MARIO DRAGHI: UN RITRATTO

Mario Draghi: un uomo che riceve complimenti il giovedì, il martedì, la domenica, il sabato, il lunedì, il venerdì e il mercoledì. Che riceve complimenti dalla destra, dalla sinistra, dal centro, dal sopra e dal sotto, e pare anche dalla quarta dimensione. È un uomo del quale nessuno osa dire male.
Un tempo pareva una bestemmia “Dire male di Garibaldi”. Ma di Garibaldi almeno si poteva dire che era rozzo, che era un avventuriero, che aveva rubato alla sua numerosa famiglia un certa Anita. Di Draghi neanche questo. Raramente ho visto un consenso così unanime. Di Gesù pare si chiedessero se potesse venire qualcosa di buono da Nazareth, per Draghi, nato a Roma, caput mundi, perfino l’origine è una corona d’alloro.
Normalmente un simile corale applauso dovrebbe risvegliare in parecchie persone lo spirito di Bastian contrario e creare legioni di anti-draghiani. Ma non se ne vede l’ombra. E dire che per mandare in esilio Aristide votò anche un popolano che nemmeno lo conosceva ma era stanco della sua ansia di virtù.
Immagino mi direte: “E dopo tutta questa introduzione vieni tu, a dircene male?”
No, non intendo dirne male. Innanzi tutto per la carriera che ha fatto. Poi perché tanti, in Europa, ne pensano bene. Infine perché, anche quelli che non l’apprezzano, non gli negano l’intelligenza (che loro ovviamente chiamano furbizia). Insomma dicendo male di Draghi si rischia soltanto l’accusa di essere invidiosi.
Cionondimeno, sarà pur lecito ricordare che, come i trionfatori dell’antica Roma, è soltanto umano e mortale. Egli ha inoltre fruito di circostanze eccezionalmente favorevoli e non tutto ciò che ha fatto può essere approvato. Pur essendo un eccellente banchiere, è keynesiano e infatti sono personalmente in disaccordo col suo famoso “Whatever it takes”. Whatever? “Whatever” corrisponde a falsare per sempre il mercato del risparmio. E questo con conseguenze che, nel lungo termine, potrebbero essere drammatiche, se non tragiche. Tanto che sul momento mi sono meravigliato della reazione positiva dei mercati. Ma, si sa, quelli mirano al guadagno in tempi prevedibili e i guai è comunque sempre meglio rinviarli. Ma questa potrebbe essere soltanto la mia opinione.
Incontestabile invece è il fatto che sia divenuto Presidente del Consiglio per grazia ricevuta. Da Mattarella. Draghi non è stato eletto da nessuno, non è mai stato legittimato dal voto popolare, e dunque ha messo la democrazia tra parentesi. Non per colpa sua, ovviamente. Ma, lo stesso, sopravvivere attaccata alla macchina cuore-polmone, per una nazione non è il colmo della salute.
Draghi ha uun’autorevolezza che non vedevamo da tempo. Molto del suo carisma deriva dallo stile: sobrio al limite dell’afasia, per nulla demagogico. Spesso tacitiano. Dopo aver conosciuto la voce sgradevole e insistente di Giuseppe Conte, un vero riposo per gli occhi e per le orecchie. Ma non è affatto il taumaturgo che molti credono. E ciò per una ragione molto semplice.
Draghi sembra onnipotente perché i partiti sono talmente sparpagliati e contrapposti che chiunque pesi qualche grammo può ancora essere l’ago della bilancia; e soprattutto perché i deputati sono disposti anche a camminare sui carboni ardenti purché non si sciolgano le Camere. Temono infatti di essere privati oggi del seggio e domani della pensione. In queste condizioni qualunque Presidente del Consiglio, salvo ad essere uno sciocco capace di suicidarsi, sarebbe inamovibile. E Mario certo non è uno sciocco. Infatti tira la corda senza romperla, non fa perdere la faccia ai partiti e, quando non può vincere, invece di sfoderare la spada, rinvia. Tanto che, sul “Giornale”, Nicola Porro gli ha rimproverato un “eccesso di compromesso”.
Draghi è semplicemente un uomo intelligente e di buon senso paracadutato in una situazione eccezionale. E ciò potrebbe significare che, in una situazione normale come quella in cui si sono trovati tutti gli altri Presidenti del Consiglio, difficilmente avrebbe potuto fare meglio di loro.
Un’altra delle sue fortune è che sia succeduto a Giuseppe Conte, in confronto al quale chiunque, se soltanto non straparla quotidianamente in televisione, sembrerebbe uno statista. Conte, si è detto, ha vinto il biglietto della lotteria, e si potrebbe dire che qualcosa del genere è capitata anche a Draghi. Ma la differenza è che il secondo del suo biglietto ha fatto un buon uso.
Comunque, nessuno può pretendere di avere colpi di fortuna in serie. In futuro, qualunque Presidente del Consiglio, Draghi incluso, sarà ostaggio dei partiti e avrà ben poco potere. È la nostra architettura costituzionale che è sbagliata. I nostri costituenti hanno più pensato a depotenziare un Mussolini che non c’era più che a permettere ad un governo di governare.
Se poi Draghi brillasse anche in condizioni normali, allora sì dovremmo tutti toglierci il cappello e gridare al miracolo. Ma personalmente non credo ai miracoli.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
6 novembre 2021

MARIO DRAGHI: UN RITRATTOultima modifica: 2021-11-06T20:13:09+01:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “MARIO DRAGHI: UN RITRATTO

  1. Beh, Draghi si trova in buona compagnia, con Biden, per esempio, ma anche con Roosevelt, ma anche – per quanto riguarda il “sostegno statale” – con Xi Jinping. Lo “stimolo a debito” è sempre preteso e gradito da chi ne trae beneficio e come “cerotto” può andare bene. Magari sotto la ferita diventa verminosa, ma intanto il paziente è contento che non gli hanno tagliato via il braccio; oggi; domani, si vedrà.
    Il miracolo che potrebbe fare Draghi sarabbe cambiare la testa degli italiani, ma quella è il frutto di mezzo secolo di “cannabis” comodamente caritatevole ma anche, direi, di qualche secolo di rapporti “peculiari” tra l’italiano medio (che scende sempre più in basso, in verità, forse perché onusto di “diritti” liberamente interpretati; la Costituzione dovrebbe essere corredata da disegni e figure per essere compresa bene) e chi pretende di governarlo.

  2. ” “Whatever” corrisponde a falsare per sempre il mercato del risparmio.”
    Sono state le politiche di bilancio in deficit dei governi passati a falsare il mercato del risparmio. La politica ha creato debito pubblico per fini clientelari, debito che è entrato nelle tasche degli italiani sotto forma di stipendi, pensioni, opere pubbliche, tangenti ecc.., e si è convertito in risparmio privato.
    «Il convento è povero ma i frati sono ricchi» diceva Rino Formica. In Europa il nostro convento è il più indebitato, ma i frati, mediamente, non stanno affatto male.

  3. Scrivo solo per distinguermi dall’ altro Roberto.

    Se si cercava un ostracizzatore del novello Aristide eccolo qui: sono io. Non lo ritengo al servizio di interessi italiani, lo ritengo eterodiretto.

  4. ” soprattutto perché i deputati sono disposti anche a camminare sui carboni ardenti purché non si sciolgano le Camere. ”
    Ritratto perfetto.

  5. Prof. Draghi è una meravigliosa “toppa” , il problema siamo noi Italiani, con il nostro atavico: vai avanti tu, che a me scappa da ridere. Saluti Prof.

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