UNLILATERALISMO E MULTILATERALISMO

Multilateralismo e unilateralismo sono termini vaghi, indicativi più di tendenze che di realtà nettamente definite. In politica internazionale si intende per multilateralismo il fatto che le nazioni, invece di decidere ciascuna per sé, decidono in gruppo per l’interesse comune, ovviamente scendendo a qualche compromesso. Il multilateralismo ha dunque come primo vantaggio quello che in economia si chiama “utilità dello scambio”. Se io ti do qualcosa di utile, che ho in quantità superiore alle mie necessità, e tu mi dai qualcosa di utile, che hai in quantità superiore alle tue necessità, alla fine di questo scambio saremo più ricchi tutti e due. Lo stesso vale per lo scambio di merci che alcune nazioni producono a costi inferiori ad altri, e via dicendo. Tanto che si è potuto dire che, dove transitano le merci, non compaiono le armi. Effettivamente, le nazioni che si fanno la guerra si impoveriscono reciprocamente, quelle che hanno scambi commerciali si arricchiscono reciprocamente.
Si potrebbe continuare a lungo parlando di cooperazione, di scambi culturali, di reciproco turismo, e in una parola di tutti i benefici della pace, arrivando alla fine a porsi una semplice domanda: ma se il multilateralismo e il libero mercato sono così profittevoli come mai essi non finiscono con l’imporsi a tutti, fino a creare un governo mondiale che questo assetto lo renda universale e definitivo?
La domanda sembra razionale e non è. Sarebbe razionale se gli uomini fossero razionali. Ma non lo sono. E per ben comprenderlo, invece di parlare di collettività, parliamo di individui.
Immaginiamo un gruppo di pionieri nel West americano del XIX Secolo. Il governo centrale è talmente lontano che lo si può dare per inesistente. La vita è dura e la cooperazione una necessità, perché tutti hanno problemi di sopravvivenza. Dunque si può immaginare che gli uomini, essendo razionali, formino una armonica e solidale società di uguali.
Ma si sbaglierebbe. Infatti chi fra loro fosse fisicamente più forte, o meglio armato, o più privo di scrupoli, o semplicemente folle, potrebbe scoprire che è più facile sottrarre il raccolto ad un onesto contadino che lavorare per tutto l’anno, col rischio che qualcun altro si appropri quel raccolto. A questo punto, ovviamente, non soltanto ciascun contadino si armerebbe, nei limiti del possibile, ma – dovendo contrastare un professionista della violenza – pagherebbe un altro professionista della violenza – lo sceriffo – per contrastare il delinquente del gruppo. Ed ecco rinato l’embrione dello Stato. Anche se poi potrebbe nascere un ulteriore problema: e se lo sceriffo si dimostrasse anche lui un delinquente? Al livello statuale si chiama dittatura.
Questo schema vale anche per gli Stati. Essi sono nella condizione dei pionieri del West americano, ma con l’aggravante che nella politica internazionale, lo sceriffo non esiste e non esisterà mai. Quando qualcosa di simile esiste si chiama “nazione egemone” e questa, naturalmente, anche se ha qualche interesse alla pace internazionale, ce l’ha in primo luogo in nome del proprio benessere, e nella misura in cui essa non entra in contrasto col proprio interesse. È il caso dello sceriffo che reprime energicamente il piccolo abigeato, ma favorisce il grande abigeato dell’uomo più ricco del Paese. Perché gliene viene qualcosa.
Una società di uguali, nell’ambito delle nazioni, non può esistere. Il multilateralismo rimane un nobile ideale ma nulla di più. Come si può pretendere che l’immensa Cina, con un miliardo e quattrocento milioni di abitanti, abbia gli stessi diritti e lo stesso peso contrattuale di Trinidad e Tobago? O, per parlare dei suoi vicini, del Nepal? Del resto, come vanno le cose l’abbiamo visto col Tibet. La Cina ha unilateralmente stabilito che il Tibet era Cina e ne ha fatto un solo boccone. E il mondo ha reagito più o meno come quando la Russia ha fatto un solo boccone della Crimea: “Ah beh”.
Per queste ragioni tra lo storico e l’etologico, ogni persona di buon senso non ha mai preso sul serio le associazioni tra Stati, dalla Lega di Delo della Grecia Classica (dominata da Atene, che perfino la depredò) alla Società della Nazioni e all’inutile e costosa Onu. È vano sperare che gli Stati si mettano d’accordo nell’interesse comune, quale che sia, finché qualcuno di essi riterrà di meglio poter proteggere il proprio interesse rimanendo fuori dall’alleanza. E questo qualcuno ci sarà sempre. Soprattutto in un mondo in cui, come avviene oggi, ci sono quasi duecento Stati indipendenti.
Un esempio l’abbiamo sotto gli occhi. Personalmente non sono sicuro che ci sia un cambiamento di clima; non sono sicuro che questo cambiamento, se c’è, dipenda dall’uomo; infine non sono sicuro che, se dipende dall’uomo, l’uomo possa metterci rimedio. Ma ammettiamo che le due prime proposizioni siano vere: il clima è un’emergenza e gli uomini dovrebbero metterci rimedio. Ma è possibile, in concreto?
Contrastare il cambiamento climatico – sempre che sia possibile – è costoso. A questo punto o i Paesi ricchi pagano per tutti o i Paesi poveri si vedranno presentare una fattura che non possono onorare. E già a questo punto vediamo la difficoltà. A parte qualche mancia, quando mai abbiamo visto un Paese che si svena per aiutare gli altri? Se un governo ci provasse, il suo popolo insorgerebbe. Giustamente, per giunta, perché non ha mandato i politici al governo perché facciano i generosi a spese sue.
E non basta. Ammesso che insistessimo su questo improbabile progetto, come distingueremo i Paesi ricchi dai Paesi poveri? Dove metteremo l’asticella, e perché? Gli Stati Uniti sono ricchi e il Burkina Faso è povero, ma il Messico fa parte dei ricchi o dei poveri? E la stessa domanda vale per infiniti altri, dal Perù alla Thailandia, dal Marocco alla Moldavia. Inoltre i Paesi poveri, o che tali dichiarano di essere, potrebbero dire: “Voi siete divenuti Paesi sviluppati inquinando a gogo, e ora vorreste vietarlo a noi? Quando avremo raggiunto il vostro livello economico, smetteremo anche noi di inquinare”.
E se i Paesi poveri hanno delle giustificazioni economiche o “morali”, un grande Paese come la Cina ha la “giustificazione del leone”: “Se rinunciassi alle fonti energetiche fossili – in particolare il carbone – metterei in crisi la mia economia e dunque ve lo sognate, che lo faccia. O che prometta di farlo”. “Voi, dice Xi Jinping, fate quel che volete, io penso al miliardo e passa di cittadini cinesi”. E chi non è d’accordo gli dichiari guerra.
Dunque tutto il parlare che si fa di climate change e catastrofe ecologica è una pura perdita di tempo. Non conta quanto sia importante chi ne parla. Si può giustamente avere una grande considerazione per la regina Elisabetta ma se lei dice che la Terra è quadrata non per questo siamo tenuti a crederle.
Per quanto riguarda l’Italia, basta osservare l’attuale congiuntura economica. Il prezzo del carbone e soprattutto del gas è schizzato alle stelle, al punto che le bollette del gas e della luce avrebbero dovuto subire un aumento del 40% o di più. Una tale mazzata che lo Stato conta di intervenire per frenare questo aumento (sempre contraendo debiti). Ma dobbiamo chiederci: come mai si verifica questo balzo dei prezzi, nel momento in cui si parla tanto di energie alternative e di transizione alle rinnovabili? Il fatto è che queste energie sono in quantità trascurabile e la richiesta dei combustibili fossili è molto aumentata. Questo dice quanto siamo lontani dal poterne fare a meno. Sarebbe bello se gli Stati che si son riuniti a Glasgow, invece di prometterci un giorno di liberarci dai combustibili fossili, potessero assicurarci che intanto non aumenteranno di prezzo del gas. Meglio quest’uovo oggi che l’improbabile gallina domani. So di avanzare una richiesta irricevibile. I prezzi delle commodities dipendono dai mercati, e neanche il Padre Eterno può influire su di essi. E questo ci fa misurare quali sono i reali poteri dei governi.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
2 novembre 2021

UNLILATERALISMO E MULTILATERALISMOultima modifica: 2021-11-03T12:47:46+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “UNLILATERALISMO E MULTILATERALISMO

  1. Se bastasse l’opinione dei cittadini, Bolzano sarebbe in Austria. E allora come mai l’Austria non dichiara l’Alto Adige SüdTirol?
    Il principio dell’autodeterminazione dei popoli non è assoluto. Si veda il caso di Barcellona, dei Paesi Baschi, del Tibet e di tanti altri posti. Comunque, io che di solito prego di non scrivere commenti lunghi, ho trovato il suo troppo sintetico per essere sicuro di averlo capito.

  2. commento n. 2: è sicuro, professore, che la Russia ha fatto un solo boccone della Crimea? Ucraina, colpo di stato, decisioni unilaterali, la Nato che si avvicina alla Russia, nessun intervento militare ma un referendum, il Donbass, la strage di Odessa? forse i fatti sono un poco più complessi e meritano un approfondimento.
    nella mia umile opinione.

  3. Noi italiani siamo fortunati perchè abbiamo al Governo un tecnico apprezzato da tutti i leader del mondo … e Draghi con quel sorriso stampato in faccia che in natura solo le iene possono vantare ci dice: il summit è stato un successo perchè abbiamo stabilito che il limite dell’aumento della temperatura è di 1,5°C … come se fosse il tasso di interesse della FED. Ci mancava che emanasse un DPCM, forse Conte lo avrebbe fatto

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