IL PARADISO TERRESTRE IMPERFETTO

Non escludo che la mia impressione sia falsa, ma mi sembra che molti Paesi – soprattutto fra quelli sviluppati – siano scontenti, turbati, infelici. Attualmente possiamo dare la colpa alla pandemia, come prima abbiamo potuto prendercela con l’economia (che è costantemente in crisi), con la politica, col clima: ma l’insoddisfazione è una costante. Ogni Paese si cerca di volta in volta una “testa di turco” alla quale dare la colpa, ma tutti partecipano a questo marasma; a questo disorientamento; a questa vaga preoccupazione del peggio. Come se fossimo su un autobus che procede veloce mentre abbiamo il dubbio che l’autista sia svenuto.
Qualche tempo fa, a Parigi, i “gilets jaunes” hanno messo ripetutamente a soqquadro la città per un motivo che ben pochi, oggi, saprebbero indicare. In Kazakistan la gente muore per le strade perché protesta contro l’aumento del prezzo del gas. Ma in realtà sono stanchissimi dell’autocrazia che li domina. E del resto, perché stupirsi? La Rivoluzione Francese scoppiò per quella che oggi chiameremmo “legge elettorale” e finì decapitando il re. Oggi l’umanità vive meglio che in qualunque altro momento del passato e tuttavia è più insoddisfatta che mai. Ed è comprensibile che ci si chieda il perché del fenomeno: anche se non si andrà oltre le ipotesi.
Finché la società è stata cristiana la gente ha avuto le idee chiare. E poco importa che quelle idee fossero mitologiche, dal momento che la gente le prendeva sul serio. L’umanità soffriva? Era colpa dell’uomo, che ha commesso il peccato originale. Dio – si insegnava – era buono. E allora come mai tanti soffrivano? Pronta la risposta. Come diceva S.Francesco, “Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena m’è diletto”: l’aldilà avrebbe pareggiato i conti. A tutti veniva insegnato che,, se si moriva in grazia di Dio, a fronte di settant’anni di pene ci aspettava un’eterna felicità.
Non solo. L’esistenza di Dio e la sua partecipazione alle vicende umane (Divina Provvidenza) indicavano in Lui un “misterioso responsabile” di tutto. E per conseguenza – agli occhi di chi osava ragionare con la sua testa – anche del male. Non si capiva come mai Dio potesse aver tollerato che nel suo nome si sterminassero i càtari. Ma chi si poteva permettere di giudicare Dio? Potevamo pretendere di saperla più lunga di Lui? Insomma, col Cristianesimo, anche essendo infelice, la gente credeva di sapere tutto sulla vita, e perfino sul destino dell’umanità, dopo la morte. Comunque sapeva Chi reggeva i fili di tutto.
Poi, a poco a poco, l’umanità ha smesso di essere cristiana ed ha fatto la scoperta che fa ogni uomo libero: quella di essere orfano e responsabile del suo destino. E questa condizione è talmente scomoda che l’uomo ha cercato dei surrogati alle finalità metafisiche. Si è lanciato nella furiosa ricerca della prosperità economica, quando non della ricchezza. Si è messo a divinizzare la scienza, soprattutto nel XIX Secolo, quando essa rappresentava una grande novità. Infine, in mancanza di una religione, ha trasformato in religione la speranza di un rinnovamento sociale tale da cambiare la condizione umana. Ma come?
Mancando la soluzione astratta, questa non poteva essere trovata che nell’organizzazione stessa che gli uomini sono capaci di darsi. Cioè in quello che oggi si usa chiamare “modello sociale”. Cambiando la concezione dello Stato.
Per lungo tempo esso era stato un’entità negativa e lontana che si faceva viva per chiedere soldi o per imporre la leva obbligatoria. Lo Stato si incarnava pure nei gendarmi che imponevano il volere del sovrano e all’occasione arrestavano i delinquenti. Quando ci riuscivano. E quando non ci riuscivano, come in Sicilia, la funzione era delegata alla mafia che della delinquenza si riservava l’esclusiva. Insomma a lungo lo Stato aveva chiesto denaro ed imposto doveri, cosicché il massimo che la gente poteva sognare era che stesse lontano e si facesse gli affari suoi. Ora tutto questo doveva cambiare.
Così nel XIX secolo nacque una nuova e possente divinità: il socialismo. Una teoria che, attraverso lo Stato, voleva rendere tutti liberi e felici. Certo ora, sovraccarico di compiti, l’erario continuava a chiedere soldi, anzi a chiederne sempre di più; ma in compenso si vantava di dare, di regolamentare, di risolvere, di essere il sostituto della Divina Provvidenza. Con la differenza che la Divina Provvidenza risiedeva sopra le nuvole e lo Stato sotto. Tanto che divenne lecito dire: “Piove, governo ladro”.
Ma il socialismo, benché avesse fatto tanta paura agli onesti borghesi, presto sembrò timido e annacquato rispetto ad un nuovo fenomeno che affrontava il problema alla base: il comunismo. Indubbiamente la più possente religione dell’umanità dalla seconda metà del XIX Secolo fino all’implosione dell’Unione Sovietica.
Che si trattasse di una religione è provato, oltre che dall’aver creato milioni di fanatici, dal fatto che per amore del comunismo sono chiusi ambedue gli occhi sulle risultanze concrete della sua applicazione. I comunisti morivano di fame ma, insistevano ad esempio i nostri intellettuali, il loro era il mondo della giustizia economica. Pativano sotto un’orrenda dittatura, ma da loro comandava il popolo ( e infatti vivevano sotto una dittatura, ma la chiamavano “dittatura del proletariato”). In Russia sono stati per molti decenni sotto il tallone del più grande criminale della storia (per numero di morti) ma si chiamava Stalin ed era considerato un Piccolo Padre. Un grande uomo e un benefattore dell’umanità, tanto che alla sua morte (nel suo letto) hanno pianto in milioni. Inclusa la nostra “Unità”.
Poi qualcuno, da Mosca, ha osato dire la verità (Khrushchev) ed è venuto giù tutto. Il comunismo è morto e l’umanità si è trovata ancor più disorientata. Molti hanno cercato di ripescare il socialismo ma questo aveva già mostrato i suoi limiti. Oltre qualche piccolo beneficio concreto non era stato capace di andare. E l’economia di mercato – se si voleva vivere bene – non aveva alternative. Qualcuno negli ultimi anni s’è trovato un nuovo dio nell’ecologia, qualcun altro è rimasto fedele agli oroscopi, ma queste sono divinità insoddisfacenti. Richiedono sì la fede, ma non la preghiera. Nella sensibilità attuale non c’è nessuna Divina Provvidenza da implorare e nessun Dio da incolpare per ciò che non va. La visione salvifica del socialismo e del comunismo è svanita senza eredi ed è rimasta soltanto l’istituzione che quella visione avrebbe dovuto realizzare: lo Stato.
Così, quasi senza volerlo, nell’età contemporanea lo Stato è divenuto “il Grande Solutore”, il “Grande Padre”, il “Nuovo Dio”; e per conseguenza anche “il Grande Responsabile”. Se c’è una frana il colpevole è lo Stato che non l’ha prevenuta. Se qualcuno perde il lavoro tocca allo Stato fornirgli un reddito sostitutivo, e ciò anche se non ha alcuna voglia di lavorare. Chi ha un incidente sul lavoro, anche per colpa sua, poi deve vivere a spese dello Stato. Lo Stato deve provvedere alla salute di tutti (“le migliori cure a tutti indistintamente, gratis”), inclusi quelli che la propria salute la danneggiano; deve pensare alle strade, alla scuola, alla giustizia; al finanziamento dell’arte e della cultura; alla cura dei boschi e delle montagne, alla prevenzione dell’abbandono scolastico, della violenza domestica, e del maltrattamento degli animali. E non deve nemmeno dimenticare di far sorgere il sole la mattina.
Si è creata una situazione paradossale: Dio era considerato onnipotente ma gli si chiedeva poco. Addirittura gli si perdonava di non dare nemmeno il poco che gli era stato chiesto (“Aveva i suoi misteriosi disegni”). Allo Stato, che non è onnipotente, si chiede tutto e non si perdona niente. Neanche di non avere fatto ciò che era impossibile fare: per esempio modificare il clima e mettere in sicurezza il territorio contro gli eventi catastrofici. Ma almeno i terremoti potrebbe prevederli, ed eventualmente ricostruire tutto a sue spese, no?.
In una situazione simile è ovvio che la naturale insoddisfazione dell’uomo non possa che aumentare. Una volta se pioveva troppo o troppo poco il contadino agitava il pugno contro le nuvole ma sapeva benissimo che l’umanità era impotente contro le forze della Natura. Dio e la pioggia, come del resto il re, erano fuori portata. E non c’entravano col raccolto. Viceversa, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, venuta l’età dell’oro, si è passata la giornata a stramaledire le manchevolezze dello Stato. E il bello è che lo stesso Stato, invece di mandare al diavolo gli imbecilli, si copre il capo di cenere, si scusa per tutto, riconosce le proprie colpe e promette di emendarsi. Magari dicendo senza scherzare la vecchia battuta inglese: “The impossible we do straight away, miracles take a little longer”, l’impossibile lo facciamo subito, i miracoli richiedono un po’ più di tempo.
Il risultato è che la gente stima sempre meno chi regge il timone. Si lamenta sempre più delle tasse ed è sempre meno convinta dell’azione benefica dello Stato. Sente anzi di soffrire di una crisi interminabile in un mondo senza bussola. O più precisamenten pensa che proprio chi dovrebbe guidare, ed anzi si è dichiarato il più capace di guidare, è lui stesso senza bussola. Tutti sperano in un cambiamento ()il secco “change” di quel genio politico di Obama), ma nessuno sa in che direzione bisognerebbe cambiare. I partiti non sanno più che cosa proporre e la gente vorrebbe gettare nell’immondizia anche loro.
Dopo la guerra, quando qualcosa andava male, si diceva – ridendo – “Aridatece er puzzone”, cioè ridateci Mussolini. Oggi forse il mondo dovrebbe dire: “Aridatece Dio”. Ma non sarebbe una soluzione. Perché i cittadini a questo Dio chiederebbero immediatamente di occuparsi delle forniture di gas, della pandemia, dei diritti dei trasgender e della foca monaca. Sono certo che Dio, onnipotente e com’è, rifiuterebbe la carica.
Abbiamo voluto l’immanentismo, abbiamo voluto la democrazia, abbiamo voluto la libertà. Forse è venuto il tempo di comprendere che, con tutto ciò, abbiamo voluto anche la responsabilità.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
9 gennaio 2022

IL PARADISO TERRESTRE IMPERFETTOultima modifica: 2022-01-09T20:31:16+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo