SCENDERE E SALIRE

In questo momento il Pd vive un dramma: è in crisi di identità. E questo si vede già a partire dal nome. Mentre per molti decenni l’aggettivo “comunista” era stato una garanzia di identità e di successo, con l’implosione della Russia Sovietica e la rivelazione del suo fallimento economico, politico e civile, quell’aggettivo da positivo è passato ad essere negativo. Bisognava eliminarlo. Ma come?
Si è passati dal Pci al Pds, Partito Democratico della Sinistra, senza vedere che la toppa era peggiore del buco. Che significa “democratico”? Quale partito in Italia oserebbe definirsi “antidemocratico”? Né più significativo è stato aggiungere “della Sinistra” perché che l’erede del partito comunista sarebbe stato quanto meno di sinistra, avrebbero potuto prevederlo anche i miopi e i barbieri, per citare Orazio. Né si capisce che cosa ci abbiano guadagnato, in seguito, a togliere la “S”. Forse il partito non era più di sinistra? Misteri delle Botteghe Oscure.
Queste osservazioni sul nome non sono futili, perché indicano che sul momento il “Pnci” (Partito non Comunista Italiano) non sapeva dove andare. Una persona di buon senso (magari un Bettino Craxi) avrebbe suggerito di chiamarsi socialdemocratico: magari battendosi il petto, rinnegando la Scissione di Livorno, e fondendosi col partito socialista. Ma gli ex comunisti erano stati allevati nel mito della loro superiorità morale e politica. Craxi preferirono piuttosto annullarlo che ascoltarlo e, con l’aiuto della magistratura, eliminarlo dalla scena politica. Divenire socialisti? Sarebbe stato come per un arciduca accontentarsi del titolo di barone. E poi il Pci non aveva forse predicato per infiniti decenni che c’era una sola “vera” sinistra, quella comunista?
Il problema rimaneva così irrisolto. Né comunisti, né socialisti, né socialdemocratici, mentre in fondo rimanevano gli stessi comunisti di prima. Perché non erano capaci di essere altro: in fondo erano sempre stati la succursale del Pcus, Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Ora potevano rinunziare al sogno della rivoluzione proletaria, potevano, come comunisti, avere Schlechtes Gewissen, mala coscienza, ma tali rimanevano in tutto salvo che nel nome. Superiori comunque erano e superiori rimasero. Gli unici degni di avere il potere, soprattutto ora che la Dc si era liquefatta.
Così il potere divenne la loro unica religione, ma arrivò Silvio Berlusconi e commise il più grande crimine immaginabile: mandò i comunisti all’opposizione. Non l’opposizione fittizia del passato, quella in cui essi di fatto co-governavano con la Democrazia Cristiana, ma l’opposizione in cui non si conta nulla. L’odio acre, implacabile e fanatico contro Berlusconi si spiega proprio così.
Tutta la sinistra italiana, ancora suggestionata dagli ex comunisti, non ha visto Berlusconi come il proprio avversario, ma come il proprio assassino. E il Pd, lontano dal potere, ha sofferto più di ippopotamo fuori dall’acqua, al sole. Non è strano che abbiano odiato Berlusconi, è strano che non l’abbiano ucciso.
Poi, certo, hanno ripreso il potere con coalizioni risicate e litigiose, per un pelo, ma il danno era fatto. La certezza di essere la razza superiore nata per comandare era stata infranta. Ed ora, addirittura, pur di avere uno strapuntino nel governo, sono lì a subire qualunque cosa voglia Draghi. Enrico Letta a Parigi, invece di avere insegnato scienze politiche, sembra essere andato a scuola dai Gilets Jaunes e spara rodomontate, tanto per dire: “Ci sono anch’io”. Ma ha sbagliato il calcolo di Nanni Moretti: forse lo si noterebbe di più se stesse zitto.
Ci si è dilungati sul Pci perché la sua storia è emblematica e può servire per altri partiti. Il M5S, completamente privo di idee, di programmi e di spina dorsale, si considerava una forza di protesta extraparlamentare e per questo è andato al potere in stato confusionale. Parlare è un conto, governare un altro conto. Ma nel giro di qualche mese tutti i parlamentari si sono così abituati agli agi del potere, che se ne sono perdutamente innamorati ed è come se l’avessero sempre avuto, e sempre dovessero averlo.
Purtroppo non si può imparare a governare a tappe forzate. Per giunta il Movimento si è accorto di essere un alunno talmente mediocre, che ha combinato soltanto guai. Fino ad essere escluso dalla stanza dei bottoni. Draghi gli permette di guardare i mille strumenti della cabina di pilotaggio ma, se qualcuno si azzarda a toccare un comando, poco ci manca che gli tagli la mano. Nati per governare, sono al potere in quanto a stipendio, ma per il resto sono esclusi dall’attività dell’impresa.
Sembra strano, per un partito così nuovo, ma il M5S soffre di questa situazione quanto il Pd e forse più. Anche perché rischia la scissione. Ma la cosa si spiega con la sindrome della ricchezza. Al meglio ci adattiamo tanto velocemente che abbiamo difficoltà ad accettare l’idea che si possa tornare alla situazione precedente. Basta poco tempo per considerarla impensabile e inammissibile. Essa è quasi geneticamente destinata ad altri e non a noi. Ecco perché i “grillini”, prima colpiti da imprevista ricchezza, e poi in caduta libera verso l’abisso, soffrono come gli ex comunisti. La loro crisi di identità è anche più grave di quella del Pd perché non hanno nemmeno la risorsa di un’offerta politica che li caratterizzi.
Imparare a perdere è molto più difficile che imparare a vincere.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
30 luglio 2021

SCENDERE E SALIREultima modifica: 2021-07-31T10:23:33+02:00da gianni.pardo
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