I DUE SESSI, VISTI DALL’ESTERNO

Forse, quando si è oltre gli ottanta, si è al di sopra (o al di sotto) dei sessi. Personalmente, non soltanto sono oltre gli ottanta ma ho sempre avuto un rapporto di simpatia e direi di sintonia, con le donne. Con donne in generale, dalle ragazzine alle nonne e alle bisnonne. Tanto da trovare futili tutti i discorsi sulla “incomprensibilità” delle donne e addirittura blasfema la teoria che non ci possa essere amicizia fra uomo e donna.
Per questo mi sento più di altri qualificato a riprendere la querelle suscitata dal prof.Alessandro Barbero quando si è chiesto se ci siano: “differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. È possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiuta ad affermarsi?” Ed ha suscitato il solito, sciocco vespaio. Di cui non sarà il caso di occuparsi. Perché, se la cosa è vera o se la cosa non è vera, non dipenderà dal fatto che ci piaccia una tesi o q uella opposta.
Per chiarezza metodologica scinderei l’interrogativo in quattro parti: 1 Ciò che afferma il sorridente professore è vero? 2 Se è vero, come mai? 3 Questa eventuale differenza è a favore delle donne o degli uomini? 4 E soprattutto, per il genere umano, sarebbe meglio essere tutti uomini o tutte donne?
1 Noi esseri umani siamo dei mammiferi imparentati con le scimmie. Con gli scimpanzé siamo addirittura cugini di primo grado, con circa il 98% di geni in comune. Se dunque si ipotizza, per il genere umano, una differenza di comportamento che è quasi universalmente presente in tutti i mammiferi, perché dovremmo scandalizzarcene? Perché mai noi dovremmo essere diversi da tutti gli altri, soltanto perché la Costituzione dice che siamo uguali? Fra l’altro non è neppure vero. Infatti il sacro testo stabilisce che siamo uguali “dinanzi alla legge”, non “dinanzi allo specchio” o collegati a un dinamometro. Prova ne sia che le gare sportive sono per sessi separati, non distinguendo bianchi e neri.
Se tutto questo è vero, è un’ovvia constatazione che i maschi di moltissime specie si azzuffano violentemente per dimostrare di essere i più forti e per avere diritto all’accoppiamento. Lo scopo perseguito dall’istinto etologico è ovviamente quello di permettere che siano tramandati i geni migliori. Quelli più capaci di assicurare la sopravvivenza della specie. Mentre le femmine hanno un istinto diverso e addirittura in certe specie (per esempio gli elefanti) non soltanto le femmine non si battono per accoppiarsi col maschio ma collaborano efficacemente a proteggere i figli delle altre femmine. Niente di scandaloso. I comportamenti previsti dalla Natura non hanno lo scopo di compiacere le femministe o i maschilisti, ma soltanto quello di favorire la specie.
La conclusione, per questa parte, è che una differenza fra uomini e donne potrebbe esistere e non sarebbe stupefacente. Ovviamente vedo già la facile obiezione: “Ma noi non siamo animali”.
Chi esprime questa obiezione non si accorge di formulare un’affermazione insieme metafisica e apodittica. Metafisica perché la natura non distingue in alcun modo le specie viventi: la tassonomia animale è un prodotto della cultura umana, non della realtà. E in secondo luogo, se gli scimpanzé dicessero che loro non sono animali, mentre noi lo siamo, come gli risponderemmo? Chi dice che il nostro 2% di differenza da loro sia a nostro vantaggio? Lo diciamo noi? Ma nemo iudex in re sua. E quanto al buon senso e al comportamento razionale, è mia personale convinzione che i gatti ci battono.
Tutto ciò posto, nulla vieta che il “temperamento fondamentale” del maschio dei primati sia diverso da quello della femmina, perché questi temperamenti corrispondono a diverse funzioni nella sopravvivenza della specie. Nella specie umana il maschio ha il dovere di essere “forte”, per prevalere sugli altri maschi, e la femmina ha interesse ad essere bella perché il maschio la scelga per prima. Ovviamente negli esseri umani, dopo dieci o ventimila anni di civiltà (un battito di ciglia, per la Terra) certe caratteristiche si sono attenuate o modificate. La forza muscolare, per esempio, ha perduto importanza. L’intelligenza – che non dipende certo dai muscoli – ha accorciate le distanze fra uomo e donna e via dicendo. Ma che, ancora oggi, le donne badino al loro aspetto più degli uomini, non si vede chi possa contestarlo. Come non si può contestare che la società badi molto meno all’aspetto di uomo che all’aspetto di una donna. Un uomo brutto ha più o meno le stesse probabilità di carriera di un uomo bello, mentre per la donna è tutto un altro paio di maniche. La donna brutta è molto più pesantemente penalizzata dell’uomo brutto. Insomma, parlare di “totale uguaglianza” fra uomo e donna è una stupidaggine, mentre è un crimine lasciarsi dominare da quell’eventuale diversità. La femminista che parte dal principio che tutti gli uomini sono potenziali violentatori o il maschilista che parte dal principio che tutte le donne sono oche, andrebbero curati. Ammesso che siano curabili.
2 Così passiamo al secondo punto. Come mai ci potrebbero essere tante differenze fra uomo e donna? La risposta è semplice: per centinaia di migliaia di anni la vita dei due sessi è stata diversa. In particolare è stata determinata dalla differente struttura fisica e dal diverso ruolo nella sopravvivenza della specie. Oggi ci siamo in larga misura affrancati da quello stile di vita, ma l’illusione di molti, che esso sia “inconcepibile”, “superato”, e per dirla tutta “cancellato” dal nostro orizzonte, è una stupidaggine. Noi fisicamente e mentalmente siamo esattamente identici agli esseri umani di ventimila anni fa. In questi ultimi tempi ho letto non so quanti libri riguardanti i greci e i romani dell’età classica e posso dirvi che non siamo né più intelligenti né più stupidi di loro, né più umani né meno umani di loro. Nulla ci separa da loro, se non la tecnologia. Forse siamo un po’ meno brutali, ma ciò dipende soltanto dal fatto che la nostra vita – e la nostra sopravvivenza – richiedono meno brutalità. Nel West dei film, dove la vita era più dura e la protezione dello Stato minore, si tornava ad un modo di vivere più vicino a quello delle caverne.
3 Dunque abbiamo il diritto di chiedercelo: ammesso che una differenza ci sia, fra i due sessi, è a favore degli uomini o a favore delle donne?
So che tutti risponderebbero in coro che è a favore degli uomini ma non ne sono sicuro. Indubbiamente la superiore muscolatura maschile, insieme all’effetto del testosterone, hanno spinto l’uomo a dominare la donna. Ma le tendenze fondamentali degli uomini li rendono peggiori delle donne.
L’istinto spinge gli uomini ad essere prevaricatori, sbruffoni, carrieristi, superficiali. Non bastasse, da un lato hanno tendenza a fare il passo più lungo della gamba, dall’altro sono frustrati perché, consciamente o inconsciamente, si accorgono benissimo di non corrispondere al superego della metà maschile dell’umanità. Da un lato assumono pose gladiatorie, dall’altro corrono dalla mamma se hanno male al pancino. Le donne sanno benissimo che devono perdonarli e incoraggiarli, e spesso sono più forti di loro, nel resistere alla vita com’è.
Non che l’istinto delle donne sia esente da difetti. Invece di accorgersi della trappola dell’istinto che vuole farne delle bambole sessualmente appetibili, affinché siano ingravidate, passano il tempo a leccarsi ed abbellirsi, anche quando dovrebbero pensare un po’ di più a coltivare il loro cervello. Perché è di quello che vivranno per la maggior parte della loro vita. È inutile che una cinquantenne voglia competere con una ventenne in materia di bellezza, il tempo della sua riproduzione è tramontato. E soprattutto dovrebbe pensare che oggi ha ancora trent’anni da vivere, possibilmente con un uomo innamorato della sua personalità, non del suo corpo. Come ha detto qualcuno, la migliore cosmesi per una donna è la sua intelligenza. A cui bisognerebbe accoppiare buon senso e cultura. È assurdo reputare che il massimo scopo, nella vita, sia sposarsi con l’abito bianco e gli amici che applaudono. Magari ironicamente.
4 Così si può rispondere alla domanda più curiosa: per l’umanità sarebbe meglio se fossimo tutti uomini o tutte donne? Risponderò in modo paradossale: sarebbe bello se fossimo tutti uomini come corpo (perché il corpo maschile è più efficiente di quello femminile) e tutti donne come psiche. Naturalmente prescindendo dal problema della riproduzione, sia per gli uomini sia – soprattutto – per le donne. Come nel “Brave New World” di Aldous Huxley.
Le donne sono meno stupidamente violente degli uomini. Sono meno stupidamente ambiziose degli uomini. Sono più attente a ciò che è essenziale nella vita: l’amore, l’amicizia, la concordia. Sono più empatiche. E se oggi a volte sembrano più sciocche degli uomini, è perché la società attuale guarda in primo luogo al loro aspetto, mentre una donna molto intelligente può perfino fare paura. Infatti metterebbe in pericolo la finzione che l’uomo sia più intelligente.
In un mondo in cui alle donne non fosse insegnato ad essere superficiali e soprattutto “belle”, si potrebbe verificare ciò che si verifica oggi nella magistratura italiana: cioè che ci siano più donne che uomini. E così forse si capisce perché, fino a pochi decenni fa, il concorso in magistratura era precluso alle donne. E perché, ancora oggi, la cosa è inconcepibile nei Paesi musulmani. Un’onesta bilancia è uno degli strumenti più crudeli che abbia inventato l’umanità.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
24 ottobre 2021

I DUE SESSI, VISTI DALL’ESTERNOultima modifica: 2021-10-24T11:16:13+02:00da gianni.pardo
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8 pensieri su “I DUE SESSI, VISTI DALL’ESTERNO

  1. In un’epoca, l’attuale, in cui al centro della scena vi è l’individuo allo stato puro, svincolato da ogni legame con qualcosa che lo trascenda, e in una società dove persino l’identità di genere è considerata un fatto culturale e quindi transeunte, la donna si è trasformata in una entità collettiva: sorta di blocco umano tenuto insieme dal cemento della solidarietà, dal vittimismo e dal femminismo. Ogni donna rappresenta quindi tutte le donne del mondo, di tutte le epoche e di tutti i paesi. Tutte sono poste sullo stesso piano: l’emancipato donnone quebecchese, l’esuberante e straripante italiana, la disinvolta svedese, la donna dei Balcani, la geisha giapponese, la musulmana doc tenuta al guinzaglio… E quindi ogni donna ha diritto di presentarsi all’incasso per essere risarcita dei danni subiti ad opera dell’uomo nel corso dei millenni.
    In India le donne delle caste superiori discriminano le donne paria (Dalit). Una contraddizione? No, queste donne evidentemente lo fanno perché costrette dai mariti. Noi sappiamo, infatti, che è l’uomo il responsabile di tutto. È lui l’orco da abbattere. Ma attenzione: il nemico dell’umanità è il maschio occidentale, cristiano, bianco, eterosessuale. Gli altri uomini sono anche loro, in varia misura, vittime del mostro dalla pelle bianca.
    Questo essere, concentrato di vizi, non ha fatto che macchiarsi di ogni scelleratezza: oppressore, colonialista, razzista, padre padrone, omofobo, guerrafondaio, femminicida, distruttore dell’ambiente… Le statue che lo glorificano sono tutte da sbullonare.
    La logica femminista è invece difficile da sbullonare. Quale logica?
    Benché ormai liberate, le donne continuano a far leva sulla loro sessualità mettendosi false ciglia, laccandosi, pitturandosi, incipriandosi, depilandosi, e calzando scarpe che a tutto servono fuorché a camminare. Tutto ciò allo scopo di porre in valore la loro, per noi preziosa, “differenza”. E assumendo le migliori pose dirette a incoraggiare la nostra mira sul bersaglio-oggetto sessuale che intendono continuare ad essere, femministe comprese (ma testosterone permettendo), ancora per millenni; attraverso lo sfruttamento delle loro collaudate tecniche di adescamento nei nostri confronti: di noi uomini, vogliosi e spesso creduloni, destinatari da sempre delle loro permanenti molestie sessuali.

  2. Non ho affatto messo in dubbio la sua parola, e neppure la realtà che lei ha descritto. Ho solo affermato che per reputarla applicabile ad ogni realtà lavorativa, sarebbe stato meglio avere più dati.
    Se tale conferma ci fosse, non avrei nessuna difficoltà ad inchinarmi dinanzi alla verità sperimentale.

  3. Forse sono stato frainteso, io non ho affatto una pessima opinione delle donne, hanno tante qualità che gli uomini non hanno. Il mio discorso, con la dovuta immancabile premessa sulla generalità che significa semplificazione/esemplificazione e non generalizzazione, era limitato all’aspetto lavorativo, riprendendo il commento precedente più che rispondendo al suo articolo.
    Le assicuro che molte donne intellettualmente oneste possono confermare quello che ho detto, perché non sono le esperienze di un marziano. E l’esperienza in azienda è molto diversa da quella nella scuola pubblica.
    Conosco molte donne che sono le prime a dire che preferiscono lavorare con colleghi uomini e avere capi uomini.

  4. Continuo (il commento mi si è chiuso prima che avessi finito). Le generalizzazioni, in questo campo, sono pericolose, anche se si è in perfetta buona fede. Per esempio, la maggior parte delle mie esperienze, contraddicono gli stereotipi sulle donne, ma potrei essere un imbecille che si fa delle illusioni. Oppure potrei avere un approccio che dalle donne fa venir fuori il meglio, chi può mai dirlo?
    Infatti l’unica generalizzazione che mi permetto, se pure con qualche riserva, è che le donne sono esseri umani come gli uomini, e vanno rispettate o disprezzate in uguale misura. Una donna intelligente è molto più intelligente di un uomo cretino, mi creda. Ma ugualmente, se incontro una donna stupida, la giudico stupida senza nessuna indulgenza perché “poverina, è soltanto una donna”, o, peggio perché “però è così carina!”
    E una cosa comunque mi allarma: chi ha una pessima opinione delle donne (giustificata o no che sia dalle sue esperienze) farebbe bene a farsi vedere da uno psicoanalista.
    Comunque, ho soltanto espresso delle opinioni in un tardo pomeriggio d’ottobre, senza grandi prospettive di divertimento.

  5. Accolgo la sfida: “Dico il contrario”.
    Scherzi a parte, io non dico che le sue esperienze non siano vere, ma non potrei dirlo neanche a qualcuno che scrivesse che la sue esperienze sono state del tutto opposte.

  6. Nei limiti di un discorso di carattere molto generale come quello in oggetto, sulle donne nell’ambiente lavorativo la mia non breve esperienza ha insegnato quanto segue.
    Tendono a distrarsi e a perdere tempo più degli uomini.
    Seminano zizzania più degli uomini.
    Nelle situazioni difficili (chiusure aziendali, cassa integrazione) tendono a diventare delle vipere.
    Non di rado, quelle di loro che ricoprono posizioni di responsabilità tendono a circondarsi di collaboratori e collaboratrici “di non particolare valore”, in modo che il loro posto non sia insidiato. Magari ricorrendo alle tipiche astuzie femminili tipo mettere le persone una contro l’altra, soprattutto con le altre donne. La causa è probabilmente l’insicurezza di cui parla il prof. Barbero, quel che è certo è il danno per l’azienda come risultato.
    Per non parlare di quelle (tante o poche che siano) che si fanno il capo o l’imprenditore e, senza nessuna competenza, diventano di fatto le padrone, decidendo la vita e la morte lavorativa delle persone in base a criteri di simpatia/antipatia e lecchinaggio.

    Naturalmente non sono tutte così, anzi anche a me sono capitate esperienze ottime. Ma che il rischio di incorrere in situazioni del genere sia molto più elevato con le donne che con gli uomini, sfido chiunque a dire il contrario.

  7. Interessante. Purtroppo un solo esempio è poco significativo, infatti le cose (vere) che sono riferite potrebbero non essere più vere in altri contesti o per altri tipi ancora di lavoro. La conclusione è semplice: sarebbe bello avere un’indagine spassionata (ah, avercene, di indagini spassionate!) su un notevole campione di contesti.
    Le donne si accontentano dello stesso lavoro per anni? Forse sono sagge. Il lavoro, per me, è sempre stato “prostituzione”. Insegnavo, e dunque avrei dovuto essere fiero di un lavoro così nobile. Balle, La mia sensazione era che mentre il saldatore prostituisce le sue mani, io dovevo prostituire il mio cervello, ed avrei preferito fare il saldatore.
    Ci ho messo tempo a realizzare la mia occupazione preferita: essere pensionato. Ma avrei amato esercitarla sin da quando avevo poco più di vent’anni.

  8. Gianni, “Forse, quando si è oltre gli ottanta, si è al di sopra (o al di sotto) dei sessi.” Grazie per il “forse”. 😀

    Vorrei dire qualcosa a proposito delle donne nell’ambiente lavorativo, usando l’esperienza accumulata in circa 30 anni nella mia azienda.

    Da buon “razzista”, quale sono e fui, credo nelle differenze.

    Gli uomini sono piu’ forti delle donne, d’accordo; ma non solo. La distribuzione del peso corporeo e’ diversa, gli uomini sono piu’ pesanti nella parte superiore, spalle e torace, mentre le donne (in genere) lo sono di piu’ nella parte inferiore. Con la conseguenza che gli uomini vanno meglio per un lavoro attivo, in cui si debba stare in piedi e muoversi, mentre le donne sono piu’ adatte ad un lavoro sedentario.

    Dunque tutti i lavoranti in fabbrica (saldatori, tagliatori, aggiustatori, pittori, ecc.) sono uomini. Per un po’ abbiamo avuto una donna saldatrice. Lavorava non troppo male, ma era sempre sul telefonino, cosi’ la convincemmo a salpare per altri lidi.

    I lavori di segreteria, invece, sono appannaggio delle donne. E cosi’ per la contabilita’ o l’archivio.

    I tecnici, quelli che vanno in giro per le installazioni e riparazioni, sono tutti uomini. A parte il fatto che in queste posizioni necessita un fisico robusto e una mentalita’ tecnologica, c’e’ il problema dell’ immagine. Posso soltanto intuire quale sarebbe la reazione del cliente se per le riparazioni alla sua bilancia (magari del peso di tre tonnellate) si vedesse arrivare una gentile donzella.

    Altre differenze:

    Le donne lavorano piu’ duro degli uomini. Hanno una maggiore produttivita’. Nel reparto elettronico, abbiamo una decina di lavoranti, meta’ uomini meta’ donne all’incirca. Le donne non solo producono di piu’, ma fanno meno errori.

    Ancora: le donne amano per lo piu’ il lavoro ripetitivo e in collaborazione, mentre gli uomini sono piu’ individualisti, preferiscono l’indipendenza e la facolta’ di prendere delle decisioni. Sono anche piu’ ambiziosi, e dopo qualche anno in genere cercano di occupare posizioni piu’ elevate. Differentemente dalle donne, le quali in genere si accontentano della stessa posizione per anni e anni.

    In conclusione, siamo ancora ben lontani dalla “parita’ “,e forse non l’avremo mai. Qui non si parla assolutamente di superiorita’ o inferiorita’ degli uomini o delle donne, ma semplicemente di differenze. Le quali esistono, eccome.

    P.S. Mi scuso per la lunghezza del commento.

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