ONUS PROBANDI

Il principio d’innocenza (Art.27/2 Cost.) è così definito in inglese: “The presumption of innocence is a legal principle that every person accused of any crime is considered innocent until proven guilty”. E val la pena di riportarlo in inglese perché l’Inghilterra è forse il Paese in cui questo principio è più rispettato. Ma qual è il suo fondamento?
Sarebbe naturale pensare che in primo luogo lo si sia adottato per guarentigia dell’accusato. Immaginate di esservi separati dal vostro coniuge e di vivere da soli, in campagna, in quella che era la casetta delle vostre vacanze. Una dannata notte un vostro vicino, un prevaricatore e un attaccabrighe, viene assassinato e la polizia si interessa fin troppo di voi. Voi non ne sapete assolutamente niente, ma come potete provare di essere innocente? Non avete nessun mezzo. La vostra parola non vale niente. In casa vostra c’eravate soltanto voi, e nessuno può confermare che non ne siete usciti. In altre parole rimane vero che voi potreste essere l’assassino, perché avevate avuto da ridire con l’attuale vittima, perché potreste aver voluto vendicare un torto subito, o semplicemente perché la polizia non riesce a trovare un altro sospetto. Se non ci fosse la presunzione d’innocenza sareste perduto. Invece non basta che la polizia e il magistrato inquirente dimostrino che voi potreste aver commesso l’omicidio: se vogliono vedervi condannato devono dimostrare che, oltre a potere uccidere, voi avete effettivamente ucciso. E a questo punto la mancanza di prove che tanto vi aveva spaventato all’inizio è diventata la vostra difesa.
I romani chiamavano questa regola “favor rei”, atteggiamento favorevole all’imputato. Ma in realtà la validità del principio enunciato è di ambito ben più vasto. “Dimostrare” contiene il verbo “mostrare” e io posso mostrare qualcosa, non il nulla. Se sostengo di avere in casa un orologio Girard Perregaux, è soltanto un’affermazione. Se voglio dimostrarlo ho un solo modo: andare a prendere la scatolina e mostrare che dentro c’è un Girard Perregaux.
Se invece sostengo una tesi negativa, per esempio: “Nella scatola non c’è più il mio Girard Perregaux”, ho un solo modo per dimostrarlo. Dire agli astanti: “Venite con me, e vedrete che la scatola è vuota”. In questo caso, aprendo la scatoletta non dimostro in negativo che non c’è l’orologio: perché non manca soltanto l’orologio, manca qualunque altro oggetto che per dimensioni poteva entrare nella scatoletta: dimostro, in positivo, che la scatola è vuota.
Nello stesso modo, riprendendo l’esempio dell’omicidio, se la notte in cui è stato ucciso il vostro vicino voi potete dimostrare che all’ora del delitto eravate uscito in piena notte per andare a comprare le sigarette nell’unica tabaccheria aperta, quella della stazione, la polizia non potrà più sospettarvi. Ma non perché abbiate dimostrato di non aver commesso l’omicidio, piuttosto perché avete dimostrato, sempre in positivo, che a quell’ora eravate in città e precisamente in quella tabaccheria.
Ed ora passiamo ad un argomento molto più elevato. Immaginate che un credente dica ad un ateo: “E tu come mi dimostri che Dio non esiste?” Domanda che ho sentito molte volte. Ebbene, quella domanda è assurda. Nessuno può dimostrare che lo Yeti non esiste e nessuno può dimostrare che Dio non esiste. Immanuel Kant, che non era un cretino, ha affermato che si potrebbe dimostrare l’inesistenza di Dio se la sua esistenza fosse assurda, come quella di un triangolo con cinque lati. Ma dal momento che assurda non è, l’onere della prova incombe su colui che ne afferma l’esistenza. Come dicevano i romani: onus probandi incumbit ei qui dicit, l’onere della prova ricade su colui che afferma qualcosa, non su colui che la nega.
Immaginate che io abbia interesse a negare che il mio vicino di casa sia il legittimo proprietario dell’appartamento in cui vive. Come posso fare? Certo non esiste un certificato di “non-proprietà”, diversamente dovremmo avere un certificato di non-proprietà per ogni immobile che c’è su questa terra, salvo la casa che possediamo. E dal momento che non esiste il certificato di non-proprietà, io conseguo il risultato voluto non provando che il mio vicino non è il proprietario della casa, ma provando che il signor Tizio è il proprietario dell’immobile. Come risulta dal tale e tal altro documento. Ancora una volta una prova positiva. Non una prova negativa.
Fatto in questa sede, mentre riflettiamo serenamente, il discorso sembra ovvio e addirittura qualcuno potrebbe giudicare oziosi gli esempi che ho moltiplicato. Ma molte volte, quando la discussione si riscalda, gli incompetenti richiedono baldanzosamente prove negative ed impossibili. Dunque, anche se oggi questo principio sembra un utensile inutile, è opportuno conservarlo: un giorno potrebbe servire.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
30 settembre 2021

ONUS PROBANDIultima modifica: 2021-10-01T10:29:53+02:00da gianni.pardo
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