LA SINISTRA: ESIZIALE PERCHÉ SALVIFICA

La sinistra è indecente. Non soltanto cerca – come è normale – di avere più voti degli avversari, ma all’occasione li calunnia, li diffama (con l’aiuto dei media compiacenti, anch’essi prevalentemente di sinistra) e, se può, con l’aiuto della magistratura, è felice di vederli buttati in galera. Per poi magari essere del tutto assolti anni dopo.
Tutto questo non è forse indecente? Sembra ovvio e tuttavia, forse, le cose stanno diversamente. Chi è l’avversario, per un liberale? Semplicemente uno che non la pensa come me. Chi è invece l’avversario per un integralista islamico? “Uno che vuole la mia morte, o almeno la mia schiavitù. Se dunque lo uccido, prima che lui possa uccidere me, lo faccio in condizioni di legittima difesa”. Infatti per l’integralista islamico la differenza di religione non è una differenza di opinione, è la differenza fra verità e menzogna, fra vera Fede e superstizione, fra comunità ordinata e società barbara e immorale, in una sola parola fra Bene e Male. E non siamo neanche autorizzati a dire che sono pazzi, se ragionano così, perché per secoli abbiamo ragionato così anche noi. Carlo Magno passò a fil di spada circa ottocento cavalieri sassoni perché rifiutarono di convertirsi al Cristianesimo. Ed era “Magno”, figuriamoci se non lo fosse stato. A differenza di noi, gli integralisti islamici hanno l’orologio fermo al Settimo, all’Ottavo Secolo, oltre mille anni fa.
Bene, dirà qualcuno, ma gli attuali uomini di sinistra non hanno l’orologio fermo a mille anni fa, addirittura si autodefiniscono progressisti. Che c’entrano con gli integralisti islamici?
La risposta è nella storia della sinistra e nella teoria di Marx. Per l’occidentale normale la sinistra deve fare al massimo gli interessi della classe lavoratrice. Ma questo programma sottintende che il sistema vada preservato. Si possono chiedere aumenti di salario a volontà, ma se il prossimo aumento dovesse comportare il fallimento dell’impresa, a quell’aumento bisognerebbe rinunziare. Ovvio, no?
Per niente. E infatti negli Anni Settanta del secolo scorso i sindacati non ponevano nessun limite alle loro richieste. Nel caso l’impresa realmente non potesse pagare senza chiudere i battenti, doveva intervenire lo Stato e ripianare il deficit. Il salario era una “variabile indipendente” dell’economia. E se lo Stato, a forza di intervenire, fosse fallito, tanto meglio. Forse che non si sapeva che lo Stato borghese era condannato dalla storia?
Quei sindacalisti non erano pazzi. Seguendo la teoria marxista non si battevano per migliorare le condizioni di vita degli operai, ma per mettere in crisi il sistema capitalistico, facendo crollare lo Stato borghese ed ereditandolo come – l’aveva scritto Marx – era destino che andasse.
Il Marxismo – attenzione, teoria “scientifica” – insegnava che prima lo Stato era appartenuto al re e ai nobili che sfruttavano i borghesi e i proletari. Poi, con la Rivoluzione Francese, la classe dei borghesi spodestò i nobili, ma con questo il cammino della storia non era concluso. Ora la lotta di classe doveva concludersi con l’ultima rivoluzione, quella del proletariato contro la borghesia. E questa rivoluzione sarebbe anche stata la conclusione della storia, perché non esisteva una classe oppressa al di sotto dei proletari.
Ecco perché i sindacati erano esosi ed irragionevoli, perché non miravano ad un miglioramento della società ma ad una sua rifondazione ab imis fundamentis. Per questo era utile che i proletari stessero male, perché questo li avrebbe incoraggiati a ribellarsi, mentre un miglioramento delle loro condizioni economiche ne faceva dei piccolo-borghesi alieni dalle avventure. Come diceva Riccardo Lombardi, “Gli operai che salgono sulle Seicento non salgono sulle barricate”. Dunque dovevano andare a piedi.
Non sto delirando: è storia. Ed è importante per l’atteggiamento soggettivo del vero uomo di sinistra. Che lo sappia o no, egli è il figlio di Marx e il concetto di lotta di classe si è trasformato nella superiorità morale di chi lotta per il Bene mentre gli altri, per biechi interessi, favoriscono il Male. E questi nemici sono così nocivi, così disprezzabili e odiosi, che contro di loro qualunque arma è lecita, anche la menzogna, anche la slealtà, anche la calunnia, anche la carcerazione degli innocenti. Se il sindacato era pronto a far fallire l’impresa pur di mettere in crisi l’economica borghese, con questo facendo mancare il lavoro e il salario a quegli operai che aveva giurato di proteggere, figurarsi quanto poteva importargli la sorte degli avversari politici. Il vero uomo di sinistra, il vero comunista, come Torquemada e tutta l’Inquisizione, non combatte una semplice battaglia politica, combatte una guerra di sterminio in cui devono sopravvivere soltanto i buoni, con qualunque mezzo, perché questo è il supremo interesse del proletariato.
Ovviamente questa è una guerra di religione con connotazioni metafisiche e chiliastiche. Da ciò l’ontologica, indiscutibile superiorità morale dell’uomo di sinistra che, come J.-J.Rousseau, si comporta in modo immorale nella concretezza proprio perché ha una diversa, indiscutibile superiorità morale. Qualcosa che a me, ateo a 360°, ha fatto dire che “essere comunista significa essere malati di mente”. Così come gli integralisti islamici che si trasformano morendo in bombe che uccidono innocenti. Per giunta credendo che con questa azione benemerita si guadagneranno il paradiso.
Un’ultima questione. Come mai si comportano così dei contemporanei che magari sono digiuni di storia, di economia e di filosofia? Non si sono dunque accorti del crollo dell’Unione Sovietica?
Il fatto è che non sempre siamo coscienti della ragione del nostro comportamento, vuoi per ragioni etologiche, vuoi per imprinting, vuoi per educazione. Se stiamo guardando qualcuno e costui a sua volta si accorge che lo stiamo guardando, noi immediatamente distogliamo lo sguardo. Perché? Perché guardare qualcuno etologicamente significa aggressione. E infatti non è consigliabile guardare negli occhi un cane che non si conosce.
E come ci sono delle regole etologiche inconsce ci sono dei comportamenti che reputiamo necessari pur non sapendo perché. È questo il senso delle parole di Benedetto Croce, secondo cui anche noi miscredenti “Non possiamo non dirci cristiani”. Gli uomini di sinistra sono stati allevati in un ambiente culturale in cui l’irrisione, la stramaledizione, il disprezzo dell’avversario politico sono un articolo di fede, e l’evidenza psicologica dei vecchi si tramanda ai giovani. Magari annacquandosi un po’ nell’ipocrisia, ma pronta a ripresentarsi in tutta la sua brutalità, perché il manicheismo è al fondo del Marxismo e sempre ci rimarrà.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
14 ottobre

LA SINISTRA: ESIZIALE PERCHÉ SALVIFICAultima modifica: 2021-10-14T11:47:04+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “LA SINISTRA: ESIZIALE PERCHÉ SALVIFICA

  1. Ma chissà com’è, però, che molte parti della “teoria sociale comunista” sono stranamente simili al “messaggio cristiano”.
    Quanto a calunnie e “persecuzioni”, mi pare che anche da destra ci si sforza nella stessa direzione: tanto per dire, un esempio recente è Bibbiano. Si “combatte” con le armi a disposizione, senza tanti complimenti, a ceffoni. Sarà che la realtà è troppo complessa – compresa la storia delle “lotte operaie”, nelle sue luci e nelle sue ombre (vedi riflessi sul bilancio dello Stato) – per essere studiata e compresa nei giusti termini e in tempi “utili” per agire? O sarà che, nel nostro Belpaese, la guerra per bande è una nostra tradizione come il Parmigiano Reggiano? E che questa bella tradizione trova un bel palcoscenico – per tutti: politici, giornalisti, magistrati, mezzecalzette, scrittorucoli e scrittorelle, opinionisti, gente dello spettacolo, casalinghe di Voghera – nei media e nei social, dove troverebbe consenso anche accusare San Cristoforo di non aver messo il santo bambino nell’apposito seggiolino durante il trasporto con colpevole inosservanza di norme?
    Tutto questo crea una quantità enorme di “rumore”, frastuono, “caciara”, che accompagna la vita, sollecitandone altrettanto di segno opposto. Chi ci casca in mezzo è un povero tapino, ma questo è ciò che gradisce “il popolo”. Testa vuota; e pancia piena, si vorrebbe dire; finché dura.

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