LA RUSSIA INGUARIBILE

Trent’anni dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, Michail Gorbaciov in un’intervista(1) sostiene che l’Unione si sarebbe potuta salvare come confederazione di Stati [realmente] indipendenti. Sarebbero rimasti comuni la difesa, la moneta e poco altro. Ma – continua – non ci si rese sufficientemente conto delle profonde tensioni interetniche ed inter-nazionali, all’interno dell’U.R.S.S. Inoltre il tentato golpe dei nostalgici fece precipitare tutto, arrivando in fretta e furia al risultato che conosciamo.
L’intervista di questo illustre politico lascia intravvedere una profonda malinconia per l’occasione persa. Quella malinconia che conoscono fin troppo bene coloro che amavano sinceramente la loro Patria e l’hanno vista perdente; coloro che un tempo erano potenti, al centro della storia, e ora sono ai margini della realtà: testimoni ben poco ascoltati, quando non ritenuti importuni.
Può tuttavia darsi che Gorbaciov – cui concedo senza alcuna difficoltà che sull’U.R.S.S. ne sa infinitamente più di me – non abbia sufficientemente considerato un paio di fattori. Il primo è che la geografia russa rende quello Stato costantemente timoroso di essere invaso: infatti non esistono frontiere naturali e per ben due volte, malgrado l’eroismo della sua resistenza, si è salvato più per le sue enormi dimensioni che per la forza (soprattutto inizialmente) dei suoi eserciti. Ciò l’ha spinta sempre ad una politica espansionistica, nella speranza di tenere quanto più lontano era possibile l’aggressore. E con ciò si è resa un vicino scomodo per tutti.
Ma questa geografia ha anche avuto un effetto interno, non meno pernicioso di quello esterno. Un Paese così grande, in massima parte spopolato e dal clima infame, non può mantenersi unito e potente che sotto il pugno di ferro di un tiranno. E infatti si è avuta la Rivoluzione del 1917. Con parecchie differenze, rispetto a quella francese del 1789. Non soltanto è arrivata 128 anni dopo ma, mentre in Francia gli ideali popolari e democratici trionfarono malgrado Waterloo e il tentativo di Restaurazione, in Russia si passò dall’oppressione zarista ad un’oppressione molto più feroce e perfino criminale, come quella stalinista. Nel 1991 pare si sia voltata pagina, ma ancora oggi c’è gente che, malgrado istituzioni di tipo occidentale, considera la Russia una democrazia imperfetta.
Dunque forse i dirigenti sovietici – vissuti negli agi che consentiva loro la qualità di alti papaveri del Partito – non hanno tenuto sufficientemente conto del malcontento seminato per infiniti decenni dal regime. Il potere di Mosca è stato odiato dai mugik semianalfabeti come dagli intellettuali illuminati, dai russi come dai non russi, all’interno dell’Unione e all’esterno, cioè dai molti che dal dominio sovietico si sono sentiti violentati. E infatti l’odio e il timore dei russi sono la spina dorsale della politica polacca. Effettivamente, il Patto Ribbentrop-Molotov è una delle vergogne dell’umanità. A Praga il testo della guida turistica raccomandava di parlare tedesco (!) a chi non conosceva l’inglese, e non il russo: quella lingua non ci avrebbe fatto guardare di buon occhio.
E qui si vede il limite del machiavellismo male inteso. Stalin è morto nel suo letto, e fino all’ultimo giorno è stato temuto e riverito come un pericoloso dio in terra. Ma ha ottenuto questo risultato con una spietatezza asiatica che avrebbe fatto considerare impallidire Caligola. È lui che ha detto che uccidere qualcuno è omicidio, uccidere diecimila persone è un dato statistico. Procedimento di cui peraltro non si è mai privato con i kulaki, con gli oppositori politici veri o presunti e con chiunque osasse respirare al proprio ritmo. Qualcuno potrebbe pensare che, comportandosi così, il tiranno abbia realizzato il vero modello del Principe, anche più compiutamente di quanto non sia riuscito a Cesare Borgia. Ma la realtà è tutt’altra.
A Stalin è riuscito di non farsi assassinare, ma nel frattempo è anche riuscito a rendere la Russia odiosa persino all’interno del Paese, se si pensa che Chruščëv era sostanzialmente ucraìno e l’Ucraìna – origine della stessa Russia – oggi vede la Russia come il fumo negli occhi. Mikoyan – come Stalin stesso – era georgiano, ma la Georgia ha fatto il possibile per sottrarsi al dominio russo. Insomma Stalin – ammesso che lo conoscesse – ha male interpretato il messaggio del grande fiorentino. Secondo Machiavelli il Principe, pur non avendone e non praticandone nessuna, deve apparire in possesso di tutte le virtù. E questo impegno è talmente necessario che, pur di apparire virtuoso, il Principe al limite deve essere disposto ad esserlo.
Ecco l’errore della Russia. È vero che la sua geografia rende pressoché inevitabile un forte potere centrale. Ma appunto per questo un simile potere deve essere nascosto da un guanto di velluto. La longevità politica di Putin si deve anche alla sua prudenza di tocco.
Stalin e lo stalinismo hanno seminato tanto dolore, tanta morte, tanta ostilità, che l’Impero sovietico, appena ha intravisto uno spiraglio di libertà, è letteralmente esploso. Ecco perché il rimpianto di Gorbaciov è forse infondato. Nel momento in cui tutti non agognavano ad altro che a distanziarsene, se possibile per sempre, difficilmente l’Unione si sarebbe potuta salvare. Gli Stati Baltici (brutalmente invasi e dominati per mezzo secolo) si sono precipitati ad aderire alla Nato. Cinquant’anni durante i quali sono stati considerati tre Repubbliche dell’U.R.S.S. non sono riusciti a far loro dimenticare lo stupro del 1940.
Mosca ha storicamente esagerato. Se per qualche decennio ha fatto paura al mondo, non per questo lo ha conquistato. L’Impero Romano è stato sempre rimpianto; quello russo, non appena non è più stato temuto come una pestilenza, è scomparso come punto di riferimento. Il comunismo è svanito dalla politica; l’economia marxista è dimenticata e nessuno più osa porre Marx tra i grandi filosofi. Non è crollata soltanto l’Unione Sovietica, è crollata una forma mentis, una Weltanschauung, un’intera visione della realtà. Mentre negli Anni Settanta il trionfo del comunismo sembrava talmente ineluttabile che qualche profondo intellettuale nostrano suggeriva di arrenderci subito, oggi di quel futuro non rimane più nulla.
La Russia ha voluto essere spietatamente cinica e alla lunga ne ha pagato il prezzo. Machiavelli, se fosse vivo, dovrebbe andare a Mosca a predicare il valore del sorriso e della bontà.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
26 dicembre 2021

(1)L’articolo dell’Ansa:
“Se fosse stata riformata in tempo, l’Unione Sovietica sarebbe potuta sopravvivere come Unione di Stati sovrani, ma ormai era troppo tardi. E’ la riflessione consegnata alla Tass dall’ultimo presidente dell’Urss Mikhail Gorbaciov nel trentesimo anniversario della dissoluzione dell’impero sovietico.
Gorbaciov si dimise da presidente dell’Urss il 25 dicembre del 1991.
La bandiera rossa sopra il Cremlino fu ammainata e sostituita con il tricolore russo. L’Unione Sovietica cessò di esistere lo stesso giorno, anche se formalmente si dissolse il 26 dicembre per ordine del Soviet Supremo. “Furono giorni bui per l’Unione Sovietica, per la Russia e anche per me. Ma non avevo il diritto di agire diversamente”, ricorda ora Gorbaciov, che spiega anche perché non usò mai la forza per tentare di tenere insieme l’impero: “In primo luogo perché avrei smesso di essere me stesso. E poi una decisione del genere avrebbe innescato una guerra civile gravissima e dalle conseguenze imprevedibili. Ero certo che questo scenario dovesse essere evitato a tutti i costi”.
“È certo comunque – continua Gorbaciov – che il Paese sarebbe potuto sopravvivere anche dopo il tentativo di colpo di stato dell’agosto 1991 come Unione di Stati sovrani. Ma fin dall’inizio abbiamo sottovalutato la portata e la profondità dei problemi nelle relazioni interetniche e nei rapporti tra il centro e le repubbliche. Ci è voluto troppo tempo per capire che l’Unione aveva bisogno di rinnovamento”.
Gorbaciov spiega che in quei giorni confusi l’obiettivo delle autorità sovietiche era “preservare l’Unione e creare una vera federazione con reale sovranità per le repubbliche, che avrebbero delegato parte dei loro poteri al centro. Sicurezza, difesa, rete dei trasporti, moneta e diritti umani dovevano rimanere nelle mani delle autorità centrali in base alla bozza del trattato della nuova Unione. Sono certo che fosse un’opzione praticabile e che la maggior parte delle repubbliche l’avrebbe sostenuta, ma il tentato golpe travolse questa possibilità”.
“Anche dopo il colpo di stato comunque, quando le repubbliche proclamarono la loro indipendenza e i poteri del Cremlino furono gravemente indeboliti, ero convinto che l’Unione potesse essere preservata. Per questo proposi l’Unione di Stati sovrani”, dice Gorbaciov, ribadendo che un soggetto del genere sarebbe diventato una confederazione con le repubbliche costituenti che avrebbero goduto di poteri ancora più ampi. “Per prima cosa, sarebbero diventati membri delle Nazioni Unite, mentre l’Unione avrebbe mantenuto il seggio nel Consiglio di sicurezza. Le forze armate e le armi nucleari sarebbero rimaste sotto un unico comando. Sono certo che sarebbe stato molto meglio di quello che è seguito al crollo dell’Unione Sovietica”.

LA RUSSIA INGUARIBILEultima modifica: 2021-12-28T15:24:04+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “LA RUSSIA INGUARIBILE

  1. Vero. Contrariamente a quello che si pensa, storicamente le rivoluzioni non avvengono tanto per il fatto che il popolo non ne puo’ piu’, quanto per il fatto che il regime allenta la propria presa. Inizia a dare delle concessioni e per i rivoluzionari significa semaforo verde (in pratica il regime da’ il dito ed il popolo si prende il braccio).
    Se il regime rimane inflessibile nessuno si ribella.

  2. Mi è stato giustamente obiettato (da Nicola de Veredicis) che in Corea del Nord hanno fame e tuttavia la dittatura non cade. Vero. Avrei dovuto dire che le dittature tremende e sanguinarie (vedasi Stalin) non cadono in nessun caso, perché la gente è continuamente sotto la minaccia di morte. Ma appena si apre uno spiraglio… È stato questo l’errore dei successori di Stalin.

  3. Come ho scritto altrove, la dittatura si può mantenere a lungo se, come oggi in Cina, la gente ha la pancia piena. Non se ce l’ha vuota. Con Xi la Cina è comunista, (politicamente) e tira avanti, con Mao oggi non sarebbe più “comunista”. Dunque l’U.R.S.S. era condannata.

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