CUI PRODEST?

Se qualcuno è disgustato all’idea di leggere un articolo di politica, sappia che la penso come lui, al punto che sono disgustato all’idea di scriverlo. Infatti lo scrivo per chi non la pensa come me. Forse io, da possibile lettore, direi: “Passo”, e mi occuperei d’altro.
CUI PRODEST?
Argomento? I fatti di Roma, ovviamente. E ovviamente la devastazione della sede della C.g.i.l. Con le prefiche dell’antifascismo che si stracciano le vesti e propongono di “chiudere” Forza nuova. Io neanche sapevo fosse aperta. E, visto che ci siamo, secondo l’ex ministro PD Giuseppe Provenzano, chiudiamo anche Fratelli d’Italia. I quali fratelli sono fuori dell’arco democratico e repubblicano, essendo dittatoriali e monarchici. E distribuiamo i loro voti ai poveri.
Ricominciamo. Addirittura dai romani. I quali sono stati i maestri mondiali del diritto civile, ma anche nel diritto penale ci hanno lasciato qualche perla. Per esempio, “In dubio pro reo”, se non si è sicuri, assolvere; oppure, cercando il colpevole, chiedersi: “Cui prodest?”, chi trae vantaggio da questo delitto? L’erede, per esempio, è fra i primi sospettati. E il caso che il colpevole fosse colui cui prodest si dimostrò già allora tanto frequente da stabilire che l’erede non potesse ereditare, se era lui che aveva ucciso il de cuius (la vittima). E la norma esiste ancora oggi.
Ora chiediamoci, a chi sono utili i fatti di Roma? Non certo a Forza Nuova, ma questo ben poco ci interessa. E non certo ai partiti di destra: infatti i partiti di sinistrali li hanno più o meno copertamente, più o meno esplicitamente, indicati quali ispiratori delle violenze. E per questo da un lato li hanno condannati, li hanno invitati a pentirsi, a rinnegare il fascismo (come se fosse la loro dottrina) e a fare penitenza. Ma soprattutto, sostanzialmente hanno invitato i loro elettori a votare piuttosto per Satana, se per caso fosse di sinistra, piuttosto che questi monarchici adepti della dittatura. Cancro della democrazia. Anche se, mettendo insieme Fd’I e Lega ci avviciniamo al 40%. Insomma, voi non lo sapete, ma in Italia abbiamo un 40% di fascisti che non osano confessarsi tali. E che la notte tramano cercando il modo di distruggere i computer della C.g.i.l.
Insomma, se i fatti di Roma, col coro di condanna di tutti i partiti, col Presidente del Consiglio che alza le smilze chiappe dalla sedia per andare ad abbracciare Landini, sono utili a qualcuno, a una settimana del secondo turno di elezioni, sono utili ai partiti di sinistra. I quali hanno cavalcato la tigre fino a sfiancarla, povera bestia, e renderla perfino un po’ ridicola, quando l’hanno invitata ad addentare i polpacci dei monarchici totalitari.
Tutto questo è un teatrino semplicemente disgustoso. L’Italia è un Paese che ha avuto per vent’anni il fascismo (che non è stato quella tragedia che dicono, la tragedia la provocò entrando in guerra) mentre il mondo ha avuto settant’anni di comunismo in Russia, con infiniti più morti di quelli che provocò il regime fascista e per giunta il comunismo è ancora vivo in Cina, in Corea del Nord, a Cuba. E sempre senza cambiare metodo (la dittatura). Nel caso della Corea del Nord, addirittura istituendo la monarchia comunista ereditaria. Evidentemente Kim Jong-un è iscritto a Fratelli d’Italia, ed è evidentemente inneggiando a Kim che Ignazio La Russa si è arrochito.
L’Italia, per non correre rischi, combatte gli spettri dei fascisti morti, piuttosto che i comunisti vivi. E in Italia è vietato dire male dei comunisti perché in fondo comunisti sono anche coloro che – bontà loro – ormai ci concedono che Stalin non fu un perfetto gentiluomo.
Hanno ragione coloro che, alla richiesta di chiudere Forza Nuova, chiedono – come Alessandro Sallusti ieri sera in televisione – perché mai i governi di sinistra degli ultimi dieci anni non l’hanno chiusa prima. Ma hanno soprattutto ragione coloro, come Daniele Capezzone, che fanno notare come in primo luogo non valga la pena di occuparsi di un “partito” che alle ultime elezioni ha avuto lo 0,38% dei voti, e in secondo luogo osservando che, se si chiude Forza Nuova, dopo averle regalato l’aureola di martire, vedremo aprire Nuova Forza. E bisognerebbe ricominciare da capo.
Ma sono proprio stanco di queste miserie sapute e risapute. Credo sia più interessante un’osservazione generale. Nel mondo democratico ci sono i partiti, tutti dichiaratamente contro la violenza (di piazza o di terrorismo) e capaci di andare sia al governo sia all’opposizione. Con pacifici elettori che vanno alle urne e, quando vogliono protestare, vanno in piazza, sfilano, gridano, applaudono, e non fanno male a nessuno. Purtroppo, accanto a costoro, ci sono i “groupuscules”, i gruppuscoli di coloro che non si sentono rappresentati dai partiti e nemmeno credono al sistema democratico. Tanto che cercano di prevalere con la violenza. In Francia abbiamo avuto la quasi-rivoluzione del Sessantotto, i gilets jaunes e soprattutto i “casseurs”, i “rompitori”, quelli che approfittano di ogni manifestazione di piazza per infiltrarsi nel corteo e rompere vetrine, incendiare automobili, ferire poliziotti e rendersi in ogni modo meritevoli della nostra ammirazione. In Italia abbiamo avuto le Brigate Rosse, gli anarchici-insurrezionalisti (se si chiamano così), i black block e tanti altri ancora, anch’essi con la stessa dottrina politologica dei “casseurs”: danneggiare, distruggere, ferire, terrorizzare il prossimo. Fenomeni gravi, certo, ma che hanno una cosa in comune: hanno mai concluso qualcosa?
La violenza di piazza non è un fatto politico, è un fatto psicopatologico. Si tratta di giovani disadattati che rigettano fuori di sé i conflitti che sono in loro e credono di “vendicarsi” di una vita che non gli piace disturbando la vita degli altri. Loro il mondo com’è vorrebbero distruggerlo, senza mai chiedersi: “E se dipendesse da noi, come lo organizzeremmo?” Ma già, questa domanda è troppo difficile, per le loro teste.
Essi si chiedono qual è la teoria che piace alla maggior parte della gente per subito adottare la teoria opposta, e così credersi nel giusto. Se il Paese è democratico e pacifico, loro sono per la dittatura e per la violenza. Se il Paese è di sinistra loro sono di destra, o se gli appare di destra, loro sono di estrema sinistra, e considerano traditori anche i partiti di sinistra che vanno al governo.
Come si vede, stiamo parlando di poveri falliti, di una patologia della società. Di qualunque società tollerante. E infatti non se ne sono mai visti, sotto Stalin, quando bastava sbagliare il ritmo del respiro per finire a Kolyma. È inutile cercare la matrice politica della protesta. Bisogna cercare una spiegazione nei libri di psicopatologia e poi, semplicemente, impedire che un tizio colpito dal Daspo arringhi la folla, invitandola ad andare a devastare la C.g.i.l., senza che la polizia faccia stare zitto lui e protegga la sede del sindacato. Ma già, l’attacco si è avuto un’ora e un quarto dopo, senza dare il tempo alla nostra pur fulminea polizia di andare a difendere quella sede.
Uno Stato così molle è una delle cause di questi disordini. Noi non abbiamo Kolyma, ma neanche una stanza, in commissariato, in cui chiudere per un giorno qualcuno che dovrebbe stare in galera?
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
12 ottobre 2021

CUI PRODEST?ultima modifica: 2021-10-12T11:16:22+02:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “CUI PRODEST?

  1. Che il comunismo italiano sia stato all’acqua di rose ho qualche dubbio: di morti ammazzati ne ha fatti a migliaia senza neppure essere mai stato al potere.
    Figuriamoci cosa avrebbe fatto se a Yalta col trattino di penna ci avessero messo dalla parte sbagliata.

  2. “Fascismo” è l’etichetta nominale che si dà al suprematismo, al “razzismo” in senso lato (disprezzo e repressione del “diverso”), all’autoritarismo, alla prevalenza assoluta dello Stato e dei suoi poteri, al lavaggio orwelliano del cervello; oltre che ai treni che arrivavano in orario, nonché alla mediocrità di un regime che gettò l’Italia in una guerra. Caratteri ampiamente ritrovabili anche nella Corea del Nord e in certi Stati islamici e in numerosi altri casi. Ma nel caso del “comunismo” la negatività era “attenuata” dall’aspirazione alla fraternità, all’uguaglianza, alla rilevanza ai “bisogni”: ovviamente puri slogan, “claim pubblicitari”, alla cui realizzazione quelle negatività erano “purtroppo” necessari; a quelli stimo che presto si aggiungerà l’ambiente, il pianeta, i corvi con la cresta gialla della Papuasia.
    L’Italia, avendo conosciuto e sperimentato la negatività fascista, ovviamente è “antifascista”; il “comunismo” italiano fu all’acqua di rose, più che altro contro la Chiesa, la DC, i “padroni”, ma niente di serio. Naturalmente, in periodo staliniano e krusceviano, nonostante i suoi orrori, i “comunisti (ma non tutti) chiudevano gli occhi, memori del sostegno economico-politico e non potendo “tradire la famiglia”. Così come, “per amore dei figli, per la figura sociale e per l’introito economico”, si continua a stare con marito o moglie che giornalmente ti fa le corna e lascia il water sporco. O come le pie donne che, nonostante le “oscurità” (passate e presenti) della Chiesa e le “leggende favolistiche” dei Vangeli, continuano ad andare a messa tutte le domeniche.
    E, francamente, non ce lo vedo un Bertinotti o un D’Alema diventare “ministri” di un regime staliniano, di “quando c’era lui”.
    Ma la mancanza di misura, di buon senso, di realismo, alligna in tutti i bercianti movimenti “contro”: è una tecnica di acchiappamento di consensi, sfruttando certe debolezze umane che gli italiani possiedono in gran copia e di cui lo stesso M5S è figlio. “Se vuoi apparire, devi urlare, e quanto più sei smodato tanto più attirerari l’attenzione e trascinerai con te gli spiriti deboli che si nutriranno della forza che ostenti”.

  3. Cara Ornella, purtroppo i camerati sbagliano sempre. Non ricorda che si parlava delle “sedicenti Brigate Rosse”? Infatti si dicevano rosse, ma essendo violente e perfino assassine, non potevano essere che nere, fasciste. Dunque i brigatisti era dei camerati, chiaro? E mi dicono – ma aspetto conferma – che anche Stalin era fascista. Sedicente comunista, ma fascista.

  4. Ricordo che quando Berlusconi pronunciava la parola “comunisti” tutti si mettevano a ridere, quando l’Urss era crollata da pochissimi anni, quando la Cina diventava potenza mondiale, quando il Pds aveva ancora la falce e il martello nel simbolo, quando c’era al governo un partito come Rifondazione comunista con l’8% dei voti.
    E gli stessi che sghignazzavano non avevano pero problemi ad evocare contemporaneamente un attualissimo pericolo fascista, già allora. Anche questo andrebbe ascritto alla psicopatologia, se solo non si trattasse semplicemente di cialtronaggine.

  5. Fascismo è ormai usato come sinonimo di Male ovvero di Male Assoluto e la destra e estrema-destra rappresenta per la sinistra il Male Assoluto. Ma la parola male non fa molto effetto, anzi accusare gli avversari d’impersonare il male è piuttosto ridicolo. Funziona meglio chiamarli fascisti. E difatti in tutta Europa i centri sociali, covi di sinistroidi, non fanno che organizzare ridicole manifestazioni «antifa» e dare del fascista a chi è diverso da loro. Dare del nazista è eccessivo, poco serio, meglio dire fascista. La Lega di Salvini per Flores d’Arcais è “protofascista” (che significa? è un embrione di fascismo, filofascista?). Non sapevo che Umberto Eco parlò di “Urfaschismus”, un fenomeno apparentemente eterno, un pericolo sempre in agguato.
    Stranamente del comunismo non parla più nessuno, non si dà del comunista a nessuno per stigmatizzarlo o demonizzarlo. Io proporrei di ricordare a tutti i personaggi comunisti, oggi ex comunisti o democratici, il loro passato infame di comunisti. Fassino, Bertinotti, d’Alema, Veltroni, Napolitano e compagnia bella, tutti comunisti un tempo, oggi democratici doc. E se ci rivolgessimo a loro ogni volta con l’epiteto comunista? “Il qui presente Massimo d’Alema, ex comunista … Il signor Giorgio Napolitano, ex comunista …”. Naturalmente s’incazzerebbero e ci manderebbero a quel paese, anzi ci darebbero del fascista. L’Urfaschismus, che ridere caro Eco.

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