L’ERGASTOLANO SEMPITERNO

Cesare Battisti è stato trasferito dal carcere di Rossano Calabro al carcere di Ferrara. Anziano, ingrassato, imbolsito, sconfitto, ecco come appare oggi. Ma non si può avere pietà di lui. Perché quelli che sono morti a causa sua non hanno avuto la possibilità di essere anziani, ingrassati e imbolsiti. E tuttavia la pietà è come l’amore: un sentimento cui non si comanda.
È incontestabile, bisogna pagare per i propri delitti. E se questo significa “soffrire”, quei delitti li paga anche chi non è in carcere. Per esempio O.J.Simpson che, essendo evidentemente colpevole, è stato assolto ma è disprezzato da tutti, passando da celebrità nazionale a paria. Soffre anche chi è sospettato di un crimine infamante che non ha commesso. Infine soffre chi è latitante per decenni, come Cesare. Perché vivere con la prospettiva che improvvisamente venga presentato il conto è una vera angoscia.
Battisti i suoi crimini li ha commessi all’incirca quarant’anni fa. Se avesse scontato venti anni di galera, avendo in seguito qualche permesso, e la possibilità di lavorare fuori, oggi sarebbe un uomo libero da molto tempo. Invece, prima di finire nel penitenziario senza la speranza di uscirne vivo, ha sempre vissuto in esilio e da fuggiasco. E così forse ha forse patito una pena superiore a quella inflittagli dalla Corte d’Assise.
Non che questo aggravio di pena non l’abbia meritato. Soprattutto se pensiamo agli anni in cui, a Parigi, si è goduto la situazione del romanziere portato in palmo di mano dagli intellettuali francesi di sinistra, imbecilli quanto i nostri e, cosa inverosimile, forse di più. Inoltre si è permesso di assumere con arroganza gli atteggiamenti dell’innocente perseguitato da uno Stato fascista. E tuttavia anche in quegli anni Battisti sapeva di essere colpevole; sapeva che lo Stato italiano non si sarebbe rassegnato; sapeva che era libero per motivi politici (di Mitterrand) e che il vento poteva cambiare: come cambiò a Parigi e infine in Brasile. Il il tutto per poi essere accolto in Italia, ammanettato, da un paio di fatui ministri che volevano essere fotografati accanto al leone stecchito.
Con la sua latitanza Battisti non ha fatto un affare. E tuttavia molto più triste del suo è il caso di chi, come Calogero Mannino, è stato inseguito dalla magistratura italiana per ventisette anni. Per essere assolto da tutte le accuse quando infine era smagrito, invecchiato, distrutto.
Assolto infatti non significa che all’imputato non sia stata inflitta nessuna pena. Di fronte alle accuse, ai processi, alle spese, alle ansie, al discredito, alla carriera politica finita e alla vita stroncata, l’assoluzione finale è ben poca cosa. Assolto significa che quella pena non si sarebbe dovuto infliggerla, ma di fatto è stata già inflitta.
Molti anni fa, mentre tentavo di divenire avvocato, m’è capitato di vedere che nessuno, nemmeno un assassino, è tanto terrorizzato dalla giustizia penale quanto chi conosce il funzionamento della macchina giudiziaria. Gli stessi magistrati, che questo sistema lo conoscono per esperienza, ne sono più che spaventati. Accusati dicono, come tutti, “Ho intera fiducia nella magistratura”, perché bisogna dirlo: ma non lo penserebbero mai. Non possono nemmeno pensarlo.
Ecco perché a volte la giustizia è un’indecenza. Perché, sulla base di un’accusa, si torturano lungamente e con metodo sia i colpevoli sia gli innocenti. Una volta che il singolo è caduto nel tritacarne, la macchina non si occupa affatto del caso specifico, continua a girare, lentamente, come in preda al sonnambulismo. A volte il processo entra in fase di quiescenza, per la pigrizia di un magistrato, passano anni e nessuno può rimproverargli niente. Infatti i magistrati non hanno mai torto, non chiedono mai scusa e continuano a fare carriera.
Oggi non si trovano candidati di qualità per diventare sindaci delle grandi città. E non è affatto strano. La fascia di sindaco non pesa abbastanza, se sull’altro piatto della bilancia dobbiamo mettere la quasi certezza di decenni di processi, di ansie, di spese.
In Italia, secondo il consiglio di Epicuro, conviene vivere nascosti.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
3 luglio 2021

L’ERGASTOLANO SEMPITERNOultima modifica: 2021-07-08T09:32:04+02:00da gianni.pardo
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