“LUI È PEGGIO DI ME”

Seguo da decenni le vicende politiche dell’Italia e mi sono spesso stupito del basso livello intellettuale delle masse. Quel basso livello intellettuale che si riflette poi nelle posizioni dei partiti e in fin dei conti nel voto, alle elezioni politiche.
Ma poi subentra la riflessione. Non esiste alcuna ragione perché il livello delle folle italiane sia inferiore a quello dei francesi o dei tedeschi (a parte la più bassa qualità della nostra scuola). E comunque, perché mai gli italiani dovrebbero essere competenti in economia, in storia, in diritto? Non soltanto gli italiani in media non hanno queste competenze, ma in media non le hanno neppure gli spagnoli, gli inglesi e tutti gli altri. E allora come mai la politica italiana mi sembra di livello tanto più basso, per esempio, di quello della Germania? Se è vero, la spiegazione deve risiedere altrove.
Facciamo l’ipotesi di un popolo disinformato e con una buona percentuale di bisognosi. In passato i bisognosi si rivolgevano alla Chiesa (che rispondeva con le famose “opere di carità”) o al Re che, nella sua munificenza, poteva ancora una volta dimostrarsi una sorta di padre del popolo. L’aiuto non era copioso, ma in quel tempo non c’era l’idea del Welfare, e tutti si rendevano conto che ciò che la Chiesa o il Re davano era un atto di generosità. Essi non avevano certo il dovere di sovvenzionare i poveri.
Al contrario nell’epoca contemporanea è invalsa l’idea che lo Stato disponga di risorse infinite e che queste risorse infinite abbia il dovere di metterle a disposizione del popolo. Senza per questo aumentare le tasse. Lo schema è ovviamente assurdo e dimostra nelle masse un pericoloso allontanamento dal principio di realtà. Ma, dal momento che il popolo lo prende sul serio, e dal momento che i politici ricavano il loro potere dal consenso del popolo, è naturale che per ottenere quel consenso essi si facciano portatori di quelle istanze. E che infine esse divengano il programma dei partiti, dei sindacati, e in fin dei conti del Parlamento.
Purtroppo, di solito la realtà aspetta tutti alla fine della strada. Non è possibile distribuire denaro a pioggia, anzi ad alluvione, senza depredare i contribuenti e in fin dei conti senza assassinare l’economia. E allora? Allora, in un mondo normale, si sarebbe costretti a fare marcia indietro. Ad impossibilia nemo tenetur, a nessuno si può chiedere di fare l’impossibile. Ma noi non siamo in un mondo normale. Nel nostro mondo reale lo Stato continua da molti decenni a spendere i miliardi che non ha, contraendo debiti all’infinito, e infatti attualmente la somma supera i duemilasettecento miliardi di euro. Si scrive: 2.700.000.000.000€. Quarantacinquemila euro a cranio, neonati inclusi.
La conseguenza è che se lo Stato dice di sì quando non potrebbe rispondere che no, la gente, i sindacati, la Chiesa, le anime belle – e soprattutto i più interessati, i politici – arrivano alla conclusione che non c’è nessuna relazione necessaria fra entrate ed uscite. Si abbandona dunque totalmente il principio di realtà, spazzando la polvere sotto il tappeto, contraendo debiti astronomici e rinviando la resa dei conti ad un futuro lontano e incerto. Nella speranza di non essere fra coloro che saranno chiamati a raccogliere i cocci. E questa è la situazione italiana.
Ed ora bisogna rispondere ad una perplessità: perché ciò non avviene in Germania? La risposta anche qui è più semplice di quanto non si pensi. Ancora una volta è il serpente che si morde la coda. In Italia il popolo si comporta in maniera irrealistica e il governo finisce col comportarsi in maniera irrealistica. In Germania avviene l’opposto.
In altri termini, da un lato la gente ha una maggiore coscienza economica, e fa richieste meno assurde; dall’altro, in caso di richieste assurde, il governo dice di no, e la gente si conferma nell’idea che non può fare richieste assurde. Così lo Stato prospera, invece di rischiare di fallire. Anzi, di prepararsi l’inevitabile fallimento.
Meglio fornire un esempio. Da decenni l’Alitalia opera in perdita. Tenerla in piedi, malgrado la sua anti-economicità, fino ad ora è costato ai contribuenti italiani qualcosa come quattordici miliardi di euro. Di che costruire tre ponti sullo Stretto di Messina. Quanto sia stata – e sia – anti-economica si vede già da questo, che nel momento in cui si parla di chiuderla (perché a ciò costretti dalle autorità europee) trasferendo la sua attività all’“Ita”, si parla di ridurre il personale da 11 o 12.000 dipendenti a circa 2.800. Ora chiedo: con quale criterio si può tenere in piedi a spese dei contribuenti un carrozzone nel quale lavorano novemila persone, a stipendio pieno, più del giusto? Ma in Italia questo non soltanto è stato possibile: è stato possibile per molti decenni. Malgrado il cambiare dei governi e del loro colore politico. E – sempre a proposito di principio di realtà – che cosa è avvenuto quando il governo ha parlato (non più che parlato) di intervenire? I dipendenti dell’Alitalia, sostenuti dai sindacati, hanno minacciato lo sciopero. Cioè di non fornire un servizio di cui né l’Alitalia (oltre dodicimila dipendenti invece di tremila) aveva bisogno, e ovviamente nemmeno lo Stato, costantemente chiamato a ripianare il deficit. E chi l’ha avuta vinta? I dipendenti.
Esempio di segno inverso. In Svizzera hanno più volte proposto il reddito di cittadinanza e, all’uso elvetico, si sono tenuti dei referendum. Referendum in cui i cittadini hanno detto di no perché, diversamente da noi, capiscono che i soldi che lo Stato distribuisce li preleva con tasse e imposte, e loro reputano già sufficienti quelle che hanno. Da noi invece il reddito di cittadinanza ha “abolito la povertà” (copyright Di Maio) a spese di nessuno, voilà.
L’Italia è un Paese con uno scarso senso della realtà, coltivato da un governo che della realtà non si cura, perché diversamente sarebbe mandato a casa. Dunque la conclusione è semplice: il popolo merita questo governo, e il governo merita questo popolo.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
5 settembre 2021

“LUI È PEGGIO DI ME”ultima modifica: 2021-09-05T12:34:00+02:00da gianni.pardo
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5 pensieri su ““LUI È PEGGIO DI ME”

  1. Roberto, hai il coraggio delle tue idee.
    Non ho ben capito che cosa affermi quando scrivi “Non essendo un socialista non credo che la societa’ debba attribuire il valore a persone e al loro stile di vita”. Forse che la societa’ non deve imporsi sugli individui?
    Comunque la stima e’ reciproca.

  2. Nicola, mi piacciono tutti gli strumenti di comunicazione, anche il sarcasmo, pero almeno prestare attenzione a non farlo su contenuti travisati. Io sono passato da un pensiero infecondo e quindi egocentrico, ad un pensiero fecondo e quindi proiettato. Mentre prima argomentavo alla gente anziana che mi chiedeva “quindo piji mojie” con argomenti radicali come GP, sono passato alla comprensione di concetti prima preclusi. Non essendo un socialista non credo che la società debba attibuire il valore a persone e al loro stile di vita.

    Tanto per non farmi attribuire cose non dette. Comunque non pensare male. Hai la mia stima.

  3. In verità i soldi ci sarebbero. Gli italiani investono 2.500 miliardi in fondi attivi e le società di gestione sono costrette ad investire all’estero. Se ci fossero possibilità d’impiego investirebbero in Italia. Pare che ci siano attualmente 1.700 miliardi sui conti in banca perchè gli italiani non sanno come investirli.
    In Italia mancano i progetti; che, se ci fossero, potrebbero essere realizzati in Project Financing. La disoccupazione potrebbe essere abbattuta, potremmo eliminare il reddito di cittadinanza, forse eliminare la povertà e lo Stato non aumentare il debito pubblico. Tutti sono illusi di Draghi e dei 209 miliardi di debiti con l’Europa. Io sono convinto che Draghi non realizzerà un bel niente in compenso ci troveremo un maggior debito e un maggior numero di dipendenti statali che nelle intenzioni avrebbero dovuto realizzare i progetti.

  4. Gianni, cosi’ come lei non aveva diritto di parlare di vaccini non avendo una sua prole (Gianni l’ Infecondo), altrettanto verra’ giudicato riguardo all’economia. Lei non ha figli che abbisognano (giustamente!….) di denaro per comprarsi le sigarette, la benzina e gli spinelli, dunque non puo’ capire l’andamento dell’economia italiana. I soldi ci sono!!! Basta solo aumentare il debito. Tanto, ci faranno credito ad oltranza. E perche’ no?

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