L’IMPOSSIBILE NOSTALGIA

La nostalgia è uno strano sentimento. Etimologicamente è “il dolore del [mancato] ritorno”: “Sono stato a Parigi tante volte, ma ora è molto tempo che non ci vado. Avrei tanta voglia di ripercorrere ancora una volta in auto quei boulevard, passeggiare sotto gli archi della Tour Eiffel, guardare Notre Dame dall’Île de la Cité. È un dolore, non poterci tornare ma è un dolce dolore. Perché pensando al passato posso ancora immaginarmi lì, in un fresco mattino di maggio”.
Questa è la nostalgia regolare. Ma esiste una nostalgia “folle”, il dolore di “non potere tornare in un posto in cui non si è stati”. E che forse nemmeno esiste. Come quando si dice: “Vorrei tanto che gli uomini, invece di combattersi fra loro, imparassero a volersi bene”. In questi casi la nostalgia è il vagheggiamento di ciò che abbiamo sognato e perduto, nel confronto con la realtà.
Oggi mi sono sorpreso ad avere nostalgia di un’altra umanità. Un’umanità meno emotiva, meno influenzabile, meno superficiale: meno stupida, in una parola. Un’umanità che non esiste. E subito la memoria mi ha ricordato che ho sempre scritto che l’umanità non può nemmeno essere definita stupida, perché essa stessa è il metro dell’intelligenza o della stupidità. Una media rispetto a una curva di Gauss dalla quale si esorbita in una direzione o nell’altra. E tutto ciò dice a che punto sia infondata una “nostalgia” che in realtà si chiama soltanto disillusione.
E tuttavia, essendo semplicemente umano, non riesco a rassegnarmi. Non mi capacito che tanti riescano a credere cose inverosimili, e per sostenere la mia tesi ora dovrei dimostrare che una convinzione molto corrente è anche molto stupida. Ma non ci proverò neppure. Non soltanto non è detto che la troverei, ma ammesso che la trovassi, offenderei molte care persone che, secondo la curva di Gauss, hanno proprio quella convinzione. Dunque sono costretto a parlare in pura teoria.
Immaginiamo che uno storico cerchi di insegnare che “Cristoforo Colombo NON ha scoperto l’America”. Molti non gli crederebbero, altri non starebbero nemmeno ad ascoltarlo, altri infine converrebbero che quel navigatore non ha mai saputo di avere scoperto l’America, ma dopo un po’ di tempo dimenticherebbero la dimostrazione (che già sul momento avevano trovato “eccentrica”) e riprenderebbero a dire che Colombo ha scoperto l’America. A questo punto, a che scopo cercare di convincere l’umanità? Che creda ciò che vuole. Colombo ha scoperto l’America.
I casi sono infiniti. Gli storici passano il loro tempo a sfatare miti e leggende ma non concludono nulla. Perché la leggenda prevale regolarmente sulla storia. Quanti erano alle Termopili? Tutti vi diranno “Trecento”, con a capo Leonida. La realtà è diversa, soprattutto se si considerano tutte le fasi della battaglia, ma non c’è niente da fare. Alle Termopili c’erano trecento spartani con a capo Leonida. Punto.
A mio parere il massimo capolavoro in questo campo l’ha realizzato l’Italia che a forza di ripeterselo si è convinta di avere combattuto la Seconda Guerra Mondiale con le grandi democrazie, di averla vinta e in particolare di avere scacciato i tedeschi dall’Italia del Nord. E non vi azzardate a dire la verità, sareste guardati come fascisti e contraddetti anche dal Presidente della Repubblica.
La passione per la verità è simile alla masturbazione: un piacere solitario. Ancora un esempio, “La strage degli innocenti”. A che scopo dire alla gente che Erode è morto alcuni anni prima che Gesù nascesse? Se incontrate un vero credente vi guarderà scettico e non vi crederà. E anche se voi perdeste il tempo di dimostrargli perché quel dato è storicamente incontestabile, non vi crederebbe lo stesso, in base a questa brillante dimostrazione: “Sono sicuro che la strage degli innocenti c’è stata e l’ha ordinata Erode. Io non so che cosa obiettare, ma sono convinto che uno studioso cattolico saprebbe confutarti. Ed io credo a lui e non a te”. Tanto da aver voglia di rispondere: “Visto come parli, io non riuscirò mai a dimostrarti che tu sei un perfetto cretino, ma credimi anche senza dimostrazione: è la verità”.
Forse non ho nostalgia di un’altra umanità. Forse ho soltanto voglia di solitudine.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
29 settembre 2021

L’IMPOSSIBILE NOSTALGIAultima modifica: 2021-10-04T09:13:05+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “L’IMPOSSIBILE NOSTALGIA

  1. La nostalgia è un canto di sirene. È un’illusione dunque? La sirena esiste? La sirena certamente esiste. Esiste in noi. È una realtà dell’anima. A cosa è diretta la nostalgia? Ai luoghi, al tempo, alla gioventù, a noi stessi quali fummo e mai più saremo… L’uomo desidera ciò che non ha e rimpiange ciò che non ha più. Anche la perdita del luogo natale lo insegna. La lontananza fa nascere dai luoghi e dalle cose una dimensione ideale. La nostalgia, con il mito del paradiso perduto, assume talvolta i contorni di una vera trascendenza religiosa, soprattutto quando si vive in paesi dominati dal culto dell’efficienza di mercato e del consumismo, e ormai privi di miti e di sacralità.

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