro il dilemma “stipendio sì/stipendio no”, “pensione sì/pensione no”. Un dilemma dinanzi al quale i signori leader ragionerebbero esattamente come loro, se si ponesse a loro.
Ed ora ecco alcuni esempi degli editoriali di oggi. Paolo Mieli, fra le migliori teste pensanti del Paese, scrive sul Corriere che i grandi elettori farebbero bene ad eleggere il Presidente nelle prime tre tornate di voto (quelle in cui il Presidente si elegge con maggioranza qualificata) perché se si va oltre, e alla fine si elegge un Presidente purchessia dopo una rissa all’arma bianca, le conseguenze sarebbero nefaste per il Paese. E cerca di dimostrarlo con i riferimenti storici ad altre elezioni del Presidente. Tutto bellissimo, salvo un punto: degli argomenti di Mieli, anche ad ammettere che siano fondati, agli interessati non importa un fico secco. Ecco perché l’editoriale di Mieli non serve a niente. È una predica agli uccelli. I grandi elettori nominerebbero un Presidente con maggioranza qualificata, e magari alla prima votazione, se ci fosse un nome che dà la certezza che non si andrà a votare. Perché questa è l’unica cosa che importa. Ma un nome del genere non esiste e non può esistere.
Personalmente aggiungo che se molti vogliono che Draghi rimanga Presidente del Consiglio è perché il suo personale interesse a rimanerlo è garanzia di prosecuzione della legislatura. Mentre se egli fosse eletto Presidente della Repubblica, nessuno potrebbe garantire niente e non si può mai sapere dove condurrebbero gli interessi contrapposti. Né ci si può fidare dell’assicurazione di un “papabile” che, in caso di elezione, non scioglierà le Camere. Forse che Scalfaro non aveva promesso a Berlusconi elezioni a breve? E mantenne forse la parola? I grandi elettori, essendo “grandi”, appunto, non sono bambini.
Massimo Franco, sullo stesso giornale, discute dottamente sul senso e sul peso della candidatura di Berlusconi. Ma – anche qui – tutti fanno i conti senza l’oste. E in questo “tutti” bisogna includere Berlusconi stesso. Personalmente, più che prendere sul serio la sua candidatura, penso che gli serva a qualcos’altro. Per esempio a sapere su quanti voti può contare il centrodestra. Ma veramente poi potrà contarci? Insomma, anche qui, discorsi al vento.
Lina Palmerini, sul Sole 24 Ore, parte da quanto accaduto in Sicilia, dove i votanti per i grandi elettori hanno dimostrato di fare di testa loro, e la giornalista considera questo un cattivo auspicio per quanto avverrà a Roma. E dopo ne discute ampiamente. Per parte mia, non so quanto sia cattivo quell’auspicio, certo per me è scontato.
Francesco Bei, sulla “Repubblica”, parla anche lui (dottamente, s’intende, come tutti gli altri) del significato della quasi candidatura di Berlusconi, delle intenzioni di Salvini (in particolare nella trattativa con i 5 Stelle) e cita anche la divertente dichiarazione di Enrico Letta, che parla dell’“inizio di una discussione vera sul Quirinale e su un patto di legislatura”. Deve avere uno straordinario senso dell’umorismo, questo occhialuto leader. Con chi discutere? Chi può prendere degli impegni? E come parlare di un “patto di legislatura” se non si riesce a mettersi d’accordo nemmeno per i prossimi quindici giorni? Bisogna proprio ringraziarlo, Letta: la sua dichiarazione interrompe quel senso di noia di cui si diceva.
Comunque Bei prosegue poi citando un po’ tutti, fra mille intenzioni e mille previsioni, che si riassumono nel solito: del futuro non sappiamo niente.
Marcello Sorgi, sulla “Stampa”, discute della candidatura di Berlusconi e sulle chance concrete di riuscita, ma ancora una volta si tratta di discutere sul nulla, perché nessuno può sapere che cosa penseranno i grandi elettori, salvo tenere conto del loro personale interesse.
Paolo Guzzanti, sul “Giornale”, si limita a dire che questa è l’occasione d’oro per il centrodestra di eleggere un suo uomo al Quirinale. Ora o mai più. Potrebbe essere. Si potrebbe eleggere Berlusconi. Si potrebbe eleggere un uomo indicato dal centrodestra. Si potrebbe eleggere anche un altro. Si potrebbe. Ma non sappiamo che cosa si farà. E siamo sempre al punto di partenza.
Alessandro Sallusti, collegando l’argomento Berlusconi con l’accettabile oggettività del TG5 (che festeggia i trent’anni d’attività) dice che il Cavaliere sarebbe una garanzia di imparzialità, se fosse nominato Presidente della Repubblica. Ma chi l’ha detto che l’elezione dipende dalle qualità del prescelto?
Vi siete annoiati? Se sì, sono proprio riuscito a dimostrarvi la mia tesi. Ancor più vi sareste annoiati leggendo tutti questi editoriali.
Ecco perché in questi giorni è una fortuna non essere abbonati ad una Rassegna Stampa. Oggi come non mai si avrebbe ragione di temere di avere sprecato i propri soldi. E addirittura, ascoltare una rassegna stampa gratuita (come quella di Radioradicale) non potendo essere uno spreco di denaro, rimane uno spreco di tempo.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
13 gennaio 2022

GIORNALI NOIOSIultima modifica: 2022-01-13T17:49:41+01:00da gianni.pardo
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