LE RAGIONI DEI NO-VAX

Perché i no-vax siano tanto arrabbiati, come se molti di loro si preparassero a partecipare ad una sanguinosa rivoluzione, io non lo so. Ma non me ne meraviglio. Da molto tempo ormai so che la definizione di “homo sapiens” che si è data l’uomo è una poco credibile vanteria. E so anche che, se qualcuno sostiene che la Luna è quadrata, è inutile mostrargliela, per dimostrargli che è tonda: lui la vede quadrata.
L’articolo non è dedicato ai no-vax ma a chi si chiede quanta ragione ci possa essere nelle opinioni dei no-vax. Ed anzi prego i no-vax di non dirmi con totale franchezza ciò che pensano di me, quanto meno perché io mi astengo dal dire con totale franchezza ciò che penso di loro. I commenti insultanti o minacciosi, a chiunque rivolti, saranno rimossi.
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Prendiamo la teoria del complotto. I vaccini fanno male ma, per qualche motivo, tutti i governi sono a favore. Deve trattarsi di un complotto, dicono i no-vax. E questo mi fa ridere. Quante probabilità ci sono che sul progetto di negare il pericolo costituito dai vaccini si mettano d’accordo gli Stati Uniti e la Cina, l’India e la Russia, l’America del Sud e il Canada, la Grecia e l’Inghilterra, la Germania e il SudAfrica? Assolutamente nessuna. Fra l’altro i grandi Paesi, se hanno la possibilità di negare ragionevolmente una “verità scientifica” accettata da tutti gli altri, non se ne privano certo.
In questo campo fa stato la vicenda di Trofim Denisovic Lysenko. In quel caso un governo volle sostenere contro tutti una teoria “sovietica” dell’agronomia, andando contro la scienza “occidentale” e insistette a morte sulla teoria di Lysenko. Il risultato fu il disastro in agricoltura, e la fine ingloriosa dell’agronomia “sovietica”. Il fatto che quello scienziato fosse sostenuto da Stalin in persona, e da tutti i comunisti del mondo, non lo salvò dalla smentita della realtà.
Se i vaccini fossero un imbroglio – cioè se fossero inefficaci o addirittura facessero più male che bene – chissà quanti governi del mondo, chissà quanti scienziati vorrebbero procurarsi la gloria di avere sconfitto la scienza americana. Infatti proprio gli americani hanno lanciato i vaccini di massimo successo, di massimo costo e di massimi profitti. Ebbene, dove sono questi scienziati? Non sono certo in Cina, dove il governo sarebbe lietissimo di dimostrare la superiorità della propria scienza su quella occidentale. E neppure in Russia, che pure non manca di orgoglio, perfino mal riposto. Un po’ tutti amerebbero riuscire a fare concorrenza agli americani: ma di fatto non negano l’efficacia dei vaccini, piuttosto cercano di proporne altri, migliori e a prezzo più basso. Fino ad ora con non molto successo.
I no-vax a questo punto vi citeranno un dottore che nessuno conosce, che vive in un posto sperduto, che nessuno ascolta e i cui scritti non sono accettati nelle grandi riviste scientifiche mondiali, che però la pensa come loro e sostiene la loro teoria. E questo che cosa dimostra? Semplicemente che anche fra i medici ci sono gli irrazionali.
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Un altro argomento che si crede molto efficace è la sfiducia nella scienza. E qui, contrariamente a quanto riguarda i vaccini, si possono trovare validi argomenti.
La storia della scienza non è affatto una sequela di trionfi. E molto dipende dal campo di ricerca. Quando, all’inizio, la scienza si occupò di astronomia, si ebbero grandi risultati, semplicemente perché gli astri sono oggetti materiali sottoposti a poche, rigide e immortali regole. Da quando Keplero ha formulato le sue leggi, chi si è sognato di metterle in discussione?
Molto diversamente vanno le cose nei campi in cui interagiscono molti fattori, come la chimica, che per molto tempo è andata avanti per prove ed errori. Basti ricordare la fortuna della teoria del flogisto, tanto falsa quanto universalmente accettata, a suo tempo.
Il campo forse più difficile ed opinabile (al punto che spesso le conclusioni sono probabilistiche) è la medicina. Sappiamo con un’approssimazione ben inferiore al secondo il tempo che ci mette la Terra a fare un giro su sé stessa ma, per quanto riguarda un medicinale, si dirà che è di grande successo se risolve il problema nell’87% dei casi. In medicina la risposta è raramente sì o no, e ci si accontenta di conclusioni del tipo: “piuttosto sì che no”, o “piuttosto no che sì”.
Questa, naturalmente, non è affatto una ragione per lasciar perdere la medicina. Se uno ha un vero, forte mal di denti, accetterà qualunque rimedio che gli offra una possibilità di venirne fuori. Meglio l’ottanta per cento di smettere di soffrire che il cento per cento della certezza di continuare a soffrire.
In questo campo è emblematica la storia dell’anestesia. Chi si occupa di questa specializzazione medica ha motivo di notevoli perplessità per gli errori commessi, e a volte persino di ilarità. L’imprudenza di certi tentativi e la miseria dei primi risultati è nota a tutti. E tuttavia da quegli errori e da quei tentativi è nata la possibilità di andare dal dentista senza tremare, di essere operati senza soffrire, e spesso di essere salvati da morte certa.
La scienza ha questo di caratteristico: che non spara verità assolute e incontrovertibili. Afferma qualcosa soltanto quando crede di averla dimostrata ma lasciando sempre aperta la porta alla controdimostrazione. Le verità scientifiche non sono definitive, ché anzi chi le smentisce non che screditare la scienza la fa progredire.
Un esempio per tutti: la Talidomide. Dopo parecchio tempo che questo apprezzato medicinale circolava fu dimostrato che, nelle donne incinte, provocava in parecchi casi la nascita di figli focomelici. Ovviamente fu ritirato dal mercato e stramaledetto. Ma poi la scienza si accorse che in altre dosi, e contro altre malattie, dava ottimi risultati. Bisognava somministrarlo benché provocasse la focomelia? Certo che no. Bisognava non usarlo, anche se utile, soltanto perché prima aveva provocato la nascita di bambini focomelici? Anche questa sarebbe stata un’assurdità. La scienza non ha pregiudizi e guarda ai risultati. La qual cosa dimostra, al passaggio, che l’omeopatia è una presa in giro: infatti, se ottenesse dei risultati, per ciò stesso farebbe parte della farmacopea ufficiale.
Se ad un certo momento si scoprisse che la polvere di melanzane secche, mescolata con la polvere da sparo, guarisce istantaneamente l’asma, quel rimedio sarebbe prescritto ai malati d’asma ben prima di sapere perché opera quel risultato. Come del resto è avvenuto per l’aspirina. E riflettiamoci: quale asmatico insisterebbe mai a chiedere perché funziona? La sua reazione sarebbe soltanto: “Ditemi quanto costa e dove posso trovarlo”.
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Il capitoletto che precede risponde anche ad un famoso dubbio dei no-vax: “Perché devo farmi iniettare un medicinale che, ufficialmente, è ancora in fase sperimentale? Perché devo fare da cavia, perché devo correre un rischio? E del resto, se non fosse sperimentale, il governo l’avrebbe già imposto a tutti”.
Affermazioni discutibili. Innanzi tutto, il pericolo di morte, e la fretta di avere un vaccino sono stati tali, che in gennaio noi anziani ci saremmo fatti iniettare qualunque cosa. Poi non soltanto si è visto che i vaccinati non morivano più, ma addirittura, recentemente, il vaccino Pfizer ha cessato di essere in sperimentazione, e non per questo i no-vax sono diventati pro-vax. Dunque quell’argomento non valeva niente.
La seconda domanda: “Perché devo correre un rischio”? Semplice, perché da un lato c’era la morte per soffocamento in ospedale e dall’altro il fatto che i morti per vaccino, se è vero che ci sono stati, sono stati un numero insignificante. I no-vax cercano la perfezione filosofica; io, quando mi sono vaccinato, ho cercato la convenienza scientifica.
“Se il vaccino non fosse sperimentale, il governo lo imporrebbe a tutti”. Ma il governo ha rischiato di imporlo quando era sperimentale, e non l’ha ancora imposto mentre non è più sperimentale. Ma ne parla eccome, ormai. Argomento di valore zero. Un governo impone quello che reputa giusto imporre, se la Costituzione lo consente, e il cittadino non può farci niente.
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C’è tuttavia un motivo molto elegante per essere contro i vaccini: il fatto che alcuni sono gelosi della loro libertà d’opinione ed hanno serie difficoltà ad intrupparsi nel coro della massa. È quel che si dice “essere controcorrente”. E in effetti l’essere controcorrente ha una certa nobiltà, quando per essere all’opposizione si paga un prezzo. Voltaire, che pure era bene introdotto a Corte, per dormire tranquillo andò a vivere in Svizzera.
Il difensore dell’autonomia di pensiero ha però il dovere dello spirito critico “tous azimuts”, in tutte le direzioni, come disse De Gaulle parlando della difesa. Bisogna evitare di ribellarsi al coro A, per poi cantare nei cori B, C e via con l’alfabeto. Come mai non ci sono milioni di persone esasperate per la solfa dell’antifascismo che ci assorda e ci infastidisce da settantotto ann? Come mai non sono irritati dai gladiatori contro il nulla che ne parlano come se fosse appena uscito di scena e facesse ancora paura? Come mai nessuno dice che le rappresaglie naziste furono orrende, ma non ci sarebbero state se i partigiani avessero smesso di uccidere tedeschi isolati a tradimento? Com’è che nessuno protesta contro la propaganda ossessiva a favore dell’auto elettrica, spesso a spese dei contribuenti, a botte di incentivi di dodicimila euro per ogni automobile? Incentivi che proprio in questi giorni sono stati rifinanziati. A spese nostre. Come mai la gente non si accorge che l’ecologia ha sostituito il Cristianesimo come religione, al punto che io, ateo, rimpiango almeno i tempi in cui c’era una religione seria? No, i no-vax sono troppo intruppati per essere controcorrente. Questo titolo lasciamolo a Indro Montanelli che era pubblicamente anticomunista nel 1974 e seguenti, quando nemmeno il Papa osava dirsi tale.
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Alcuni si oppongono alla vaccinazione perché non sopportano un’imposizione dell’autorità. Nobile motivazione, ma perché opporsi soltanto ai vaccini? Cominciamo a ribellarci contro nostra madre che ci impone la maglia di lana. Poi diciamo no, per esempio, all’obbligo di tenere la destra, guidando l’automobile. All’obbligo di non rubare e persino di non uccidere. Ecco una bella liberazione: potremmo finalmente far fuori tutti coloro che ci sono antipatici. Sempre che loro non facciano prima fuori noi.
E poi che dire della leva militare? Non l’obbligo di fare questo o quello, ma l’obbligo di appartenere per un anno o due interamente allo Stato, nella condizione di schiavi per poi, in caso di guerra, essere mandati a morire al fronte. Perché non cominciamo a ribellarci a questo? Basta che il singolo dichiari guerra allo Stato Italiano e, per esso, ai Carabinieri.
La verità è che nel caso dei no-vax si tratta di un ribellismo infantile. Ribellismo a costo zero, almeno, così lo vorrebbero. La rivoluzione non è in linea con il temperamento italiano. I francesi, dal 1789, non perdono un’occasione per fare una rivoluzione, anche stupida, come quella del 1968 o quella, più recente, dei gilets jaunes. Noi non ne abbiamo fatto nemmeno una. Dunque, per favore, ricordiamocelo: il massimo di cui siamo capaci sono i girotondi.
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Ci sono poi coloro che vanno per le spicce e dicono semplicemente: “I vaccini sono un rischio, ed io non voglio correre rischi”. In linea di principio hanno ragione, bisogna evitare i rischi. Tutti. Dunque queste persone, se fossero coerenti, non dovrebbero mai traversare la strada. Non dovrebbero mai andare in automobile. Non dovrebbero mai mangiare cibi confezionati da altri, per esempio essendo invitati a cena da amici, o avendo comprato cibi precotti. Non dovrebbero mai prendere un aereo o salire su una nave. La lista è infinita. Persino dormire nel proprio letto è un rischio: mai sentito che una casa è crollata? E mai sentito parlare di terremoti che non lasciano scampo?
La tesi avrebbe senso se si riuscisse a dimostrare che il rischio del vaccino è più grave del rischio di morire o delle sue controindicazioni. Fino ad allora, la migliore risposta a quella frase insulsa è una barzelletta. Un tizio deve traversare un fiume infestato dai coccodrilli. E chiede all’ingegnere che l’ha progettato: “Mi scusi, questo ponte è sicuro? Lei mi può assicurare al mille per mille che non crollerà mentre io vado all’altra riva?” E l’ingegnere, onesto: “Al mille per mille non si può essere sicuri di niente”. “E allora attraverso il fiume a nuoto”, conclude l’altro.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
3 settembre 2021

LE RAGIONI DEI NO-VAXultima modifica: 2021-09-03T09:43:54+02:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “LE RAGIONI DEI NO-VAX

  1. Nella vaccinatissima Inghilterra contagi in crescita e stop alle vaccinazioni sotto i 16 anni perché pericolose.
    Proprio il clima giusto per parlare di obbligo direi

  2. Ho pensato un po sull’ opportunità di commentare ancora su questo tema. Ho deciso di farlo con diversi argomenti, anche un po fuori tema.

    Lei GP ha ritenuto di catalogare gli argomenti novax limitatamente a quelli che lei può trattare. Non credo che leggerà il presente commento, che comunque scrivo a beneficio di tutti (presupposto)

    Ora mi trovo in sud america e ridendo e scherzando con autoctoni scopro che chi non vuole vaccinarsi può corrompere un operatore con circa 150 $ per farsi iniettare soluzione fisiologia (come pare alcuni VIP, ma ora non riporto materiale controverso).

    Io italia potrei fare la stessa cosa. Forse, cercando tra amici e amiche anche gratis, ma crede che sia una soluzione accettabile per me? Mi sono fatto l’ idea che il suo grande ineffabile metodo logico analitico per cui la seguo da anni qui arrivi ai suoi limiti.

    Io sono un genitore, quindi persona feconda. Le non ha voluto avere nella sua vita questa esperienza e perciò, anche se ha una esperienza di vita per molti aspetti maggiore della mia, anche se ha divorato molti più libri, la trasformazione che comporta divenire fecondi non è nelle sue esperienze.

    Quando anche io non volevo figli teorizzavo la libertà anche nella clandestinità. Dicevo che qualunque dittatura non mi avrebbe acchiappato perché potevo chiudere una notte una valigia e sottrarmi a qualunque autorità. Divenuto padre, ho iniziato a pensare in termini di lascito, eredità, monito, imprinting , valori da lasciare in eredità alla stirpe che deve quindi essere incontaminata. Sono questi oggetti che Lei con il suo grande metodo a catalogo può trattare?

    Quindi se fosse solo una repulsione chimica al vaccino si potrebbe corrompere qualcuno e riprendere clandestinamente la propria posizione nella società provax. Eppure se così facessi si direbbe che Roberto è un promotore di vaccini e il mio lascito sarebbe contaminato, e non da sostanza chimica. Può capire questo GP, lei persona infeconda?

    I miei figli riceverebbero questo messaggio e sarebbero come cagnolini ammaestrati a dare la zampa per il biscottino. Tributari di autorità in modo acritico. Meglio non averli messi al mondo.

    Quindi la libertà nella clandestinità non mi è più accettabile e l’ eredità valoriale per la mia stirpe è cosa sacra, più della vita (altro concetto che con il suo puro metodo logico e pure sprezzante non può essere maneggiato al punto da farle credere che non ha dimensione d’ essere)

    Saluti

  3. “Perché i no-vax siano tanto arrabbiati, come se molti di loro si preparassero a partecipare ad una sanguinosa rivoluzione, io non lo so”

    Sa com’è, lei è vecchio, non ha figli. Se la costringono ad inocularsi il virus, se muore può consolarsi di aver campato abbastanza.
    Io invece ho tre figli da crescere e sinceramente vorrei essere sicura di quello che mettono nel corpo dei miei figli. Tantopiù che il mio oncologo è stato MINACCIATO di essere radiato dall’albo perchè non convinto dal vaccino.
    Ma poi dico, mi meraviglio di lei. Lei che ci ha sempre insegnato a diffidare della statolatria, non si rende conto che siamo di fronte alla più oceanica e fulgida espressione di statolatria della storia umana?

  4. Mi scrive Marino Voglio:
    caro Pardo, questa volta ha scolpito un uomo di paglia che farebbe impallidire Fidia di invidia.

    (la leva militare? e perché non anche la mano morta, o il maggiorascato?).

    troppo entusiasmo: a me ricorda chi fischietta al buio per incoraggiarsi. e, nel suo caso, mi sorprende un po’.

    spero che questa notarella non finisca nella cartella “commenti insultanti o minacciosi”. ma altrimenti, amen.

    cordialità, mv

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