Ottobre 2021

Appena chiuse le urne (siamo al pomeriggio di lunedì) tre cose sembrano sicure:
1 Il Pd ha avuto un ottimo risultato, soprattutto pensando al recente passato.
2 Il Movimento 5 Stelle è crollato.
3 Il centrodestra non ha avuto successo.
Il successo del Pd è notevole ma mi chiedo quanto illusorio. Infatti non possiamo dimenticare che, per decenni, esso è stato il punto di riferimento di tutta la sinistra, e tuttavia alle politiche del 2018 ha ottenuto un triste 18%. La cosa non è stupefacente se pensiamo che in quell’occasione è stato letteralmente “vampirizzato” dal Movimento 5 Stelle che ha avuto una percentuale del 32% e spiccioli. Ma se oggi il Pd avesse ricuperato la metà dei voti del M5S nel 2018, cioè il 16%, sommando questa cifra al suo 18% di allora, dovrebbe avere il 34% delle intenzioni di voto. E non pare proprio che l’abbia. Inoltre a queste amministrative spesso la sfida si riduce ad un duello, e in questi casi molti votano piuttosto contro qualcuno che a favore dell’altro. Insomma, i progressi del Pd devono essere confermati. Anche perché la quasi sparizione del Movimento falsa un po’ tutti i risultati, incluso quello dell’astensionismo.
Venendo al Movimento, certo ci si si aspettava che fosse ridimensionato, ma molti non credevano che il calo sarebbe stato così netto. E tuttavia non c’è da stupirsene. Infatti io stesso non solo lo speravo, ma un po’ ci contavo. Non per odio ai “grillini”, quanto in odio all’odio per la politica che essi hanno così entusiasticamente cavalcato. In questo senso, questo ripensamento dell’elettorato è consolante.
La ragione tecnica di questo ridimensionamento non è incomprensibile. I partiti vivono di un programma. Sappiamo tutti che questo programma nella stragrande maggioranza dei casi non è realizzato ma almeno serve ad identificare chi lo ha formulato. E gli permette di sopravvivere anche se è applicato al 20, al 15, al 10%. Gli elettori sanno quanto valgono le promesse elettorali. Ma se il programma è totalmente smentito, gli elettori sono severi. Nel nostro caso è come se, prima ancora che si andasse alle urne, il partito fosse sparito dall’orizzonte politico. I Cinque Stelle hanno contraddetto tutto ciò che avevano predicato, hanno fatto tutto ciò che avevano promesso di non fare, si sono rivelati – loro che non volevano nemmeno essere un partito – un partito inconcludente. Il fatto che il Pd abbia avuto un buon risultato quando si è alleato col Movimento sta ad indicare che i “grillini”, quando si sentivano associati al Pd, consideravano ancora il loro un voto “utile”, quando si presentavano da soli consideravano il loro voto “inutile”. E sprecato.
Dunque il Pd può essere contento di non avere accanto un concorrente pericoloso, ed anzi pericolosissimo, se pensiamo al 2018. Ma non può pensare di avere allargato la propria base elettorale. Il suo “successo” è dovuto al fatto che, oggi come in passato, a parte il Pd, a sinistra di credibile c’è ben poco. E poiché almeno metà del Paese è di sinistra, o per vocazione o in mancanza di meglio, il Pd potrà sempre contare su una buona percentuale di voti.
Molti forse diranno che il buon risultato del Pd sarà anche dovuto alla buona guida di Enrico Letta ma personalmente ne dubito. Letta ha scelto di essere “di sinistra-sinistra”, anche nel senso più idealistico e massimalista, mentre il Paese tende ad essere moderato. Lo si vede nel consenso a Mario Draghi, lo si vede nello scarso successo di Leu, lo si vede perfino nella partecipazione del Pd al governo di un banchiere con idee liberiste, seppure ampiamente keynesiane. E comunque Draghi è pragmatico mentre la sinistra profonda ha sempre avuto orrore del pragmatismo. Perché esso è il massimo nemico dell’idealismo, cioè del sogno.
E andiamo all’insuccesso del centrodestra, anche se dobbiamo aspettare i ballottaggi per un risultato veramente significativo. Il centrodestra ha mancato di stile ed ha mancato di unità. Nel momento in cui il Paese ha una grande stima di un Presidente del Consiglio – e se è per questo anche di un Presidente della Repubblica – caratterizzati dal silenzio, dalla misura, dalla discrezione, Salvini ha voluto continuare a giocare a Giamburrasca, col risultato di rendersi poco credibile, dal momento che in fin dei conti, checché avesse detto prima, poi ha dovuto inchinarsi a Draghi. Perché ripetere errori del tipo di quello di Letta, quando parla di ius soli o di salario minimo? Inutile caratterizzarsi “di sinistra” o “di destra”, mentre di fatto si è dei portatori d’acqua di Draghi.
Inoltre i tre partiti di centrodestra hanno sbagliato nel non riuscire ad arruolare candidati ben noti e di grande appeal. E a farlo per tempo. Anche se, probabilmente, molti dei migliori candidabili si sono sottratti alla responsabilità di essere sindaci, cioè teste di turco della cittadinanza ed anche della magistratura.
Sbagliato è poi stato, in questo tempo, mantenere la frattura con Fd’I, partito all’opposizione e in forte crescita. Meglio sarebbe stato, in tutto questo periodo, non discutere mai e far finta di essere d’accordo su tutto. Per litigare c’è sempre tempo. Infine male hanno fatto tanto Salvini quanto la Meloni a non approfittare della presenza di Silvio Berlusconi che, meno smanioso di loro di un successo (ne ha avuti già tanti, nella vita) poteva rappresentare la facciata moderata, governativa e degna di governare, di cui il centrodestra aveva bisogno. Avrebbero dovuto, magari soltanto in questa occasione e fingendo, presentarsi come i suoi sostenitori, piuttosto che come i suoi concorrenti. Ma forse mi sbaglio.
Ovviamente, tutti coloro che non saranno contenti dei risultati diranno – come sempre – che queste sono soltanto consultazioni amministrative. Ma mi chiedo se potranno dirlo i Cinque Stelle. Ed è questo che conta veramente, nell’ottobre del 2021.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
4 ottobre 2021

Ottobre 2021ultima modifica: 2021-10-04T20:37:40+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

4 pensieri su “Ottobre 2021

  1. Scusate se insisto ma i dati definitivi (riportati dai quotidiani ma non valorizzati) dimostrano che il centro destra è andato meglio di 5 anni fa. Poi vedremo fra due settimane, dopo i ballottaggi. Solo che in questo sfortunato Paese conta di più quello che dice il modesto Enrico Letta della realtà dei numeri. Non si capisce perchè ma la situazione è questa. Spero che in questo spazio di libertà si eviti di guardare ai MSMedia e si discuta di cose reali.
    ps. il Corriere ha acquistato dai rumeni le chat di Morisi con il prostituto e le spiattella lì, sulle colonne che una volta erano autorevoli. Questo è il livello dell’informazione (militante) di oggi. Almeno per Lapo Agnelli e Marrazzo il Corriere invocava la riservatezza e la Privacy. Contro il “mostro” Salvini ogni arma è giustificata, anche i gas tossici.

  2. Concordo con quello che lei dice ma fare considerazioni nazionali prima di conoscere i risultati dei 1100 comuni in cui si è votato mi sembra prematuro. Si sa che le grandi città tendono a sinistra ma come Parigi non è la Francia o NYC non è l’America, Milano e Roma non sono tutta l’Italia.
    Il partito vincente è quello dell’astensione e, come dice la Meloni, è un problema di democrazia. Per fare un esempio, nelle supplettive di Siena gli aventi diritto al voto sono 200.000, hanno votato in 70.000 (35%) e Letta ha preso 33.000 voti … ed è raggiante, il poveretto. Quello che insegna politica a Parigi …
    Inoltre, quanti hanno registrato i risultati di comuni di medie dimensioni come Latina, Novara, Gallarate e tanti altri? Vedremo se il centro destra ha perso sindaci o ne ha guadagnato.
    Quanti si sono accorti che Latina ha votato in gran numero il sindaco di centro destra, sconfiggendo il sindaco del PD? sì, quello che aveva cambiato il nome del parco di Arnaldo Mussolini in Falcone e Borsellino, sì quello di Durigon, ostracizzato per aver osato dire (lui, discendente dei coloni veneti dell’Agro Pontino) che il parco avrebbe potuto prendere il nome originario, famoso non solo per essere cotanto fratello, ma soprattutto per essere un valido agronomo che volle quella bonifica (morì nel 1931, quando l’Italia era lodata anche da Churchill e Roosevelt).
    E poi, ancora come ha detto pacatamente la Meloni, se Enrico Letta è convinto di aver vinto, si vada a elezioni politiche: ora, come dice Paolo Becchi (ex ideologo del M5S) con il partito di maggioranza in Parlamento azzerato alle amministrative (incollato alle poltrone con colla ipossidica), è facile fare la voce grossa grazie allo sconvolto Grillo che promette sostegno al PD a qualunque costo (chissà perchè?).
    Salvini ha sbagliato anche in questo (oltre che affidarsi a un collaboratore indifendibile nella Lega), ha sbagliato a dichiarsi sconfitto troppo presto, sull’onda del MSMedia, già pronti da prima delle elezioni a sparare al centro destra, ad alzo zero. Strano Paese, il nostro.

  3. Per il centrodestra aggiungerei che probabilmente non hnano giovato le ambiguità sui vaccini e le polemiche sul green pass.
    Non credo che queste posizioni si sposino molto con l’elettorato moderato tradizionale.

I commenti sono chiusi.