PER OBAMA, L’ULTIMA SPERANZA: LA MALAFEDE

La Cop26 è la conferenza internazionale sul clima che si tiene a Glasgow dal 31 ottobre a venerdì 12 novembre. Come mai tanti giorni? La risposta è semplice: dal momento che l’intenzione è quella di creare un nuovo mondo, e dal momento che si cerca di realizzare questo miracolo con le parole, mentre a Dio bastò un “Fiat”, gli ecologisti, umilmente, si sono dati due settimane.
Nel dibattito è anche intervenuto Barack Obama ed ho visto che personalmente avevo grandi difficoltà a commentare le sue tesi. E naturalmente, trattandosi di un ex Presidente degli Stati Uniti, mi sento in dovere di spiegare perché.
Immaginate che si discuta del problema della fame sulla Terra, e in particolare della quantità di terre utilmente coltivabili per sfamare un’umanità sempre più numerosa. Immaginate anche che salga sulla tribuna un delegato indonesiano e cominci così:
“La preoccupazione sulla quantità di terre coltivabili è assurda. Dal momento che la Terra è piatta, si dimentica che sull’altra faccia esistono enormi superfici da mettere a coltivazione. L’unico problema è arrivare al limite della Terra piatta, per girare sotto, sull’altra superficie, e utilizzarla. O si vuole sostenere che non ci sia un’altra superficie, sotto quella su cui mettiamo i piedi? Può esistere un foglio di carta che non abbia un altro lato, come una moneta ha i lati testa e croce? Chi lo sostiene o è cretino o è in malafede”.
Come gli rispondereste? Se qualcuno si crede tanto forte e tanto equilibrato da riuscire a discutere con un terrapiattista si accomodi. Io neanche ci proverei. E purtroppo a me Obama fa da sempre l’effetto del terrapiattista.
Quando comparve sulla scena. da prima – sentendo dire che era un mulatto – l’ho avuto in simpatia. Poi l’ho visto e non mi è piaciuta la sua voce, la voce rauca dei negri delle barzellette. Ma quello che – come si dice dalle mie parti – “me l’ha fatto cadere dal cuore”, è stato il suo slogan elettorale, “Yes, we can”. “Yes” significa, “Anche se voi pensate il contrario”. Infatti in francese avrei tradotto: “Si, nous pouvons”, perché in francese si risponde positivamente con “oui” ad una domanda positiva (“Vieni anche tu al cinema?”) e “si”, sempre positivamente, ad una domanda negativa (“Tu non vieni al cinema?”). “Si, je viens”. E “non” rimane ovviamente la risposta negativa.
Dunque “Possiamo, anche se voi pensate il contrario”. Ma che cosa possiamo? Nell’indeterminatezza, l’unica risposta possibile è: tutto. E allora siamo degli dei. Anzi, Dio personalmente, un dio unico, perché gli dei potrebbero entrare in contrasto fra loro, come accadeva sull’Olimpo. Ovviamente questa non può essere che una vanteria stupida. Provate a dimostrare una cosa assurda, per esempio che un triangolo ha quattro lati. Provate a camminare sull’acqua. Provate a convincere un cretino. È ovvio che ci sono cose che “No, we can’t”.
E allora mi sono detto: “Gli americani non possono essere tanto stupidi da prendere sul serio uno slogan del genere, che di fatto promette miracoli”. Mi sono sbagliato. Potevano. Per quattro anni e per altri quattro anni, con i bei risultati che abbiamo visto soprattutto nel Vicino Oriente.
Dopo otto anni di eroica sopportazione, credevo di essermi liberato da questo senatore democratico e invece eccolo ricomparire all’assemblea di Glasgow, dove ha detto ancora altre sciocchezze, tali che l’hanno perfino contestato gli ecologisti.
Qualcuno dirà: gli ecologisti fanatici, quelli che avevano preso sul serio le sue promesse più fantasmagoriche, anni fa. Giusto. Ma chi gliele aveva fatte, quelle promesse? E se io sapevo che erano insostenibili, come mai non lo sapeva Obama?
Francamente, amo troppo gli Stati Uniti per accettare senza soffrire l’idea che per otto anni siano stati guidati da uno sciocco. Sicché mi impongo un’altra ipotesi, pur di salvarlo. Barack Obama è una persona estremamente intelligente, che ha profittato della stupidità degli elettori di sinistra americani per farsi mandare per otto anni alla Casa Bianca. Un’impresa che, in quegli anni, non è riuscita a nessuno degli altri trecento milioni di americani. E allora tanto di cappello.
Ma rimane il fatto che le sciocchezze che ha detto a Glasgow sono state gratuite. Non soltanto nessuno stavolta l’ha mandato alla Casa Bianca, ma io personalmente l’ho mandato al diavolo.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
9 novembre 2021

Per gli amatori, ecco alcune citazioni di Obama a Glasgow, tratte dall’“Ansa”.
‘Ora il mondo è pieno di Grete, bisogna convincere gli ostili’. Veramente non si tratta di “ostili”. Si tratta di Paesi che non hanno soldi o non li vogliono buttare dalla finestra.
“Abbiamo fatto significativi progressi dall’accordo di Parigi ma dobbiamo fare di più”.
“E’ un decennio decisivo per evitare il disastro climatico”.
La riduzione dell’uso del metano è “la singola soluzione più veloce ed efficace”. Anche se l’acqua, nella pentola, non bolle.
Per i giovani, ha detto Obama, il cambiamento climatico è una questione “personale”. E allora perché non la risolvono loro?
“La crescente partecipazione dei giovani alle elezioni e alla politica costringe i leader e i partiti a non ignorare il problema del climate change”. Costringe? Avete visto Xi Jinping costretto?
“Due anni fa Greta Thunberg ha ispirato migliaia di giovani” per la lotta al cambiamento climatico, “ora il mondo è pieno di Grete”. Ma di Grete che, come l’attivista Vanessa Nakate, lo contestano.

PER OBAMA, L’ULTIMA SPERANZA: LA MALAFEDEultima modifica: 2021-11-09T09:03:42+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “PER OBAMA, L’ULTIMA SPERANZA: LA MALAFEDE

  1. Come presidente USA, Obama, bianco per parte di madre e nero-africano per parte di padre (nato e morto in Kenya quest’ultimo, dopo aver vissuto anche negli USA, ed aver avuto figli da almeno cinque donne) è assurto a simbolo di riscatto per i neri statunitensi discendenti degli schiavi. Ma con gli schiavi americani Obama c’entra ben poco, se non per il fatto di aver sposato un’afro-americana. Anzi, è stato grazie ai facoltosi, generosi nonni «bianchi» che Obama, potendo beneficiare di notevoli privilegi, ha potuto frequentare le migliori scuole e ha potuto issarsi, in virtù anche delle sue notevoli capacità – ciò è innegabile – al vertice dell’ex razzistica società americana, in cui i discendenti degli schiavi hanno ottenuto ormai, almeno sul piano giuridico, piena uguaglianza. E attraverso la « positive action » alcuni di loro hanno ottenuto qualcosa di più.
    Il vittimismo storico, benché comprensibile, non è l’arma migliore per ottenere il riconoscimento delle proprie qualità. Lo dimostrano i giapponesi e anche i cinesi, risollevatisi dalla condizione di discriminati a quella di pieno rispetto, attraverso la dimostrazione delle loro capacità lavorative e del loro alto senso della famiglia; dove l’uomo ha il suo ruolo di responsabile capofamiglia e non di stallone-farfallone, “inseminatore” di donne, come è il caso per un gran numero di nuclei familiari afro-americani. E lo dimostriamo anche noi che, relegati da Hollywood per anni nel ruolo di gangster, siamo riusciti a produrre un Sirica, un Giuliani, un Cuomo, una Pelosi…

  2. Concordo con Obama: oggi il mondo è pieno di gretini.

    Però ho trovato divertente vedere un ex Presidente USA snobbato da Greta (Obama chi? Piuttosto me ne vado a scuola) e redarguito (sputtanato) dall’altra gretina. Inarrivabile!

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